Attualità

Un temporale mai visto

di Sandro Russo

Sono stato svegliato, stanotte intorno alle 2, dallo sbattere delle finestre e mi sono trovato davanti a uno dei temporali più violenti che abbia mai visto.
Abito ai Castelli romani, nelle campagne sotto Lanuvio (RM). Da casa si vede il mare, a una distanza in linea d’aria intorno ai 20-25 km. Dritto per dritto ho davanti, in direzione mare, la Marina di Ardea, Tor San Lorenzo, ma dal terrazzo si vede distintamente il promontorio del Circeo e, nei giorni più tersi, Ponza e le isole intorno.

Quello che colpiva, stanotte, a parte le raffiche di vento iniziali e gli scrosci di pioggia, sono stati l’abbassamento brusco della temperatura (tanto da temere una grandinata), e i fulmini: un continuo, a volte accecanti; accompagnati da un brontolio continuo di tuoni, con accentuazioni sporadiche.
All’inizio, mentre l’intensità dei fenomeni aumentava progressivamente, ho avuto paura che si trattasse di una vera tromba d’aria. Davanti a un fenomeno naturale inusitato – capita anche per le tempeste quando si è per mare – si aspetta sempre il momento in cui, raggiunto il suo massimo, la forza comincia ad “andare in sotto”. Poi per fortuna, dopo un quarto d’ora circa, la violenza dell’uragano si è stabilizzata e quindi, lentamente, ha cominciato a decrescere.
Dire che i fulmini rischiaravano il cielo sembra un luogo comune, ma la luce era tanta che ricomparivano i colori, il verde delle piante sbattute dal vento e il rosso dei tetti.
Di solito i cani abbaiano, ai tuoni. Stanotte non si sono sentiti, tanto alto era il rumore di fondo; ho fatto caso ai cani più tardi, quando l’intensità del temporale è scemata (il tutto è durato 30-45 minuti) e i latrati sono diventati percepibili… o i cani hanno ripreso coraggio.
Perché gli elementi scatenati fanno paura. Davvero. Intanto ai primi rumori i due gatti abituati a venire in casa ma che d’estate dormono fuori, hanno chiesto di rientrare… Una cosa così non l’avevano mai vista, poveri! Ma neanche io!
Sono sceso sotto l’acqua, con una cerata addosso, per staccare la corrente al campo di kiwi (che si irriga di notte), oltre che al modem e al telefono. Non ero tanto sicuro che facevo bene, ad uscire all’aperto, ma ho pensato che l’intensità maggiore del temporale, e quindi dei tuoni e dei fulmini, era dalla parte del mare. E ho anche ricordato i detti di mia nonna ponzese: mar’ a chi va pe’ mare (mar’ nel senso di amaro, triste) e Pe’ mare nun ce stann’ taverne.

Stamattina, dopo un giro per vedere i danni (varie piante schiantate) ho sentito di un barcone di migranti che hanno lanciato un SOS proprio nell’imminenza del temporale. Ancora non ne conosco la sorte.

La foto di copertina è dal web (e stanotte, che vulìve fotografa’… cu’ chillu maletiempe!).
Qui sotto, trovato al mattino, un grosso ramo di Paulownia tomentosa abbattuto dal vento (le foglie larghe non aiutano, in queste condizioni).

 

 

 

1 Comment

1 Comments

  1. Gianni Sarro

    8 Luglio 2022 at 10:32

    Anch’io mi sono stupito di non sentire i cani. Adesso è chiaro il motivo.

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