elaborazione di Sandro Russo da una lecture di Alessandro Alfieri al Teatro Manzoni, di mercoledì 22 novembre 2022
Per la prima parte, leggi qui
Elvis Presley, l’origine di tutto (2)
Il corpo
È Elvis Presley a introdurre, nel modo di fare musica, oltre alla dimensione canora, una componente fisica, corporea.
Elvis ha un “potere sciamanico” nei confronti delle platee, e questo ci riporta alle origini della musica, al primo ritmo ancestrale: il battito del cuore; al battere del tamburi dei ritmi primitivi. Deleuze (1) chiama “affezione” la capacità di far muovere i corpi degli astanti senza toccarli, attraverso quella particolare empatia che la musica delle origini esprimeva con il ritmo, l’ondeggiamento del corpo. Vi sono implicati una sincronizzazione che si attua attraverso il sistema nervoso delle reazioni di molte persone allo/sullo stesso tempo.
Questo fenomeno è pervasivo nella musica moderna; in America e in quegli anni era molto presente nella musica nera, ma da Elvis Presley in poi si è generalizzato (in Italia, per averne un’idea basti pensare alle prime performance del nostro Celentano).
Più che attraverso la voce, è attraverso il corpo – figura in movimento, immagine – che avviene la mitizzazione del personaggio. Si parla di “fenomeno Elvis Presley”.
Lo Show
La frase tutta americana “the show must go on” si afferma compiutamente dal Elvis Presley in poi. Lo spettacolo diventa prioritario rispetto all’artista.
Ma non si può trattare di Elvis Presley senza far menzione di una figura che gli è stato al fianco fin dagli inizi, nel bene e nel male: il famoso “Colonnello Tom Parker” (2) (nome d’arte) -, uomo di fiducia, agente, manager – amato/odiato dai fans del cantante.
Il Colonnello Parker, propiziatore del successo di Elvis Presley, fu anche colui che assistette inerte al suo tracollo, allo sfacelo fisico e morale del cantante, alla sua dipendenza dalle droghe.
Tra le tante cose che cominciarono allora, nella gestione della carriera di Presley il ruolo dell’agente fu fondamentale, come avvenne anche per altri gruppi che vennero in seguito (primi fra tutti i Beatles).
Ho detto che non avrei parlato del film di Baz Luhrman (“Presley”, vedi nella prima parte) ma si può dire che è anche in parte un tentativo di riabilitazione del “Colonnello Parker” (interpretato da Tom Hanks, il quale “non è mai cattivo”).
Nella storia della carriera di Elvis Presley, a confronto degli anni ’50 che sono stati i suoi trionfanti, gli anni ’60 (e ancor più i ’70) rappresentano il periodo del declino. Molto lungo per un artista, in realtà.
Il diavolo gli chiede il conto del successo che gli ha propiziato e lui accentua la sua dipendenza dalle droghe (stimolanti, soprattutto di tipo amfetaminico, antidepressivi e barbiturici; si separa dalla moglie (Priscilla Ann Wagner, sposata nel 1967 dopo un legame di circa dieci anni; con la figlia dell’unione, Lisa Marie (3) mantiene sempre un legame molto forte); ingrassa vistosamente e per recuperare un minimo di forma fisica assume ancora altri farmaci.
Lo show tv di Natale registrato a Las Vegas nel 1968 – malgrado la dichiarazione battagliera: Sono tornato! – mostra i segni della fine di un’epoca e ha qualcosa del Requiem.
Nel mondo era successo di tutto (in campo musicale ): i Beatles erano esplosi come fenomeno emergente e si erano anche separati (precisamente negli anni tra i ’60 e i ’70); c’era stato Woodstock (agosto 1969); e Elvis Presley continuava a mantenere la scena – la voce rimane a ricordare chi era stato, ma il suo pubblico non sono più i giovani, bensì quelli che erano stati giovani negli anni ’50.
La sua fine prefigura quella di altri personaggi della storia del rock. Le ultime esibizioni mostrano una immagine sofferente, tragica in quanto senza possibilità di riscatto.
.
.
Qui Elvis in Unchained Melody, tra le sue ultime esibizioni, durante un concerto a Rapid City, South Dakota il 21 giugno del 1977: “As guitarist Charlie Hodge held a microphone, Elvis dug deep and poured his heart into the song. His body was falling apart, but his voice remained almost as powerful as ever” – Mentre il chitarrista Charlie Hodge gli tiene il microfono, Elvis ci dà dentro e riversa tutto il suo cuore in questa canzone. Il suo corpo sta andando da un’altra parte, ma la sua voce mantiene (quasi) la stessa potenza di sempre).
Sarebbe morto due mesi dopo, all’età di 42 anni.
Note
(1) – Tale concetto è incluso nella teoria del cinema di Gilles Deleuze (1925-1995), sviluppata nei due tomi:
– G. Deleuze, L’Immagine-movimento, Ubulibri, 2002, Milano
– G. Deleuze, L’Immagine-Tempo, Ubulibri, 2002, Milano
(2) – Il Colonnello Tom Parker, nome d’arte di Andreas Cornelis Hoxalari (1909 –1997), è stato un manager e impresario teatrale olandese naturalizzato statunitense, famoso per essere stato il manager di Elvis Presley.
La sua gestione della carriera di Presley ha riscritto le regole del ruolo del manager nell’industria dell’intrattenimento ed è ritenuta fondamentale nel successo ottenuto da Elvis, mostrando una dedizione totale agli interessi del suo assistito (e ai propri). Prese un compenso percentuale molto superiore al tradizionale 10% delle entrate, arrivando anche al 50% verso la fine della vita di Presley; tuttavia riuscì a far diventare Elvis Presley una star di livello mondiale. Presley diceva di Parker: «Non penso che sarei diventato così grande con un altro manager».
Dopo la morte di Elvis, Parker continuò ad occuparsi dell’enorme giro di affari dell’industria Presley, negoziando vari contratti per i diritti di immagine e d’autore per le canzoni e i dischi del defunto artista che continuarono ad uscire incessanti. In seguito iniziò anche a collaborare in qualità di “consulente” con la catena degli Hotel Hilton, in parte anche per pagare i grossi debiti di gioco che contraeva frequentandone spesso i casinò ((Ibidem, da Wikipedia – a cura della Redazione).
(3) – Lisa Marie Presley, figlia di Elvis e di Priscilla . È stata sposata, dal 1994 al 1996, con Michael Jackson. All’epoca i fans gradarono al miracolo, per l’incontro, oltre il tempo, di due miti!
***
Il video di Alessandro Alfieri su YouTube:
.