di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Fin da quando cominciai a studiare il francese – oltre 50 anni fa e grazie al prof. Biagio Lauro – “Le Monde” ha accompagnato la mia vita anche se non potevo acquistarlo e leggerlo ogni giorno. Ma non l’ho mai abbandonato così non ho mai voluto abbandonare la lingua francese che ormai qui parlano in pochi.
Leggere Le Monde significava ricordarmi la lingua, cercare di capire il testo anche se non conoscevo e conosco tutti i termini. Ma era ed è un “effort” per ricordare la lingua con una sfida quotidiana a me stesso. Trovo ancora interesse a leggere Le Monde anche se sono “en retraite” e non ho da fare alcuna carriera personale in un ufficio o in un giornale.
Trovo oggi più di ieri il piacere di leggere Le Monde. La scrittura così essenziale. L’attenzione per i fatti del “mondo” non solo di Francia.
La divisione chiara del fatto dall’opinione ma soprattutto il piacere di leggere un giornale chiaramente schierato in una parte politica. Le Monde è quello che si può ancora definire un giornale di “sinistra” e come tale il taglio degli articoli, gli editoriali, le opinioni ospitate sono tutti scritti con una cultura di sinistra democratica e repubblicana non estrema e per definizione ieri ed oggi come da 78 anni dichiaratamente anti-comunista. Le Monde in queste elezioni si schiera con Emmanuel Macron e contro Marine Le Pen.
Ritiene Macron l’espressione di una sinistra – liberale e socialdemocratica e keynesiana – ed invita i suoi lettori a votare domenica prossima per Macron che ha un movimento politico che si chiama “la France en Marche” e non si dichiara con un nome di una ideologia del ’90. Bisogna conoscere il “regime della quinta repubblica”- quella voluta e creata da De Gaulle nel 1958 – per capire l’ importanza estrema dell’elezione del presidente della repubblica. Le Monde propone un “fronte repubblicano” dopo il quasi azzeramento dei gollisti e dei socialisti. L’ estrema sinistra ha un leader che ha ottenuto al primo turno il 22 per cento e che è un ex-socialista che si chiama Melenchon che non ha fatto una dichiarazione di voto per Macron ma si è detto contro Le Pen.
É il solito inguaribile personalismo ed infantilismo della “vecchia sinistra” che può determinare la vittoria dell’estrema destra. È un Bertinotti francese incapace di realizzare una moderna sinistra di governo al tempo della pandemia e della guerra in Ucraina che sta determinando, di fatto, una terza guerra mondiale. Macron invece è il più convinto europeista che la Francia della quinta repubblica ha espresso e mandato all’Eliseo. Macron ha dato dimostrazione di credere fermamente all’Unione Europea e nella unione vede sempre di più un “protagonismo responsabile” della Francia, della Germania e dell’Italia.
Anche in Italia dovremmo creare una “repubblica in marcia”.
Sentirci a sinistra con la profonda fede nella repubblica e nella sua costituzione “programmatica” di cui resta moltissimo da attuare. Forza Macron. Forza Francia. Forza Europa.