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Il vestito che l’autunno fa indossare al paese è dimesso e olezzante. Spande d’intorno l’odore appiccicoso del mosto e di tanto in tanto si perde le acconciature festose dell’estate. Non più il passeggio per strade e vicoli, non il vivace colloquio delle finestre accese, né la distratta e gaudente aria vacanziera.
Nasce dal selciato delle vie un grigio indistinto. Con le prime piogge stinge le case e le avvilisce. Scende nella piazza e dirada i passanti. Nel porto frena i fermenti.
Il paese si abbandona alla stagione. Lascia che il tempo prenda il sopravvento sulle intenzioni. È l’autunno l’artefice di questo annuale rito.
Gli uomini vi si assoggettano volentieri. Ripongono gli appetiti insieme agli scafi dei natanti, agli attrezzi del commercio turistico. Riprendono a dialogare con la natura e coi travagli ch’essa impone. Ora è la vendemmia che preme. L’uva turgida aspetta. La pioggia improvvisa l’ha lavata. Ma marcirà se non verrà colta. Non metterà fuori il capo una seconda volta la chiocciola bavosa che già nel palmento il mosto ribolle. Dolce e caldo come l’abitudine.
Da ‘Un’isola da vivere’ – Autunno
Pro Loco Ponza – 1988 – pag. 90
Immagine di copertina. I Faraglioni del Calzone Muto dal Belvedere. Foto di Biagio Vitiello del 28.10.2022