di Fabio Lambertucci
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Per noi di Ponza, dove ha sede un antico murenario romano – nelle cosiddette Grotte di Pilato, sotto il Cimitero, dove anticamente era collocata una villa patrizia – è di particolare interesse questo articolo di Fabio Lambertucci sulle Peschiere romane di Santa Marinella e l’altro articolo, sempre da lui proposto (leggi qui), sugli usi culinari dell’antica Roma.
La Redazione
Due particolari dal mosaico romano detto “Dei pescatori”, dalla ‘Villa del Nilo’ di Leptis Magna (Libia), conservato al Museo Jamahiriya di Tripoli (Libia)
In relazione all’articolo “Boccone amaro” (Focus Storia n° 189, luglio 2022, pp. 58-61) di Matteo Liberti dove si accenna all’allevamento dei pesci, molluschi e crostacei nel mondo romano, vorrei segnalare che sulla costa di Santa Marinella (Roma), di fronte all’antica colonia romana di Castrum Novum (Km 64,400 della via Aurelia), sorgono, ben visibili e conservate, numerose strutture riferibili ad un esteso complesso di peschiere che si sviluppano per centinaia di metri, costruite in più fasi a partire dall’epoca repubblicana. Si tratta perciò di uno dei più grandi e antichi impianti di allevamento di tutto il Mediterraneo.
Gli impianti si presentano suddivisi in varie vasche quadrangolari: vicino al fosso delle Guardiole si trova una peschiera a pianta rettangolare suddivisa al suo interno in varie vasche tra loro comunicanti. Poco distante si trova una seconda peschiera con un lato curvo rivolto al mare a sua volta suddivisa in varie vasche ancora provviste in alcuni casi delle lastre forate in piombo che fungevano da filtro.
Peschiera della villa delle Guardiole. Santa Marinella (Roma)
È molto probabile che l’esteso impianto di itticoltura e le strutture visibili sulla spiaggia siano da ricondurre alle pertinenze di una villa marittima suburbana, certamente da identificarsi con un importante centro di produzione di prodotti del mare ma si potrebbe ipotizzare anche una diretta pertinenza alla città ed una pubblica gestione da parte della colonia che venne fondata nel 264 a.C.
La peschiera meglio conservata è però quella che si trova in località “Punta della Vipera” al Km 66 della via Aurelia.
Peschiera romana di Punta della Vipera. Santa Marinella (Roma)
Scrive l’archeologo Flavio Enei, direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica (Museo Civico di Santa Marinella):
“La grande peschiera, in buone condizioni di conservazione, costruita su banchi di pietraforte affioranti al livello del mare, è uno dei più completi ed interessanti esempi di peschiera romana visibili lungo l’intero litorale tirrenico. Si conserva un notevole bacino rettangolare lungo 48 metri e largo 30, difeso dal mare da un molo in opera cementizia costituito da tre bracci ortogonali spessi circa tre metri.
L’impianto venne costruito forse alla fine del I secolo a.C. e si articola in diverse vasche rettangolari attribuite attorno ad un grande bacino circolare centrale di oltre 20 metri di diametro. Le vasche conservano tracce delle aperture e degli apprestamenti idraulici che distribuivano le acque nell’allevamento e ne regolavano il deflusso. Tre lunghi canali che si dipartono dal lato rivolto al mare assicuravano l’alimentazione dell’impianto e la costante purificazione dell’acqua.
La peschiera, ben coincidente con i tipi descritti dagli autori antichi in particolare da Columella (4 a.C.-70 d.C.), era controllata da una villa marittima sita nell’immediato entroterra”.
Nelle peschiere romane si produceva anche il garum, una salsa prelibata per gli antichi romani.
Racconta Alberto Angela nel suo saggio Impero. Viaggio nell’impero di Roma seguendo una moneta (Mondadori, 2010):
“C’è uno stabilimento, poco fuori città, lungo la costa… si vedono già alcune barche che trasbordano dei grossi tonni, l’acre odore di pesce andato a male si sente ancora prima di arrivare all’azienda: è davvero insopportabile! Si presenta come un complesso di pietre bianchissime in fondo a uno sterrato rosso.
Nell’ultimo tratto di strada si vedono ovunque lische di pesce. E’ la fabbrica dove si produce il garum; si buttano le viscere dei pesci in un recipiente (o addirittura nelle vasche) assieme ad un’abbondante quantità di sale… si aggiungono dei pesci piccoli tipo zatterini, trigliette o sardine… poi si lascia tutto a macerare a lungo sotto il sole, rimestando di continuo. Il caldo e il sole decomporranno il miscuglio, ma il sale eviterà che vada davvero a male. A questo punto si calerà nel recipiente un setaccio di vimini a maglie strettissime e lo si premerà verso il fondo, il liquame che filtrerà all’interno del setaccio è… la parte più pregiata! Verrà imbottigliata in piccole anfore e servita a tavola e nei banchetti verrà versata, con mille attenzioni, sulla carne e su molte altre pietanze. È il garum!”.
Il gusto? Quando si è provato a riprodurre la ricetta, si è ottenuto un liquido dal sapore di pasta d’acciughe e salatissimo.
Ultimo esempio di peschiera romana a Santa Marinella è la “Villa romana delle Grottacce”, sita al Km. 58,200 della via Aurelia nei pressi dell’antico porto di Panapione ricordato nelle fonti.
Fabio Lambertucci, Santa Marinella (Roma)
Come arrivare alla Peschiera di Punta della Vipera
Fonti
1) Flavio Enei, Santa Marinella. Un patrimonio storico archeologico da conoscere e valorizzare. Comune di Santa Marinella (Roma), 2022, pp. 13, 36-37, 40-41.
2) Flavio Enei, La colonia ritrovata, in “Archeo”, n.391, Anno XXXIII, settembre 2017, pp. 46-55.