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Non sto rasentando la manìa… è che, sfogliando il libro di Salvatore Perrotta: Isole da scoprire, ci si imbatte in calette e scogli dallo strano nome. Sapevate di uno scoglio detto dello spumante? Ebbene nel libro di questo si parla a pagg. 50 e 51.
Salvatore scrive nella didascalia accanto allo scoglio; punto esatto dove l’onda frange dando l’impressione dello sturamento di una bottiglia di spumante. Da qui il nome di ‘scoglio dello spumante’.
Infatti… c’è uno scoglio e… mentre passi con la barca senti un fragore seguito allo sbruffo d’acqua che esce dalla parete dello scoglio. Uno sbruffo d’acqua si alza dalla parete un po’ più sopra del mare. Chi lo ha provocato? E’ l’onda che, battendo la base dello scoglio, si insinua in una fessura e fuoriesce da un pertugio più in alto. Come lo spruzzo dello spumante.
Il curioso è che con il mare agitato e l’onda grossa il fenomeno non avviene perché il pertugio in basso non riesce ad alternare il pieno col vuoto. Rimanendo sempre pieno lo sbruffo non avviene.
Allo stesso modo col mare calmo come una tavola l’alternanza del pieno-vuoto non si genera e… lo sbruffo manca.
Occorre insomma che l’onda batta lo scoglio, riempia il pertugio, che la elimini con forza. Lasciando vuoto di nuovo il condotto, e pronto per riempirsi.
Lo sbruffo di uno spumante.
Ma non di quelli commerciali che nel togliere il tappo fanno rumore e basta. Tutt’al più esce un po’ di fumo.
Non così lo spumante di Ponza che, nel togliere il tappo, lascia uscire il liquido in quantità. Sporcando, bagnando, agitando la compagnia, sia per il liquido che si sparge sia perché se ne perde tanto. Di quel nettare degno degli Dei.