Ischia

Ripartiamo da Casamicciola, per capire…

a cura della Redazione

A integrazione e focalizzazione di quanto pubblicato stamattina sul rischio idrogeologico (leggi qui), estratto dal compendioso Longform pubblicato da la Repubblica lo scorso 4 dicembre sul tema, riportiamo in chiaro la parte che riguarda Casamicciola; e di come siano falliti i piani predisposti dai vari governi nel corso degli anni: ItaliaSicura, SbloccaItalia e ProteggiItalia.

Il caso Casamicciola

(…) Detta così, tutto questo può sembrare soltanto un elenco disordinato di numeri. Ma dietro queste cifre ci sono le vite delle persone. Quella di Gianluca Monti e Valentina Castagna e dei loro tre bambini, Francesco, Maria Teresa e Michele. Ci sono i sogni spezzati di Maurizio Scotto di Minico, di sua moglie Giovanna e del loro piccolo Giovangiuseppe, che aveva appena 22 giorni. C’è il futuro interrotto di Eleonora Sirabella, 31 anni e del suo fidanzato Salvatore Impagliazzo. E quello di Nikolinka Gancheva Blangova, che a Ischia pensava di aver trovato la bellezza del domani. E invece una notte ha trovato il fango.

Ecco, per capire cosa significano questi numeri bisogna tornare a Ischia. E seguire l’incredibile storia dell’appalto per “il pericolo di ostruzioni degli imbocchi dei tratti tombati mediante opere trasversali di trattenuta del materiale di trasporto solido sugli alvei Senigallia, Negroponte, Fasaniello, Pozzillo, La Rita, Cava del Monaco” di Casamicciola.
Sono i canali di scolo della città, quelli attraverso i quali dovrebbe defluire la pioggia e il fango della montagna ogni qual volta viene giù la pioggia. Se sono puliti, senza detriti, il rischio catastrofi è molto minore. Il 25 novembre scorso, secondo il racconto che ne fanno gli ischitani, non lo erano affatto.
In tanti, e da tempo, ne avevano denunciato le cattive condizioni. L’ex sindaco, e tecnico, Giuseppe Conte, 48 ore prima lo aveva messo persino per iscritto, chiedendo l’evacuazione delle case. Ma nessuno lo aveva ascoltato.
Eppure che quei canali fossero un problema lo sapevano tutti e lo sapevano da tempo. Tanto che erano stati stanziati tre milioni di euro per la pulizia. Non un anno fa. Non nel 2017 quando un terremoto regalò ancora paura, ancora lacrime all’isola. Ma prima. Dodici anni fa. Febbraio del 2010. Il Governo, subito dopo il tremendo terremoto di Haiti che causò 220mila morti (a proposito di paesi che non sono in gradi di affrontare i disastri naturali), approvò un decreto per inviare gli aiuti in centro America all’interno del quale fu inserito un finanziamento per effettuare in “somma urgenza” a Ischia, meglio a Casamicciola, meglio sui famosi alvei.

Ci sono i soldi, serve un progetto e soprattutto serve fare in fretta. Proprio per evitare la burocrazia si decise di nominare un commissario straordinario che, in pochi mesi, avrebbe dovuto appaltare e procedere con i lavori in modo da far stare serena la gente di Casamicciola. E invece, niente. il commissario non riuscì a lavorare in “somma urgenza”.
Dopo qualche mese nemmeno una carta fu firmata. E così venne nominato un suo sostituto: l’ingegner Edoardo Cosenza, allora assessore in Campania. Ma niente: nemmeno l’ingegnere.
La direzione regionale dei Lavori pubblici nominò allora un nuovo responsabile del procedimento, siamo a luglio del 2011, sperando che potesse fare in fretta. Speranza disattesa. A settembre del 2012 anche il nuovo responsabile dovette essere sostituito. Intanto erano trascorsi altri due anni e Haiti si stava riprendendo con difficoltà. Ma i canali di Ischia, niente.
Si giunse così al 2014 quando, finalmente, si pensò fosse arrivato il tempo giusto. Fu presentato (e pagato) un progetto per la pulizia dei canali: 180mila euro. Servì però un altro anno, siamo a novembre del 2015, per avere quello definitivo. Pronti? Macché. A maggio del 2016 si riunisce una Conferenza dei servizi ma i lavori vengono nuovamente sospesi: serve un parere di una direzione generale sempre della Regione che però, nonostante sia alla porta accanto, giunse un anno e mezzo dopo, luglio 2017. Ci siamo? Tutto faceva sembrare per il sì.
Il 4 agosto del 2017 venne indicato come soggetto attuatore dei “lavori urgenti” decisi sette anni prima proprio il comune di Casamicciola che avrebbe soltanto dovuto appaltare i lavori e soprintendere la realizzazione. Non è potuto accadere. Il 21 agosto il Comune vene travolto e sconvolto da un terremoto. Persino il palazzo di città fu dichiarato pericolante. Risultato: dei lavori da fare con somma urgenza nel 2010 – quelli che forse avrebbero potuto salvare la vita di Raffaella e le altre vittime di Casamicciola – si perdono, completamente, le tracce.
A rendere tutto ancora più odioso un’ulteriore circostanza.
Quello non era il solo progetto pensato per Casamicciola.

La struttura “Italia Sicura” – un dipartimento ad hoc voluto dal governo Renzi che aveva il compito proprio di sovrintendere i lavori di protezione civile, poi smantellato nel 2018 con l’arrivo del governo Conte – nel lasciare in eredità 8.5 miliardi di fondi aveva previsto due progetti proprio per Casamicciola: il primo, con 7 milioni e mezzo di finanziamento, serviva a opere di consolidamento dei costoni, proprio quelli oggetto della frana: si era al progetto definitivo ma a Ischia nessuno ha visto alcun cantiere. Mentre mezzo milione erano per lo studio di fattibilità per “bonifica e il consolidamento dei versanti a monte del centro abitato”. Quelli sommersi dal fango. Anche in questo caso, nessuna ruspa.

I fondi non spesi
Ma com’è stato possibile? Secondo la Corte dei Conti i soldi non vengono spesi perché manca “la capacità progettuale delle Regioni. C’è una carenza di profili tecnici e una scarsa pianificazione del territorio. Le numerose strutture di indirizzo e gestionali (strutture dimissione, cabine di regia, segreterie tecniche, task force centrali e regionali) non hanno contribuito fino ad oggi al necessario cambio di passo verso una gestione ordinaria ed efficace del contrasto al dissesto idrogeologico”. Insomma, non sono in grado. Non siamo capaci di spendere soldi che abbiamo. Il rischio che nulla cambi nei prossimi anni – nonostante i soliti proclama del governo di turno di “fare bene e fare in fretta” – è altissimo non soltanto perché, come dicevamo, soltanto un progetto su dieci di quelli oggi in pista è in fase di cantiere. Il timore principale arriva dai precedenti.

Il dipartimento Protezione civile di Anci, l’Associazione dei comuni, ha messo in fila cosa è accaduto negli ultimi otto anni e c’è da mettersi le mani nei capelli.
“Del Piano del 2014 da 9,5 miliardi di euro varato dal Governo con ItaliaSicura – dicono gli uffici dei sindaci italiani – ne sono stati spesi solo circa 3 per 1475 progetti. Nel 2017 il Governo ha destinato 10 miliardi allo SbloccaItalia, aggiungendo un miliardo dai prestiti della Banca europea degli investimenti. Il Governo Conte nel 2019 con Proteggi Italia: 10,853 miliardi di euro stanziati per il triennio 2019-2021 . Su tre miliardi a disposizione che i Commissari straordinari hanno stanziato per il 2019 spesi solo 315 milioni di euro in 263 progetti esecutivi di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico. Un decimo dei finanziamenti previsti.
Secondo l’Agenzia per la coesione territoriale dal 2007 a oggi le regioni Italiane hanno speso il 20% degli 1,6 miliardi di fondi comunitari messi a disposizione ( 320 milioni)”.
Facendo due conti veloci, quindi, secondo Anci negli ultimi otto anni sono stati spesi tre miliardi a fronte di 20 stanziati. Gli altri diciassette sono chiusi in un cassetto o buttati in una pattumiera.

Con queste premesse non certo incoraggianti, ci apprestiamo a valutare se e come verranno usati i fondi del Pnrr per fronteggiare alluvioni e frane. Si tratta di 2,5 miliardi, di cui 1,3 gestiti dal Ministero per la Transizione ecologica per interventi già effettuati entro il 2021; e 1,2 gestiti dalla Protezione civile. Ma di questi ultimi, quelli effettivamente nuovi ammontano a 800 milioni. In testa la Lombardia, seguita a ruota dalla Sicilia, con 63,7 milioni.
Saranno in grado le amministrazioni pubbliche di fare i relativi progetti, di andare a gara e di iniziare i lavori nei tempi previsti dal crono-programma dettato dall’Europa? Vedremo.

Tragedie d’Italia. Nel lonform una cronistoria per immagini dei più grossi disastri ambientali dal 1996 a oggi

Estratti dal Longform di Repubblica del 4 dic. 2022 (citato in link): Carlo Bonini (coordinamento editoriale), Elena Dusi, Giuliano Foschini, con un video di Simone Modugno
Immagini tratte dallo stesso articolo su www.repubblica.it

 

2 Comments

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  1. Giuseppe Mazzella di Rurillo

    9 Dicembre 2022 at 22:20

    Una “carta dei servizi per l’uso del suolo di Casamicciola”
    di Giuseppe Mazzella di Rurillo

    L’azione di monitoraggio sul campo che sta facendo per mero impegno civile, documentandola su Facebook, il geologo Aniello di Iorio – col sostegno della collega Linda Daniele che lavora in Cile, terra così lontana ma così simile alla nostra natura -, merita la profonda ammirazione e la grande riconoscenza della popolazione di Casamicciola che mi sento di esprimere qui.
    Questo lavoro di verifica, di denuncia dell’abbandono, di ricerca di soluzioni immediate per la mitigazione del rischio idrogeologico incombente, non deve andare perduto; non solo perché finora di enorme valore informativo per la popolazione ma perché deve costituire base fondamentale per una “carta di servizio per l’uso del suolo” che deve stare in ogni casa, in ogni famiglia, sia per la gestione dei “beni comuni” che tutti dobbiamo avere sia perché dobbiamo sapere i comportamenti da adottare nei casi di “allerta meteo” a seconda di dove abbiamo la casa con le nostre famiglie.
    Bisogna quindi dare vita ad un “comitato di difesa civile” che non solo si confronti con le istituzioni pubbliche ma che proponga ed adotti azioni per la salvezza della vita di noi tutti.
    Giuseppe Mazzella, direttore de Il Continente

  2. Sandro Russo

    9 Dicembre 2022 at 22:51

    Con il più fervido ottimismo della volontà applaudo anch’io come Giuseppe Mazzella al lavoro che si sono accollato i due geologi di Casamicciola di stilare una “Carta dei servizi per l’uso del suolo”, come pure a tutte le attività volontaristiche di cui abbiamo letto (anche qui sul sito), all’impegno dei giovani e della Protezione Civile isolana. Ma il pessimismo della ragione mi induce a pensare che non ce la faremo – a cambiare mentalità sull’ambiente, a smuovere il pachiderma della macchina burocratica, a spendere i fondi che pure sono stati stanziati. A questa convinzione mi hanno portato le letture di questi giorni, la cronistoria delle occasioni mancate, lo stesso fallimento dei Grandi Progetti dai nomi rassicuranti: ItaliaSicura, SbloccaItalia, ProteggiItalia varati nel corso degli anni da diversi governi.
    Poi, i miracoli sono sempre possibili, come fu quello del New Deal rooseveltiano, ma il mondo è tremendamente invecchiato, nei novant’anni che sono passati da quella data, e di quei grandi entusiasmi non si vede traccia all’orizzonte.

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