Politica

Indignazione

di Francesco De Luca

 

Con tutto quello che si sente e si vede in giro è arduo tuffarsi in considerazioni politiche.

Lo stato delle cose ‘politiche’ è talmente ingolfato e scadente e maleodorante e insipiente che il silenzio sarebbe consigliabile per non aumentare il torbido. Ma la scadenza elettorale si avvicina e sembrare indifferenti ad essa potrebbe mostrarsi collusi con quanto di sporco si sta consumando, e, ancor più, potrebbe giudicarsi avversi ad un momento importante per la democrazia (fragile metodo di vita politica di cui noi italiani godiamo, dopo che lo abbiamo estratto dalla inciviltà).

Al contrario, è l’indignazione a prendere corpo e a tumultuare nell’animo.

Indignazione sì, nei confronti di questo stato di cose canceroso. Verso il quale rimaniamo silenti e quasi ossequiosi. Rassegnati al peggio.

La motivazione ad interessarsi della vita politica del paese è talmente scaduta che la lasciamo nell’indifferenza, assuefacendoci alla menzogna, alla poca coerenza, alla puerilità dei nostri politici.

La distanza morale fra la vita di tutti i giorni delle persone normali che lavorano, producono, consumano, e cercano di rispettare le leggi, e le persone che razzolano nei partiti, intorno a chi ha detenuto il potere per anni, e che ripropongono le ambiguità, la poca competenza, il cambiamento di casacca, l’ambizione al privilegio, è abissale. C’è la gente che guarda alla Costituzione come garanzia da una parte , e c’è chi, da custodi della Carta, si dimena per manometterla al fine di aumentare il proprio privilegio, ed è dall’altra parte.

C’è una popolazione (quella italiana) accerchiata da infingardi, voltagabbana, furbetti, pregiudicati, sospetti. Questa masnada vuole la rappresentanza politica, senza meritarla, anzi, infangandola col malaffare e intrighi e imbrogli.

E allora? E allora c’è da coltivare l’indignazione!

Non soltanto nell’intimo, come sentimento. C’è da manifestarla. Dicendo il disappunto che si prova contro schieramenti di parte, che sono soltanto fittizi. Non c’è una forza politica che abbia a cuore le sorti della gente comune. C’è un arraffarsi per agguantare il potere e decidere per chi già possiede, per chi già comanda, per chi già sopravanza sugli altri.

In autunno aumenterà l’inflazione perché aumenteranno i prezzi dei prodotti energetici e, di conseguenza, quelli alimentari, e il potere d’acquisto della moneta diminuirà. Le norme a tutela delle classi subalterne (giovani – pensionati – operai) non sono nell’agenda del Governo. Ci sono, invece, decisioni a protezione degli industriali, dei benestanti. Si detassano le proprietà e i guadagni, a spese di chi ha bisogno delle strutture pubbliche (sanità – scuola – trasporti) per affrontare le calamità della vita.

E’ in atto una sterzata della ‘politica’ verso chi sta bene, chi possiede, chi guadagna sul lavoro degli altri.

Il sindacato è ridotto al mugugno, il lavoro è un privilegio, diventato ‘precario’  per natura, e perciò ricattabile.

Il diritto del popolo a migliorare la sua condizione attraverso la giustizia, l’estensione dei diritti sociali, il rispetto dell’ambiente, sono obiettivi che non trovano ricetto nei programmi politici.

L’involuzione della vita politica italiana è evidente: poca giustizia, poca lotta alla malavita, collusione del potere politico col potere economico e massacro del pianeta, indifferenza verso le dittature.

Indigniamoci e andiamo a votare.

Qualunque scelta è buona, l’importante è che la gente manifesti la sua volontà. Disinibita, non ideologica, non interessata, volta al bene di tutti.

Questo era il  ‘pezzo’  che volevo mandare, altro che nostalgia o evasione ‘artistica’. La dura realtà anche in un Sito di periferia. Che al postutto trova nella vita isolana il suo sangue palpitante. Ed esso in questi tempi di confusione si colora subito di  ‘populismo’, ovvero di sano spirito critico popolare.

E sembra inopportuno!

L’isola è un microcosmo e la sua dimensione piccola ne condiziona la portata.

Ponza, brevis insula, la cui esistenza è sovrastata dal suo essere ‘terra di sollievo’, e non di scontro, abbellita dalla natura per attrarre e non per denunciare. Meglio se soggiogata dal sopore piuttosto che dal contrasto.

E allora facciamo finta che tutta la corrività del momento politico attuale sia fuori dal suo periplo, che il suo incanto di ‘terra di Circe’ sovrasti ogni asperità e gli isolani ritornino alla loro funzione estiva: essere le ciliegine delle cronache. ‘Stranieri’ di sentimenti in una patria dilaniata.

1 Comment

1 Comments

  1. la Redazione

    22 Agosto 2022 at 07:59

    “L’indignazione è il primo gradino verso la speranza. Per passare dall’indignazione alla speranza bisogna agire”. L’ha detto Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte.
    Pensiero che riportiamo in calce all’articolo di base

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