di Paolo Iannuccelli
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Il San Salvatore è l’imbarcazione che ha segnato un’epoca d’oro della marineria ponzese.
Il bastimento fu varato a Torre Annunziata nel 1923, il primo a motore concepito con le stive bucate per il ricambio dell’acqua, era di proprietà della famiglia Sandolo.
Nel giugno del 1941 il San Salvatore fu affondato dagli inglesi, un sottomarino prese a cannonate il bastimento, poi indirizzò il fuoco anche sulla barca di salvataggio. I marinai si trovavano nel Canale di Sardegna con a bordo un carico di formaggio. i sette ponzesi a bordo riuscirono a salvarsi, buttarono a mare una scialuppa e la prima casetta che trovarono fu subito oggetto di attenzioni: cercavano dei viveri ma trovarono dei liquori. Il sottomarino inglese continuò il suo “lavoro”, prendendo a cannonate in seguito anche la scialuppa di salvataggio. I marinai invocarono immediatamente San Silverio, entrarono in una nuvola che li avvolse mentre i colpi di cannone arrivavano di fianco. La nuvola non li abbandonò e riuscirono a fuggire raggiungendo a remi l’isola della Maddalena, con i soldati di guardia che non spararono, pur essendo indecisi sul da farsi in quel delicato momento.
Il bastimento fu affrescato da Raffaele Sandolo nella chiesa della Santissima Trinità dei Santi Silverio e Domitilla, si ispirò a una grande tempesta e sono in tanti i fedeli ad ammirarlo.
La marineria isolana si è sempre distinta nella pesca delle aragoste. Durante un mese di febbraio, non proprio clemente sulle condizioni meteomarine, il San Salvatore partì verso la Sardegna, dopo aver caricato i gozzi dei pescatori si alzarono le vele. Sessanta miglia fuori Ponza affrontarono una terribile tempesta con venti di scirocco e mezzogiorno e persero il controllo del bastimento. Per giorni non si ebbero notizie del San Salvatore, a quel tempo non esistevano baracchini. Chi arrivava in un posto spediva immediatamente un telegramma alla famiglia, rassicurando tutti. Fortunatamente il vento spinse l’imbarcazione verso Santo Stefano dove finalmente si rifocillano riuscendo a tranquillizzare i familiari in ansia. In altra occasione si persero le tracce del San Salvatore e di un altro peschereccio. Le mogli dei pescatori si recarono da un sensitivo residente a Santa Maria che si mise sotto una coperta entrando in trance. Le donne udirono spaventosi lamenti e da sotto la coperta il veggente assicurò che le due imbarcazioni sarebbero ritornate a Ponza il giorno seguente. Non sbagliò, indovinò persino l’orario.
Anche in Grecia i marinai imbarcati sul San Salvatore si fecero notare incontrando un greco molto loquace che indicò loro uno scoglio ove pescare le aragoste. Ne presero davvero tante dopo aver posizionato le nasse.
Il capitano Raffaele Sandolo si recò su un isolotto vicino e riempì un sacco pieno di uccelli. Fatto ritorno sul gozzo, i ponzesi ritirano le nasse con aragoste a volontà. Non c’erano più esche, aprirono il sacco di uccelli e li misero nelle nasse. Il sistema funzionò, quando ritirarono le nasse si vedevano prima le penne degli uccelli, poi le aragoste.
Nota della Redazione
Sul sito la vicenda del bastimento affrescato centralmente alla base della cupola della Chiesa di Ponza è stata raccontata da Gino Usai nel novembre 2011: Chiesa della SS Trinità (8)