di Francesco De Luca
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L’estate è passata ma soltanto nel calendario perché se settembre è indietro di tanto, il sole la fa ancora da padrone. Specie nelle ore mattutine. Fa caldo e si suda… e il mare come sarà? Gradevolmente caldo?
Devo provare.
Vado a Frontone? No. Devo arrivarci a piedi e poi torno su tutto bagnato. Ho un’età che va trattata con cura. No, vorrei giungere in spiaggia agevolmente così da ritirarmi con comodità. A Giancos allora? No, c’è di più accattivante. E dove allora? Lo capirete da soli.
Raggiungo la spiaggia che è deserta. Circolano per le strade di Ponza facce di estranei. Sono pochissimi, e vestiti da escursionisti. In spiaggia nessuno.
È destino di quest’isola, affollata all’inverosimile nel pieno dell’estate, e dimenticata nel restante tempo dell’anno. È una disgrazia? No. Forse così la pensano gli operatori turistici ma gli isolani amanti dell’atmosfera dell’isola gradiscono l’andare adagio del tempo.
L’isola è un microcosmo che ha un suo sapore umano, un suo odore naturale. Può piacere o no ma per chi ama stare al mondo perché gode del suo mondo, Ponza lo sazia.
Ora è tempo di passaggio di tordi ed è possibile essere svegliati dai colpi di fucile in lontananza. Il caldo però non muove in massa la migrazione degli uccelli.
Sento uno sparo e mi immergo in modo graduale, per saggiare la temperatura dell’acqua. È piacevolissima, fresca quel tanto che contrasta il caldo.
Non ho portato né maschera né pinne perché l’intento era di fare un assaggio. Per cui non posso notare cosa mi circonda intorno nell’acqua. Perché, cosa mi circonda? Niente, assolutamente niente che non sia il mare rinfrescante.
Mi dispongo a nuotare per raggiungere quello scoglio che nel mezzo della conca pare un traguardo messo lì apposta. Faccio qualche metro e mi fermo. Il cielo è terso, l’animo pure. La superficie del mare immota fa la distanza dal turbinìo della vita sociale. La vita sociale? Non quella pubblica, dominata dal cancro della corruzione. Quella privata… quella sì… fatta di relazioni personali, di scambi a breve, quella che si segue con partecipazione.
È il mare a suggerire questi pensieri. Li pulisce, conferendo al viso… qualcosa che non so. Me ne accorgo al ritorno in paese. Incontro Salvatore che mi apostrofa:
– Ch’hè fatto…. Fra’?
– Niente… ho fatto il bagno… credo che sia l’ultimo per quest’anno… – rispondo.
Il suo sguardo è meravigliato !
I rapporti umani sull’isola sono più genuini e veri. Forse pecco di campanilismo. Me ne scuso con i lettori cittadini.
Sarà stato il bagno. Mi fa vivere l’oggi col senso di ieri. Da fanciullo il mare era l’allegria, da anziano è qualcosa di più intenso, pesante e insieme piacevole.
Niente tuffi, niente calate, niente patelle, rufule, ancine… niente… se non un malinconico, sereno saluto di commiato. Al mare.