di Francesco De Luca
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Tirteo scriveva canti per gli Spartani, che con essi tonificavano l’animo e a voce piena affrontavano i nemici.
E Omero? Col canto declamava le imprese degli eroi greci.
Cadenzato e spronante il primo, ondivago e suadente il secondo.
Al canto inducono la visione di paesaggi e le atmosfere piacevoli, così come, nella convivialità, per attestarne l’autenticità, ci si abbandonava allo scolio, ovvero al verso che elogia gli amici, le loro qualità, la bellezza dell’evento.
Espressione vera e particolare è il canto. Nelle culture umane ha trovato specificità proprie.
Rimane fermo che l’animo esulta attraverso un moto che supera la nuda parola perché la avvolge di musica.
I ‘trovatori’ utilizzarono questa espressione per esaltare il trasporto dell’uomo verso la donna.
Don Luigi Dies risaltava la fede cristiana col canto. E questo modo di collegare lo spirito ad una fonte trascendentale di idealità lo ha trasmesso anche a noi. Noi, i giuvene d’a ’Mmaculata, abbiamo imparato a pregare, attraverso il canto.
Non appaia esagerato quanto affermo.
Lo prova il fatto che la ripetitività del rosario, per noi ragazzi (di allora), noiosa e pesante, diventava leggera e stimolante nella litania che seguiva. Tanto ammorbanti erano i misteri (dolorosi e gloriosi che fossero) quanto partecipati e ricercati erano gli ‘ora pro nobis’, con cui si chiude ogni sequenza della litania.
Il canto… va bene… ma anche un certo tipo di canto. Non sono un esperto ma non c’è bisogno di acume per riconoscere che, se il canto è orecchiabile, vengono facilitati l’assunzione, il ricordo e la ripetizione. In altri termini, nell’animo si alloca in un ricettacolo da cui non ne esce più. Lo si può anche detestare ma lì rimane, a duratura memoria.
Per noi avveniva, c’è da sottolinearlo, che l’apprendimento si compiva nell’infanzia: il periodo della vita in cui quello che si introietta non si estirpa più.
Orecchiabile dunque, ossia dalla ‘struttura musicale facile’.
Si aggiunga la melodiosità. Che suscita il sentimento e vi si aggrappa.
La melodia è sinonimo di armonia soave. Non presenta intoppi nel verso musicale, non salti. La melodia trova accoglienza nell’animo.
E infine, la coralità ossia il cantare intrecciandosi con le voci degli altri, di cui si condivide lo sguardo e la tensione.
Il nostro canto è orecchiabile, melodioso, corale. Ti avvolge e ti sospinge in alto, lì dove ti induce a guardare l’immagine dell’Immacolata. È il nostro tendere al cielo, all’idealità dell’esistenza.
È la nostra preghiera.
Canto all’Immacolata – Immobile sul polo…
Immagine di copertina: In attesa di foto aggiornate della Diana di quest’anno, l’immagine si riferisce a quella del 2018
Maria Conte da Padova
16 Dicembre 2022 at 15:00
Caro parroco don Luigi Maria Dies, sei sempre nel mio cuore, nel cuore di tutte noi della tua Gioventù femminile S. Domitilla. Immagino che, lassù, tu stia cantando con Adele, Bettina, Giulia, Mimma, Anna, Angelina… come quando eri con noi. Noi non facciamo notizia, ma siamo presenti con il nostro ricordo. Mi state aspettando, lo so, per farvi due risate con Maria Conte… Ed io, sapendo che ci siete voi, quando il Signore vorrà, verrò, lo spero, più volentieri, nella Volontà si Dio.
Un abbraccio da Padova con il cuore a Ponza. Maria Conte