–
Ci saremo tutti, anche quelli di cui è il ricordo a dominare. “I giuvene d’ a ’Mmaculata” ci saranno tutti.
Il tempo per loro non passa? Passa… sì e, seppure cambiano i volti, le presenze non mancheranno. Avranno sembianze diverse, diverse anche le voci, ma non lo spirito.
La mia generazione è quella che ha avuto il compito di tramandare la peculiarità propria della tradizione dell’Immacolata dell’8 dicembre. E sapete perché? Perché quella tradizione l’abbiamo dovuta ribadire ai parroci che sostituirono don Luigi Dies.
Il primo fu don Michele Colaguori. Ebbe la sfortuna di inserirsi in una comunità parrocchiale che sentiva forte l’impronta di Dies. Non la contrastò ma tentò di annacquarla, di stemperarla. E fu subito osteggiato. Noi per primi (i giuvene d’a ’Mmaculata) considerammo l’affievolimento dell’enfasi come una perdita. Non la potevamo soffrire, e ci furono divergenze. Ricordo Biagino, Luigi, Franco, Aniello: tutti schierati contro. E don Michele dovette lasciare che le pratiche di culto fossero guidate da noi.
Stessa discordia nacque con la morte di don Salvatore Tagliamonte (altro parroco ponzese, figlio spirituale di don Luigi ). I parroci venivano da ‘fuori ’ e, invece di adagiarsi sulle tradizioni cercavano di eluderle. Per affermare una loro ‘impronta’ personale. Per poca intelligenza.
Le discordie però rinsaldavano il gruppo. Non solo, sentivamo anche che la battaglia era giusta, anzi doverosa.
A sentirmi parlare così ci si immagina chi sa quale meraviglia di gruppo. Niente di tutto questo. Siamo stati per decenni un gruppo scomposto, fatto di non residenti sull’isola, di persone impegnate negli affari del lavoro e della famiglia, ma, sempre sensibile all’appello dell’8 dicembre.
Lo posso asseverare io che da Terracina (sede del mio lavoro), dal 1990 al 2004, negli ultimi giorni di novembre organizzavo un incontro presso la mia scuola col fine di ‘prepararci per l’otto dicembre’ (questo era l’invito). Accorpavo ponzesi da Roma, Latina, Lanuvio, Formia, Ponza. Da New York Silverio Anello. Venivano, e per una serata ci ubriacavamo di canzoni, ricordi, chiacchiere e vino. Con don Raimondo Salvaggio a fare da perno intorno a cui ruotavamo.
Quest’anno dei vecchi volti ce ne saranno pochi. Fra chi sta male, chi ci ha lasciato e chi è stato impossibilitato a venire, ce ne sarà una manciata. Ma tanti altri si avvicineranno. I Fornesi innanzitutto, e gli altri tutti. Ragazzi nuovi, uomini nuovi, e anche donne, quelle del coro gestito da Giovannino Conte.
Ci saremo tutti, quelli in carne, quelli in ricordo, quelli con voce e quelli senza.
Chesta è santa ’sta iurnata,
è a Madonna Immacolata.
Arricuordete oì Punzese
chisto è ’u iuorno, l’otto ’i mese.
Oì’ Mado’, chesta iurnata
nuie t’avimmo cunsacrata…
Questo il canto:
Immagine di copertina: la preparazione della statua della Madonna per la solennità dell’8 dicembre 2022