di Francesco De Luca
Rientrando a casa, stasera, da un balcone acceso proveniva una…
Nenia, melodia d’amore, cantata a fil di voce, con cadenze antiche. Quasi fastidiosa nella stantìa retorica.
Eppure cattivante. Reiterazione ostentata di un motivo dal tempo eterno.
Canta la mamma e muove a ritmo il bimbo fra le braccia. Invoca l’aiuto di un santo Nicola che vinca la resistenza del figlio. E il Santo, con la dolce fermezza che emana il canto, fa chiudere le palpebre riottose.
Nenia stanca di paese, dialettale, nenia fatale. Scivolano le strofe come il filo dalla conocchia e avvinghiano la mente nei giri opachi e resinosi della rima.
E mia madre, nella penombra, col viso chino e attento, ce la cantava. San Nicola ci avvolgeva di tristezza e noi, lacrimando, ci gettavamo nell’oscuro mondo del sonno.
Da ‘Un’isola da vivere’ – pag. 101
nell’ immagine di copertina: Ammirazione materna, olio su tela di William-Adolphe Bouguereau (1825-1905), pittor e docente francese appartenete alla corrente dell’accademismo (ndr)