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Abolisco ogni presunzione intellettualistica e affronto l’argomento col senso comune, come farebbe l’uomo della strada. Il quale, oggi, senza alcun dubbio si dice convinto che chi si cimenta nella lotta e/o gioco politico, lo fa per un’ ambizione precisa. Si cerca il consenso degli altri per realizzare taluni suoi interessi (o evidenti o in viaggio o nascosti). Si anela al potere, ossia a concretizzare i propri disegni. Questa è l’opinione corrente. Non lo credo. Riporto il giudizio soltanto per deprecare il qualunquismo che lo sostiene, in cui spesso ci crogioliamo tutti, senza pensare che, così facendo, si alimenta la disaffezione alla politica.
E tuttavia è passato sotto i nostri occhi di elettori come gli Amministratori si facciano favori scambievoli allorché stazionano nel Consiglio comunale.
Anche questo argomento puzza di qualunquismo, e perciò non va ribadito, ma non c’è dubbio che la politica equivalga oggi ad ottenere il potere. Quasi che non vi sia altro modo di intenderla. E invece c’è e ha supporti autorevoli, e ha esempi storici illustri, e, soprattutto, ha un’attrattiva molto più avvincente: è la politica come servizio.
Non voglio apparire un’anima candida ma le grandi realizzazioni politiche, nella storia, anche d’ Italia, hanno trovato idee e forza in personalità spinte dalla passione per il bene comune e non per il proprio interesse.
Quando il Consiglio comunale di Ponza con a capo il sindaco Vitiello don Mario decretò la chiusura della miniera SAMIP interpretò il sentimento dell’intera comunità ponzese che in quell’atto vide realizzato il sogno comune. Contro lo strapotere di una lobby affaristica.
Mettersi al servizio significa rinunciare a parte del proprio tempo libero, significa mostrare la schiena dritta di fronte ai potentati economici ( romani e napoletani), significa rifiutare al fratello la licenza illecita, redarguire l’amico per una malefatta. Sono comportamenti che non trovano riconoscenza nei compaesani, anzi, al contrario. Sono atti di coraggio che si consumano nel contrasto familiare, nel dissidio interno della propria coscienza. Se non si hanno corazze ( morali ) preventive sarebbe saggio non cimentarsi nei compiti politici.
Ho fatto leggere questo pezzo a zi’ ’Ntunino e con disgusto mi ha mandato una risposta strana, che allego:
Stella, stella
stella fuchella,
a notte s’è fatta scura
e nun t’annasconno
ca tengo appaura.
I ’ualle canteno ’ncopp’a ’munnezza,
tutti s’avvantano,
e nesciuno s’avvede
ca ’u paese
è cignuto ind’ a na rezza.
Eppure i regole ce stanno
e se sanno:
– chi nun è bbuono pe isso
nun è bbuono manco pe’ ll’ate;
– chi nun è gghiuto maie a fatica’
nun sape cummanna’;
– chi i cose ’i vo’ dall’ate
è fesso e nun ’u ssape;
– chi vò sulo cummanna’
fa sulo danne a’ comunità;
– chi nun capisce i raggione ’i chi sta sotto
ha magnato a sbafo e nun se n’è accorto;
– pe sta’ assieme
ce vo’ pacienza e core sincero.
Sempre più strano… zì Ntunino… eppoi… adesso se l’intende con questa stella fuchella… Mah…