di Giuseppe Mazzella
–
Viviamo tempi di grande incertezza, drammaticamente difficili, di perdita delle speranze. La situazione nazionale e internazionale è veramente sull’orlo di una crisi di cui non è possibile prevedere gli esiti. La pandemia da Covid-19 e la guerra tra Russia e Ucraina, che si sono innestate su una grave situazione economica che si trascina almeno da dieci anni, ci ha resi tutti più poveri e meno liberi.
L’Italia e la stessa Europa si stanno dimostrando poco convincenti e forse inadeguate a promuovere una politica unitaria e condivisa, come era nei voti del Manifesto di Ventotene, il cui ricordo e recente celebrazione, pur meritevole, come scrive Gennaro Di Fazio, Presidente della Comunità dell’Arcipelago (leggi qui), non riescono a lenire quel senso di sfiducia che serpeggia sempre più pesantemente.
L’Europa sognata, della cultura dei popoli e della civiltà, è diventata sempre più l’Europa delle banche. Se, poi, in questo quadro fosco si aggiungono i racconti che i mass media ammanniscono secondo la vulgata delle bande alle quali appartengono, non per fare informazione, ma propaganda e orientamento del pensiero, il nostro presente e il prossimo futuro appaiono particolarmente oscuri.
Avendo qualche anno sulle spalle non ho mai assistito ad una informazione così uniformata come quella attuale, dove le voci discordanti, oltre ad essere rare, vengono immediatamente soffocate con epiteti inappropriati e mistificatori. Ecco perché titolo questa epicrisi “Una grande Babele”, dove non riusciamo più a comunicare tra noi, che è veramente un paradosso nell’era della comunicazione digitale e mondiale. Credo, infatti, che sia necessario una vera rivoluzione etica, per poter dare ad ogni parola il suo vero, originario significato. Da almeno quarant’anni, infatti, molti termini, tirati per le orecchie, non stanno più ad indicare quello che dovrebbero giustamente indicare. Una continua caduta culturale, che anche i recenti test scolastici evidenziano in maniera impressionante.
E’ naturale che anche la nostra piccola comunità viva e soffra questa situazione di disagio e sul sito abbondino le domande tese non solo a illustrare lo stato dei fatti, ma a cercare spiegazioni per quello che siamo diventati. Franco De Luca (leggi qui), nel suo ormai pluri-settimanale arrovellarsi sulla sociologia isolana, cerca di individuare le cause profonde e antiche del perché siamo quelli che siamo, potendo mettere a confronto la vita di più generazioni. Sull’onda del recupero di una cultura, purtroppo erroneamente rivoluzionata oltre mezzo secolo fa, che non ha dato i frutti sperati, si dilunga Giuseppe Mazzella da Ischia (leggi qui), che analizza anche da economista i cambiamenti epocali avvenuti.
A tirar un po’ su il morale in questa settimana un po’ grigia arrivano i nuovi riconoscimenti a Gino Pesce e al suo storico ristorante L’Acqua Pazza (leggi qui) e la nascita di Elodie (leggi qui).
I ponzesi in queste settimane di inizio stagione turistica, oltre all’ansia di riorganizzarsi per affrontarla al meglio, sono tesi a sviluppare un dialogo finalizzato ad individuare una compagine in grado di governare l’isola dopo le elezioni del prossimo 12 giugno. Su questo tema e sui rapporti tra i cosìddetti “intellettuali” e i semplici lavoratori e sul dominio che i non ponzesi “esercitano da sempre in prevalenza il loro potere economico e culturale sull’isola”, Franco De Luca (leggi qui) analizza le radici storiche e le cause.
Vincenzo Ambrosino, con la sua intervista a Mariano De Luca (leggi qui), mette in risalto una certa assenza dall’impegno politico soprattutto da parte dei più giovani e una costante indolenza da parte di tanti, ormai assuefatti all’idea che le liste si fanno con il conteggio dei semplici voti e non con la proposta di un progetto politico. Progetto politico che verte essenzialmente attorno al tema centrale: come evitare lo spopolamento e creare le condizioni migliori per la vita di tutti gli isolani.
Certamente in questo discorso la proposta di Tonino Impagliazzo (leggi qui) di una rivisitazione quinquennale dei collegamenti tra le isole e il continente rappresenta un tassello importante. Ma certamente non basta. Molti ancora i problemi sul tappeto, a cominciare dal dissalatore (leggi qui) alle opportunità annunciate di utilizzo del PNRR per rendere le nostre isole ecologicamente sempre più tutelate.
Tutti noi potremo fare il grande salto di qualità, però, a mio modesto parere, solo quando saremo in grado di cambiare mentalità, prendendo coscienza una volta per tutte non di essere delle monadi, ma di far parte di una comunità, dove il bene comune appartiene a tutti e tutti ne debbono godere. Ovviamente le decisioni che dovranno essere prese nei prossimi mesi devono avere presente un fatto fondamentale: anche se siamo isole turistiche abbiamo una storia, una identità, beni preziosi non solo da preservare e rivitalizzare, in un contesto economico che specie in questo periodo va aiutato a risollevarsi. Quindi meno burocrazia, vero potere senza faccia e senza responsabilità, meno fiscalità opprimente, ma applicazione equilibrata soprattutto per la classe media, impulso all’imprenditoria in particolare con uffici dedicati dell’amministrazione comunale ad indirizzare e aiutare quanti vogliono avviare una propria attività, incentivi a tutte quelle buone pratiche tese a salvaguardare il territorio, e a collaborare con tutti gli altri centri viciniori in un proficuo scambio umano e commerciale, il rafforzamento della tutela della salute, in un contesto in cui i nuovi e migliori collegamenti potranno dare un efficace potenziamento alla vita isolana.
In riferimento alla recente deliberazione (leggi qui) con cui è stato elaborato il programma di eventi estivi si rimane perlomeno perplessi sulle modalità adottate, abbandonando la buona pratica, come avvenuto sempre in passato, di interessare e coinvolgere tutte le associazioni locali.
E’ necessario avviare, quindi, un grande processo di mediazione degli interessi di tutti, in grado di garantire una migliore vivibilità. Mi auguro che Ponza e Ventotene possano avere nelle prossime compagini amministrative persone non di parte, tese a curare interessi di alcuni, ma veramente al servizio di tutta la popolazione. Se non facciamo questo sforzo e tutti assieme, ed è stato scritto abbondantemente sul sito, siamo destinati a diventare sempre più uno dei tanti villaggi turistici estivi, avviandoci inesorabilmente verso inverni tristi e sempre più desolati, con l’aggravio di una sempre maggiore confusione di valori in una Babele che alla fine non saremo più in grado di arginare.
NdR: l’immagine di apertura è la Torre di Babele, olio su tavola di Peter Bruegel il Vecchio (1525/30 – 1569)
