Politica

Fuori dal guado (1)

di Francesco De Luca

Da assiduo frequentatore del Sito vorrei far rilevare come sia arduo per  ‘normali cittadini isolani’   poter intervenire nel dibattito, sia pure implicito, che gli articoli propongono sui grandi problemi che lacerano la coscienza: la guerra, il fascismo,  l’astensionismo elettorale, la distinzione politica: destra-sinistra.
Arduo perché il confronto è con autori affermati, giornalisti roboanti, opinionisti di grido, al cui confronto la nostra opinione (di cittadini isolani) appare, o può apparire, inadeguata.

A meno che… a meno che non si metta in chiaro, subito, che l’unica presunzione,  sottesa negli argomenti da noi espressi, sia quella di  ‘partecipare’ , senza nessun altro fine. Partecipare, che è una specificità propria della vita democratica.
Ed è con questo spirito che mi permetto di presentare queste opinioni.

Nell’attuale situazione di caos concettuale (e non solo) non è facile dichiararsi: o di destra o di sinistra. Questa dicotomia è inadeguata per portare chiarezza nei fatti reali.

Una posizione più consona potrebbe dichiararsi semplicemente costituzionale, ispirata, dettata e spiaccicata sulla nostra Costituzione.
Dico questo perché oggi la confusione, sia dottrinale sia della realtà fattuale, non suggerisce, almeno per me, distinzioni concettuali d’altri tempi.
La Destra non è, e non vuole essere, quella storica. E la Sinistra non è quella storica. Il  Terzo Polo è un pantano.

I programmi della Destra (FdI – FI – Lega) si contraddicono e si confondono e, soprattutto, hanno chiaro un fine: migliorare le condizioni degli imprenditori a danno degli operai, degli sfruttati stagionali, degli extracomunitari. Per i quali non si prevede una soluzione legale bensì l’ostracismo. Gli Italiani sono divisi (per censo, stato sociale, studio) e tali devono rimanere, come vuole Dio, la Patria, l’Ordine e la Legalità.
I programmi della Sinistra privilegiano gli interessi degli imprenditori a danno dei salariati. Non aspirano ad uno Stato che tuteli i minori, i meno abbienti, i senza- contratto bensì ad uno Stato che abbia fortemente a cuore la diminuzione del deficit e l’aumento del PIL.
I programmi del Terzo Polo fanno l’occhiolino ad una parte e all’altra.

In questo caos prendono evidenza i leader… nessuna delle tre parti politiche ha personalità che si staglino per lungimiranza e integrità morale.
Da qui la necessità di ancorarsi a qualcosa che dia al paese garanzia di saldezza politica: la nostra Costituzione. Che a ben vedere è l’unica fonte che offra alla politica  veste etica. Ovvero asserisce, al contrario dei programmi elettorali, che è possibile fare politica rispettando le regole morali: escludendo chi si è macchiato di corruzione, chi è indagato, o pregiudicato.

Non appaia banale questa posizione. E’ strumentale, lo ammetto, e funzionale al momento storico-epocale che stiamo vivendo. Ma può (a mio avviso) portarci fuori dal guado.
Da essa si desume subito, senza mezzi termini, che in quanto diritto-dovere, l’andare al voto è necessario. Perché la costruzione del potere democratico ha bisogno del parere di tutti gli elettori, e che il futuro riguarda tutti.
E non transige sulla giustizia sociale, sulla solidarietà sociale, sull’eguaglianza dei cittadini.
Presentare dei distinguo in merito alla contribuzione fiscale (reddito personale e reddito aziendale), che deve essere progressiva, significa non rispettare le regole costitutive del vivere civile in Italia. Così come lasciare senza tutela legale ed economica chi non riesce ad inserirsi nel mondo del lavoro significa disconoscere l’identità dello Stato italiano.

Non è populismo questo, bensì essere ligi a ciò che ha permesso il nostro stare insieme, in civiltà. Diversamente saremmo nella monarchia o nella dittatura.

[Di Francesco De Luca: Fuori dal guado (1) – Continua]

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top