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Cerco da tre giorni l’argomento cui dedicare il breve testo di presentazione della newsletter che invio ogni settimana agli amici che mi leggono (magari non tutti e non sempre, ma spes ultima dea…); di norma è collegato alla situazione generale oppure a qualche pezzo forte pubblicato nel corso della settimana.
Qualunque argomento mi sembra scontato e messo in ombra dalla situazione generale di guerra e, per dir meglio, di contrapposizione armata fra due mondi che non hanno mai smesso da un secolo di fronteggiarsi e che ora pensano (almeno uno dei due lo fa [1]) che sia venuto il momento di forzare. Se poi il campo di battaglia è casa d’altri, poco importa, le forze in campo sono abituate a giocare fuori casa, in campo neutro (per loro), a cambiare campo non appena si accorgono che quello in cui giocano o hanno appena finito di giocare è ridotto ormai in condizioni penose; a sospendere ogni tanto per riprendere fiato, combattere con qualcun altro per tenersi caldi e pronti, e poi ricominciare, sempre in campo altrui.
Il campo oggi è l’Europa, la nostra Patria comune, che dovremmo conservare fuori dalle rabbiose lotte dei due contendenti e che invece per storia, natura, interesse corporativo e stupidità (non in ordine di importanza) alimentiamo, non comprendendo che alla fine chi pagherà saranno non solo quelli che abitano di diritto nel campo di battaglia, ove le schermaglie armate replicano il loro alfabeto di distruzione, ma in tutta l’Unione Europea, che ha dato ancora una volta dimostrazione di essere parcellizzata, frantumata in interessi nazionali, incapace di perseguire grandi obiettivi strategici – portando finalmente con dignità l’Europa regionale ai suoi destini storici -, ma anche di individuarli e progettarli. Appelli, indignazioni, grandi movimenti di apparente partecipazione nascondono incapacità, interesse personale in guerra guerreggiata nel cortile di casa, vanagloria personale, paura di esporsi, subalternità ideologica.
Ho smesso di ascoltare i telegiornali italiani ed ho limitato le fonti di approvvigionamento di informazione ad alcune fonti collaudate, verificandone costantemente la serietà e la corrispondenza della visione; ho disdetto l’abbonamento al quotidiano che fu di Scalfari ed ho restituito la tessera al partito politico cui avevo aderito dalla sua nascita e a cui ho sempre versato il 5°/°°, costretto alla diaspora dalla vista ridicola di un segretario politico con tanto di elmetto, bloccato dalla guerra mentre stava per diventare segretario della Nato, organo morente estremunto [2] e improvvisamente (forse per vicinanza della Pasqua) resuscitato e avviato a nuove avventure.
C’è stata una voce, sul giornale di ieri 17 aprile, quella di Marco Revelli [3], che ha avuto il coraggio e la sapienza di uscire dal coro omologato degli osannanti e dire parole politiche, per esprimere concetti politici, che trascendono, cioè gli aspetti contingentemente “umani”, per puntare l’attenzione alle iniziative diplomatiche, mirate veramente e con decisione alla risoluzione patteggiata del conflitto in corso.
Sottolinea Revelli il fatto eclatante dello spettacolo da rodeo offerto dai Capofila, anzi, per usare le sue parole, da “Ok Corral” [4], e sull’uso continuo, iterativo, della parola guerra, come se fosse l’unica opzione possibile e la parola alternativa, unica scelta civile, pace, fosse, a pronunciarla e a praticarla, una scelta di campo a favore di Putin.
È indispensabile, per evitare la catastrofe, che si assuma la visione dell’albero (c’è un’aggressione patente, compiuta dalla Russia; e c’è un aggredito, l’Ucraina, con il suo diritto naturale a resistere), allargando al contempo lo sguardo alla foresta, che ci rimanda l’orrenda possibilità di un conflitto atomico.
Max Weber, con la sua etica della responsabilità, ci impone di considerare le conseguenze dei nostri atti. Di tutti, anche e soprattutto dei servi sciocchi, quelli pronti ad urlare più degli altri sollevando le scope e i bastoni ben in alto per farsi vedere dai loro padroni, sperando in prebende, in futuri pezzi di pane, in ossi da spolpare o rigurgito di modernità, in una sniffata di cocaina. Cortigiani, vili, senza spina dorsale, pronti a piangere o a ridere a comando, leccapiedi, siamo in mano ai pagliacci che non fanno più ridere e giuocano con la pelle loro e degli altri. Un istinto di morte cupo, di finale tragico senza salvezza per nessuno. Da cui, nonostante il giorno d’oggi la richiami, non è data salvezza, speranza di ritorno.
Sono stanco di sentire le ragioni, oggi; mi sento solo di maledire i veri protagonisti della tragedia in atto; dico tutti, ma proprio tutti: protagonisti, deuteragonisti, comparse, vassalli, adulatori servili e piccoli insignificanti stercorari.
Note
[1] – Scegliere a seconda dei gusti personali, alle proprie inclinazioni, alle storie personali e agli eventuali trascorsi politici, del capriccio del momento…
[2] – Neologismo fresco di conio: indica colui al quale è stata somministrata l’estrema unzione, sacramento della chiesa cattolica destinato agli infermi, non solo ai morenti.
[3] – Marco Revelli. (Cuneo, 1947) è un politologo, sociologo, storico, accademico, attivista politico, giornalista e saggista italiano. Figlio del partigiano-scrittore Nuto Revelli, è titolare delle cattedre di Scienza della politica, Sistemi Politici e Amministrativi Comparati e Teorie dell’Amministrazione e Politiche Pubbliche presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, si è occupato tra l’altro dell’analisi dei processi produttivi (fordismo, post-fordismo, globalizzazione), della “cultura di destra” e, più in genere, delle forme politiche del Novecento.
[4] – OK Corral. La sparatoria all’O.K. Corral è un episodio della storia del Far West, che ebbe luogo il 26 ottobre 1881 nei pressi di Tombstone, Arizona, e che ha ispirato numerosi film western.
Il conflitto a fuoco vide protagonisti i tre fratelli Earp, funzionari di polizia, affiancati dal pistolero Doc Holliday, contro alcuni componenti della banda dei Cowboys: i fratelli Billy e Ike Clanton, i fratelli Frank e Tom McLaury e Billy Claiborne.
Lo scontro si concluse con la vittoria degli Earp e la morte dei fratelli McLaury e Billy Clanton. Da ciò si scatenò una serie di eventi che portarono all’uccisione di Morgan Earp e alla cosiddetta Vendetta degli Earp.
Corral è propriamente un recinto per il bestiame; O.K. è il nome del recinto. Il rimando all’Ok Corral è “d’obbligo” quando ci si riferisce ad una sfida senza esclusione di colpi all’ultimo sangue. I fatti ispirarono letteratura e cinema; in quest’ultimo campo è rimasto famoso il film di John Sturges del 1957 Sfida all’Ok Corral (Gunfight at the O.K. Corral) con Burt Lancaster, Kirk Douglas, Rhonda Fleming, Jo Van Fleet, John Ireland, Lyle Bettger.
vincenzo
18 Aprile 2022 at 20:54
Caro Tano c’era una volta una sinistra e c’erano una volta i giornalisti di sinistra.
https://www.facebook.com/100078773354004/videos/561800838392661/
Luigi Maria Dies
24 Aprile 2022 at 07:30
Pubblichiamo con ritardo un commento di Luigi Dies postato il 21/04/2022 alle 17:49 e rimasto in attesa di approvazione; siccome è una modalità che il sistema raramente applica, è rimasto in attesa fino a che, scorrendo i vecchi commenti, non ce ne siamo accorti. Ci scusiamo con Luigi.
La Redazione
Ciao Tano, proviamo a guardare nelle palle degli occhi quelli che due… occhi ce li hanno.
I popoli nomadi, primitivi, avevano capito nella loro semplicità, che per cacciare bisognava muoversi e spostarsi in sintonia con le mandrie di bestiame libero nelle praterie. I popoli contadini stanziali, attenti osservatori dei cicli delle stagioni, avevano capito il significato dei tempi della semina del raccolto, e del tempo della pausa dei campi. Allo stesso modo i cacciatori non mettevano in dubbio minimamente quella che doveva essere l’attenzione alle stagioni delle migrazioni dei tanti tipi di uccelli. Sapevano vivere in fondo i loro pur scalcinati tempi con la loro cultura e, se serviva, se il potere esagerava, qualche rivoluzione la riuscivano a fare.
Insomma ragionavano. Ora siamo tutti lì a definirli popoli passati, trapassati addirittura, soprattutto li definiamo barbari ed ignoranti. Oggi la verità è che noi, del nostro tempo non abbiamo capito nulla. Nella nostra testa riecheggiano solo spot pubblicitari. Ragazzi che non hanno mai visto una gallina. Il pollo lo produce “pollidori”, i carciofi comprateli da “talegel”, “rikrea” è un falegname che ti insegna a montare un cubo.
Sei una persona intelligente se ti illudi di diventare ricco con i consigli dei Paperoni.
Sei una persona sana se continui a curarti con migliaia di farmaci prodotti per illuderti che puoi stare meglio di quanto tu non stia adesso e per non farti capire che tu sei già in buona salute.
Tu ci credi, altri provano a pensare. Alla fine nella tua testa l’idea che prevale è che quelli che non vogliono farsi prendere per il cubo sono poveri deficienti.
Dovete sapere che in tutto questo la politica non c’entra più. Da secoli, ed è sempre stato così, comanda chi muove i soldi, anzi, comandano i soldi. Un tempo la politica riusciva a gestire anche la ricchezza. Il re si circondava di nobili che utilizzava per le sue conquiste, che si arricchivano e lo arricchivano, ma quando un nobile diventava troppo ricco cadeva in disgrazia e veniva eliminato fi-si-ca-men-te, per non dare fastidio a chi dominava. Quando una certa parte di un esercito mercenario, con la potenza delle sue conquiste e delle ricchezze acquisite tornava trionfatore, il suo generale era in grado di soppiantare addirittura un imperatore.
Ora ditemi voi cosa hanno fatto l’Inghilterra coloniale e le nazioni europee colonizzatrici, L’America razzista, la Russia zarista che spandevano atrocità con le ideologie, La Cina imperiale, e tutte le realtà nel mondo in tutti i tempi di qualsiasi ideologia mostrificata.
Oggi siamo nelle mani dei nuovi mostri. Perché dovrei dirvi quali sono, sono quelli che hanno tolto dalle mani della politica il potere economico. Non si fanno più comandare. Se non li conoscete è perché non ve ne importa nulla né di voi né dei vostri figli fino al punto di averli fatti diventare dei giganti ed averli resi praticamente immortali. Sono nascosti, neanche tanto, dietro a mille maschere, questi i veri assassini di oggi.
Le drammatiche verità che li riguardano sono diffuse, ovvero, tentano di diffonderle, persone allucinate dall’indifferenza generale. Persone alle quali allo stesso tempo viene tolta il più possibile la visibilità che meriterebbero, mentre vengono sbattuti in prima pagina, come mostri, piccoli caporali agricoli insignificanti, poveri e scompaginati mercenari prezzolati ed ignoranti. Colpevoli certo, ma mai quanto Mangiafuoco, che muove le sue marionette e racconta la verità a modo suo.
Per piacere, vi supplico, non fate il tifo per il burattinaio di turno che vi intorta. A volte, anzi quasi sempre è un burattino pure lui. Cercate le verità che da sempre racconta chi non recita a braccio o con un canovaccio preordinato e finalizzato. E’ importante ascoltare fatti. Eventi con cause ed effetti stimati e valutati criticamente e realisticamente. Finalità nascoste messe in luce. Persone che non hanno niente da guadagnare da queste narrazioni. Avendo già ormai quasi drammaticamente perduto del tutto la fiducia nell’intelligenza dell’umanità.
Ditemi se queste che vi segnalo sono falsità… E continuate ad informarvi.
https://fb.watch/cw5ohtuhXW/
https://pattoverascienza.com/come-affamare-e-sfruttare-i-popoli/
https://www.pressenza.com/it/2022/04/il-terzo-impero-colpisce-ancora/
vincenzo
24 Aprile 2022 at 10:12
Da tempo in questo sito sono definito un complottista termine risale ai tempi dell’omicidio di John Fitzgerald Kennedy. Mi fa piacere che stanno aumentando anche su questo Sito amici che sono stanchi di nutrirsi di TV e di Televisione di Sistema. E allora caro Luigi voglio ricordare solo poche parole finali del profetico sfogo di Pier Paolo Pasolini scritto nel 1974:
“Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero.”
Tano Pirrone
24 Aprile 2022 at 11:05
…e prima di servire, grattare abbondante Pasolini! Ci sta bene dovunque come il prezzemolo; poi stavolta proprio a fagiolo!