di Giuseppe Mazzella di Rurillo
–
“Una rielezione sul bordo dell’abisso”.
Questo il titolo dell’editoriale de Le Monde di oggi firmato dal direttore Jérôme Fenoglio.
Le Monde ha sostenuto con profonda convinzione e un netto schieramento la rielezione di Emmanuel Macron al secondo turno, ma ha dato un’ampia informazione ai suoi lettori sui programmi e le idee dei due candidati dando spazio anche alle posizioni degli altri personaggi.
Lo spazio che ho qui non mi permette di dire quanto credo di aver capito. Tuttavia l’osservazione prioritaria è che riscontro molte più analogie che diversità della nostra situazione in Italia rispetto a quella dei fratelli francesi (per me lo sono più che cugini; del resto il napoletano definisce i cugini “fratelli cugini” come per rimarcare un unico ceppo familiare e di sangue).
Anche in Francia si sono dissolti i partiti del ‘900. Anche in Francia sono scomparsi i socialisti e quello che è ancora più triste è che il nuovo movimento della “France insoumise”, cioè “la Francia indomita o ribelle” dell’ ex socialista Jean-Luc Mélenchon che ha ottenuto il 20 per cento al primo turno e che vuole essere “alternativa di sinistra” per le prossime elezioni legislative di giugno, non intende fare alleanza con quello che rimane del PS che era il partito di Mitterrand due volte presidente e per 14 anni.
Così anche in Francia si comincia a parlare di raggruppamenti con nuovi nomi abbandonando i vecchi partiti.
Macron del resto ha vinto due volte con un movimento, “En Marche”, senza etichetta di partito.
A destra Marine Le Pen è pronta con il suo rassemblement Nationale e Mélenchon a sinistra comincia a parlare di “blocco popolare”. Mentre in una area che da noi si direbbe “di centro-sinistra” – ma che in Francia i seguaci di Macron vedono come un “fronte repubblicano”, con i socialisti ed i gollisti di sinistra e il loro partito, Les Républicains –, sono non solo al lumicino, ma divisi perché venivano indicati come “la droite” che ormai è dispersa come la diaspora israelita.
Mi fermo qui: anche in Italia è in gestazione qualcosa di simile.
G. M. di R.
***
Appendice del 28 apr. 2022, h. 00:30 (cfr. Commento della Redazione)
Un articolo di Bernard-Henry Levy da la Repubblica di ieri 27 aprile 2022:
Macron di BH Levy. La Repubblica del 27.04.22.pdf
***
Appendice del 28 apr. h.16 (cfr Commento della Redazione)
Un articolo di Bernard Guetta da la Repubblica di martedì 26 aprile 2022:
Bernard Guetta. La Repubblica del 26 apr. 2022.pdf
La Redazione
28 Aprile 2022 at 00:51
Nel tentativo di comporre il puzzle della complicata politica interna francese, pensiamo di far cosa gradita ai lettori proponendo questo articolo di Bernard-Henry Levy da la Repubblica di ieri 27 aprile 2022.
In file .pdf in fondo all’articolo di base
La Redazione
28 Aprile 2022 at 16:32
Un ulteriore commento, sempre da parte di un giornalista francese, sulla politica interna d’oltralpe.
Di Bernard Guetta, da la Repubblica di martedì 26 apr. 2022
A seguire, nell’articolo di base, a cura della Redazione
Giuseppe Mazzella di Rurillo
29 Aprile 2022 at 23:42
Partecipo al ‘florilegio’ sulla Francia proposto dalla redazione con queste brevi note sul tema, comparse sul mio profilo Facebook il 27 aprile c.m.
***
Francia e Italia. L’importanza della “semi-repubblica”
Nel 1958 la Francia ha una svolta istituzionale voluta dal generale Charles de Gaulle. Con un referendum deliberativo il popolo approva una nuova costituzione. É scritta da una commissione di esperti presieduta da Michel Debré. È di tipo “semi-presidenziale” e sembra fatta apposta per de Gaulle. La sinistra la contesta. Nessuno pensa che il nuovo sistema possa funzionare dopo de Gaulle perché assegna grandi poteri al Presidente ma non esclude il Parlamento. É chiamata la quinta repubblica. Dal 1789 la Francia ha cinque costituzioni. Il sistema dura ancora. Ma i fatti stanno dimostrando che sia in Francia che in Italia la democrazia repubblicana non può avere un Capo dello Stato meramente rappresentativo. La crisi dei partiti impone un Presidente con rilevanti poteri di governo effettivo.
In Italia, senza modificare la carta del 1948, di fatto massimizzando le prerogative del Capo dello Stato, stiamo vivendo un “semi-presidenzialismo alla francese”. Le prossime elezioni legislative dopo la rielezione di Macron daranno segnali importanti. Accadrà la stessa cosa in Italia? Con quale legge elettorale? Si formeranno “raggruppamenti” come in Francia? Sono formalmente necessarie riforme istituzionali?
G. M. di R.