di Fabio Lambertucci
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Com’è nata la leggenda del “raggio della morte”?
Scrive il professor Livio Spinelli, esperto di Storia del litorale nord di Roma, promotore e dal 2018 direttore del Parco della Scienza Guglielmo Marconi di Santa Marinella (Roma): “Marconi (Bologna 1874- Roma 1937) negli anni Trenta si trovò, suo malgrado, nel mezzo della corsa alla costruzione delle “super-armi”. Aveva istituito nel 1930 a Santa Marinella, in località Capo Linaro, nella Torre Chiaruccia il Centro Radioelettrico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dove sperimentò l’uso delle microonde e costruì nel 1935 la prima stazione di radio-localizzazione (chiamata poi RADAR).
Torre Chiaruccia in una foto d’epoca. Venne distrutta dai nazisti nel 1944
Sulle ricerche di Marconi, la stampa italiana e straniera versò fiumi di inchiostro a proposito di una fantomatica superarma detta “raggio della morte”, sperimentata da Marconi tra Santa Severa e Santa Marinella.
Sentii parlare di questo “raggio” di Marconi da mio nonno e dai miei zii secondo i quali nei terreni, tra la via Aurelia e il cosiddetto Semaforo, Marconi inceneriva le pecore e faceva sparire le persone ma mi sembravano solo fantasie”. Infatti…
Scrive l’ingegnere Luigi Carilio Castioni, esperto della Storia del radar italiani, in un articolo pubblicato su “Storia Illustrata” nel 1979,: “Gli studi per il radiotelemetro – il termine radar venne coniato dopo la guerra – iniziano in Italia assai presto. Marconi dopo averlo intuito, e preconizzato nel 1922, lo dimostra possibile con esperimenti pratici verso la metà del 1933. Nel 1935 fa costruire dalle sue officine a Genova Cornigliano due complessi radiotelemetrici (Rdt, con specchi parabolici, che possono rivelare ostacoli di varia specie fino a 3 km, ed essere utilizzati come ponte radio a microonde per una distanza di 50 km). Ad Acquafredda, Boccea e Torre Chiaruccia – tutte località presso Roma – egli svolge, dal 15 al 20 maggio 1935, una serie di dimostrazioni ‘sul campo’ alla presenza di Mussolini, di generali delle varie armi e del suo segretario inglese, ingegner Mathieu.
Mussolini, Marconi e due generali ad Acquafredda (Roma) il 15 maggio 1935 durante gli esperimenti segreti sul radiotelemetro
Dobbiamo dire, per le polemiche sorte nel dopoguerra, che se anche Marconi nulla diede della sua scoperta agli inglesi, questi lo seppero ugualmente: probabilmente proprio dall’ingegner Mathieu, direttore della Marconi Wireless Company di Londra”.
A tal proposito lo storico della Scienza e della Tecnica Giorgio Tabarroni, dell’Università di Bologna, scrive nel 1987: “I tecnici degli Alleati, che all’inizio dell’ultimo conflitto mondiale giunsero alla realizzazione del radar, erano stati a lavorare con Marconi a Santa Marinella, sulla costa laziale, negli ultimi mesi della sua vita”.
Continua Luigi Carilio Castioni: “L’esito degli esperimenti fu più che positivo. Nacque in quei giorni la leggenda del “raggio della morte”, riportata dai quotidiani nazionali e stranieri dell’epoca, e in seguito smentita dallo stesso Marconi.
Una tenace leggenda che, allora, corse sulla bocca di tutti”.
Gli inglesi, per sicurezza, vollero vederci chiaro e il Ministero dell’Aeronautica Militare scrisse al fisico e radiotecnico ingegner Robert Alexander Watson-Watt (1892-1973) che aveva costruito nel 1935 il primo radar inglese copiandolo proprio da quello di Marconi (apparecchio che sarà determinante nella Battaglia d’Inghilterra nel 1940) se fosse possibile concentrare energia sufficiente nelle onde elettromagnetiche per formare un “raggio” capace di bloccare veicoli ed aerei. La risposta di Watson-Watt fu che un tale raggio fosse irrealizzabile.
Scrive lo storico contemporaneista Giovanni Cecini, “esperto di Storia militare”, nel suo saggio “L’incredibile storia della Seconda guerra mondiale” (Newton Compton Editori, 2019): “Il congegno di radio-localizzazione si sarebbe rivelato determinante per la pianificazione della difesa, avendo chiara la situazione degli attacchi in alcuni casi ancor prima che gli aerei avversari lasciassero i cieli francesi. L’articolato congegno inglese di rilevazione e smistamento delle informazioni divenne il presupposto fondamentale per indirizzare con precisione ed estrema economia di forze le direttrici d’azione dei propri piloti. In questo modo, già nel mese di settembre l’aviazione britannica ribaltò la precedente condizione d’inferiorità, accrescendo con sempre maggiore efficacia il rapporto tra le perdite inflitte e quelle subite. In questo la propaganda agì come valido supporto: accrescendo la percezione che la Luftwaffe stesse usurando sé stessa, i tedeschi sopravvalutarono i successi britannici (che erano comunque innegabili), tanto da portare già nel mese di ottobre a ripensare completamente la validità della sfida aerea contro la Gran Bretagna”.
Marconi e Mussolini in occasione del Primo Congresso Mondiale di Fisica Nucleare a Roma nel 1933
A radicare fortemente la leggenda nell’immaginario collettivo degli italiani fu Benito Mussolini. Nel marzo del 1945, capo della Repubblica Sociale Italiana (RSI), rilasciò un’intervista con intenti giustificatori al giornalista e pittore fascista Ivanoe Fossani, sull’isola bunker di Trimelone, nel lago di Garda. L’intervista venne però pubblicata in volume solo nel 1952, senza possibilità quindi di essere smentita.
Mussolini raccontò degli esperimenti di Marconi a cui aveva assistito nel 1935: “Sulla strada di Ostia, ad Acilia, Marconi ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell’improvviso guasto: poterono ripartire soltanto quando lo volle il grande inventore. L’esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio, coi medesimi risultati. Ad Orbetello, due apparecchi radiocomandati vennero incendiati ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il “raggio della morte” e l’aveva perfezionato in modo da poterlo usare con discreta facilità e con una spesa relativamente modesta. Col “raggio della morte” si sarebbe andati in capo al mondo nel giro di tre mesi”.
Quindi perché il raggio della morte non è diventato un’arma? si domanda lo storico contemporaneista Aurelio Lepre nel suo saggio Mussolini l’italiano. Il Duce nel mito e nella realtà (Mondadori, 1995). Scrive: “Mussolini mette in scena nell’intervista un vero e proprio psicodramma.
Marconi, racconta Mussolini, che negli ultimi tempi era diventato religiosissimo, ebbe scrupoli di carattere umanitario e chiese consiglio al papa (Pio XI Ratti, 1857-1939, ndr), il quale lo sconsigliò di rivelare una scoperta così micidiale. Marconi, turbatissimo, lo riferì a Mussolini che rimase “esterrefatto” e lo esortò a non tenere segreta una scoperta che avrebbe potuto essere fatta anche da altri e impiegata contro gli italiani. Lasciò tuttavia che risolvesse il caso con la sua coscienza, “sicuro che i suoi profondi sentimenti di italianità avrebbero avuto il sopravvento”. Mentre si combatteva in lui una “tremenda lotta interiore tra i due sentimenti, religioso e patriottico”, Marconi improvvisamente morì (di infarto il 20 luglio 1937, ndr).
Rara foto di Marconi in divisa fascista e fez nel 1934
E’ possibile che Mussolini abbia detto veramente queste cose a Fossani? Non è certo ma è possibile. C’è un passo del discorso che Mussolini tenne il 9 dicembre 1937 al Senato, alla morte di Marconi per commemorarlo, che autorizza a crederlo. Mussolini disse che negli ultimi tempi, prima di morire, lo scienziato aveva portato la sua attenzione sulle “progressive applicazioni delle microonde: “Ebbero luogo nei dintorni di Roma degli esperimenti di carattere militare ai quali assistei”. E voci che sulla strada di Ostia le automobili si erano fermate, circolarono ampiamente in quei giorni”.
Anche il grande storico del fascismo Renzo De Felice (1929-1996) si dimostrò possibilista. Scrisse nel 1981: “E’ considerata reale la possibilità che Marconi fosse arrivato alla costruzione di una super-arma ma dopo essersi consultato col Santo Padre non consegnò al Duce la sua invenzione”.
Elettra, ultima figlia di Marconi, nata nel 1930, intervistata dalla Radio Vaticana ha confermato la profonda amicizia e l’assoluta dedizione di suo padre a papa Pio XI col quale lo scienziato s’intratteneva in colloqui riservati. Per lo storico Tabarroni e per il suo maggior biografo Giancarlo Masini (Marconi, Utet, 1975) invece, Marconi non costruì mai un “raggio della morte”.
Marconi e papa Pio XI in Vaticano
La leggenda del “raggio della morte” però resiste ancora. Di certo c’è che l’Italia fascista alla fine degli anni Trenta del Novecento si trovò all’avanguardia negli studi sulle onde elettromagnetiche ma, a causa di scelte tecnico-militari sbagliate, il Radar infine lo usarono al meglio i suoi nemici.
Se questo breve articolo ha suscitato qualche curiosità nei lettori, consiglio il saggio di Piero Baroni, La guerra dei Radar: il suicidio dell’Italia. 1935/1943, Greco&Greco Editori, Milano, 2007.
Il Museo Marconiano di Torre Chiaruccia a Santa Marinella (Roma) oggi.
Fonti
1) Luigi Carilio Castioni, L’Italia aveva il radar, perché non l’usò?, in “Storia Illustrata” n. 258 – Maggio 1979, pp. 46-59, A. Mondadori Editore, Milano.
2) Giorgio Tabarroni, Marconi, molto amato, spesso incompreso, in “Storia Illustrata” n. 356 – Luglio 1987, pp. 114-115, A. Mondadori Editore, Milano.
3) Aurelio Lepre, Mussolini l’italiano. Il Duce nel mito e nella realtà, Oscar Storia Mondadori, Milano, 1995, pp. 347-348.
4) Livio Spinelli, Papa Benedetto XVI e il disarmo, in “L’altra Voce”, Anno II, n. 1 – Gennaio 2008, Cerveteri (Roma), pp. 12-13.
5) Renzo De Felice, Mussolini il duce; Einaudi, Torino, 1981, vol. II, p. 789.
6) Giancarlo Masini, Marconi, Utet, Torino, 1975.
7) Giovanni Cecini, L’incredibile storia della Seconda guerra mondiale. Strategie, armi, protagonisti del conflitto che ha cambiato le sorti del mondo, Newton Compton Editori, Roma, 2019, pp. 232-233.
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Appendice del 4 luglio 2022 (cfr. Commento di Fabio Lambertucci)
Cliccare per ingrandire
L’articolo, del corrispondente di Repubblica da Londra, Antonello Guerrera, si può reperire sul web.
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Appendice del 6 settembre 2022 (cfr commento di Fabio Lambertucci)
Dei rapporti tra il mondo della scienza e il regime fascista, specie dopo le leggi razziali del ’38, tratta anche un libro recensito sul Venerdì di Repubblica del 19 agosto 2022, n° 1796:
“Da via Panisperna all’America. I fisici italiani e la Seconda guerra mondiale”, a cura di Giovanni Battimelli, Michelangelo De Maria e Adele La Rana.
Copertina Venerdì di Repubblica n° 1796
Schermata della pagina contenente l’articolo in questione (cliccare per ingrandire)
Rettifica di Fabio Lambertucci pubblicata dal “Venerdì di Repubblica” n° 1798 del 2 settembre 2022, p. 11.
Qui di seguito in ritaglio-immagine il frontespizio e la doppia pagina contenente la rettifica:
Copertina Venerdì di Repubblica n° 1798
Venerdì di Repubblica n° 1798 pagg. 10-11
Fabio Lambertucci
4 Luglio 2022 at 18:48
Di Guglielmo Marconi fascista e antisemita tratta anche la Repubblica, in un articolo di ieri, domenica 3 luglio 2022.
Titolo e foto nell’articolo di base (a cura della Redazione)
Redazione
6 Settembre 2022 at 16:20
Dei rapporti tra il mondo della scienza e il regime fascista, specie dopo le leggi razziali del ’38, tratta anche un libro recensito sul Venerdì di Repubblica del 19 agosto 2022, n° 1796:
“Da via Panisperna all’America. I fisici italiani e la Seconda guerra mondiale”, a cura di Giovanni Battimelli, Michelangelo De Maria e Adele La Rana.
Sul “Venerdì di Repubblica” n° 1798 del 2 settembre 2022, a p. 11 è stata pubblicata una rettifica del nostro Fabio Lambertucci
Tutte le immagini nell’articolo di base