segnalato da Sandro Russo
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Siamo messi male, malissimo, ma ci dobbiamo aspettare ancora di peggio?
Ci sono dati di fatto, inoppugnabili. È un fatto che la specie umana, all’apice del suo sviluppo, è riuscita a dotarsi di un “deterrente “ (chiamiamolo così) di bombe atomiche la minima parte delle quali sarebbe in grado di spazzare ogni forma di vita dalla terra. Da ri-ascoltare Michele Serra già pubblicato sul sito, nella puntata di Che tempo che fa, quando parla del collezionismo, Quello suo, dei galletti in ceramica e quello in grande, delle potenze mondiali, che collezionano bombe atomiche.
Abbiamo anche ascoltato l’intervista a Giulietto Chiesa – che per dirla tutta è stato anche sostenitore della tesi complottista dietro l’attentato dell’11 settembre negli Usa e propugnatore della teoria delle “scie chimiche”. Ma della Russia e su Putin era sicuramente ben informato, essendo stato a suo tempo inviato de l’Unità in quel paese. Ebbene parla a lungo, Chiesa del Sistema missile antimissile, cioè della messa a punto ossessivamente perseguita sia dalla Russia che degli Stati Uniti di un sistema di reazione automatica in grado di distruggere i missili che portano le bombe nucleari prima che si alzino in volo.
Progetti dissennati e conseguenze distruttive (e autodistruttive) totali, segno di una specie umana giunta all’ultimo grado della sua follia.
Nel marasma che è in grado di paralizzare chiunque sia dotato di umanità e buon senso – parole ormai fuori moda e fuori tempo massimo -, ci fa piacere riportare due opinioni, guarda caso di donne, Dacia Maraini e Cristina Comencini. Sono in molti a pensare che se le sorti dell’umanità fossero state affidate alle donne, la storia dell’umanità avrebbe avuto un andamento diverso. Ma è andata così. Purtroppo.
Sandro Russo
Illustrazione di Doriano Solinas. Dal Corriere della Sera
Menzogne, propaganda e falsi miti di guerra
di Dacia Maraini – Dal Corriere della Sera di ieri, 12 aprile 2022
Esistono realtà incontrovertibili che si possono interpretare, ma non negare. E anche nei conflitti esistono regole
False notizie, propaganda, interessi contrastanti, menzogne, bufale, chi più ne ha più ne metta. Possiamo provare a sbrogliare qualche matassa, partendo dai fatti? Sappiamo tutti che i fatti si interpretano. Ma esistono dei fatti incontrovertibili che si possono interpretare, ma non negare.
Vulgata 1) La guerra è guerra e le atrocità sono parte del suo Dna. Ma davvero? Quindi Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema sarebbero parte di una guerra normale? Non siamo arrivati, dopo secoli di orrori e licenze, a stabilire delle regole che di solito si rispettano, come quella di non sparare sugli inermi cittadini, non bombardare ospedali, asili, e civili inermi? Quando questo avviene, perché certo avviene, si denunciano gli abusi e si chiede la condanna.
Vulgata 2) Le atrocità sono sempre state compiute, guardate i gas degli italiani in Africa, guardate gli americani in Vietnam, guardate Milosevic in Serbia ecc. Ebbene, non è una buona ragione per accettarne delle altre. Io sono tra quelli che hanno protestato, anche affrontando le cariche della polizia, per protestare contro la guerra del Vietnam, e ricordo piazze intere di giovani che lo facevano con me. Ricordo articoli di fiamma, programmi televisivi e film coraggiosi. La regola è: ogni volta che un Paese in guerra esce dalle regole (faticosamente stabilite in sede internazionale) viene denunciato, redarguito, criticato, messo all’angolo. Questa è il compito dei cittadini civili.
Vulgata 3) La povera Russia è stata assalita, circondata, provocata e non ha potuto fare a meno di reagire. Compiangerei semmai quel povero popolo russo che ha dato tanto al mondo e della cui cultura ci siamo nutriti tutti; compatirei quei cittadini che sono sotto il regime di un tiranno che li priva di ogni libertà (ricordiamo i giornali chiusi, i giornalisti assassinati, le minacce di carcere a chi scrive anche solo la parola guerra). Non sono i russi che hanno invaso l’Ucraina, è un regime corrotto e tirannico che, oltre a sopprimere la libertà presso i propri cittadini, sta cercando di sottomettere e assoggettare anche i popoli vicini che hanno scelto di volere essere indipendenti e autonomi.
Vulgata 4) L’Ucraina è sempre stata russa, fa parte del suo antico territorio sovietico. Ebbene, anche se dopo la rivoluzione sovietica l’Ucraina è diventata parte di una rete di influenza sovietica, secondo la volontà di Lenin doveva essere parte di una federazione di repubbliche indipendenti e con pari diritti. Ma poi è venuto Stalin che ha cominciato a espandersi a danno delle altre repubbliche, cercando di incorporare le identità dei vari popoli in un processo di russificazione che è stato feroce. Nella sua idea crudele di sovietizzazione dei Paesi vassalli, Stalin ha procurato una famosissima carestia che ha ucciso, negli anni 1932 e ’33, più di 3 milioni di persone in Ucraina. Crollata l’Unione Sovietica, l’Ucraina si è guadagnata l’indipendenza scegliendo la democrazia. Ho sentito con le mie orecchie un giornalista russo sostenere che Kiev, Odessa, Leopoli, Mariupol appartengono alla Russia da secoli. Sarebbe come dire che l’Austria domani avrebbe il diritto di invadere la Lombardia e il Veneto perché per secoli quei territori sono appartenuti all’impero austro-ungarico.
Vulgata 5) La Russia sta facendo un lavoro di de-nazificazione del Paese occupato. Risposta: certo, in Ucraina ci sono delle frange filo-naziste, ma come ce ne sono nella stessa Russia e in tutta Europa. In Ucraina questi nostalgici costituiscono solo il 2% della popolazione ed è profondamente ingiusto dare dei nazisti e cioè dei razzisti e dei prevaricatori alle tante persone che se ne stanno terrorizzate nelle cantine senza acqua né luce per non venire catturati o uccisi. Chi è più nazista in questo caso? Dichiarare razziste quelle migliaia di mamme con in braccio i bambini che si ammassano alle frontiere e su cui si è vergognosamente sparato, non solo è falso ma profondamente vile. Dove, come, quando si riconosce il loro nazismo? Tutto ci conferma che sono pacifici cittadini che vivevano la loro vita e sono stati cacciati via brutalmente dalle loro case e dalla loro terra. Ascoltiamoli, parliamo con loro, non cancelliamoli con una etichetta.
Vulgata 6) La bomba caduta sulla stazione di Kramatorsk piena di comuni cittadini, fra cui tanti bambini che tentavano di scappare via da città distrutte e bruciate, le hanno messe gli ucraini per poi incolpare l’esercito russo. E qui viene da ridere, se non ci facessero piangere per i tanti cittadini uccisi barbaramente mentre correvano con i loro fagotti una volta perse le case. Ecco, se io fossi un comico, farei ridere il mondo intero con la caricatura di queste teorie: dunque: gli ucraini nazisti, con a capo un ebreo nazista, si sono invasi da soli, si sono buttate le bombe da soli, si sono bruciati le case, hanno torturato, terrorizzato, derubato, cacciato i propri cittadini, inventandosi teatralmente le scene di morte e predazione, per dare la colpa ai russi. Ma davvero il popolo russo crede a queste fandonie? Eppure ho saputo di molti figli emigrati che hanno cercato di convincere i loro padri e non ci sono riusciti. «Sei una marionetta degli americani» è stata la risposta di questi padri rimasti in patria. Si è letto di una infermiera che a Kiev curava un soldato russo prigioniero che continuava a dire: «Vi dobbiamo uccidere tutti, perché siete nazisti e il nazismo è il nostro nemico». E qui capiamo quanto possa diventare potente la propaganda quando un Paese è privo di ogni dialettica informativa, quando c’è una sola voce che tuona dentro le case attraverso una televisione assoggettata, una radio asservita. Un Paese in cui i giornalisti vengono avvelenati, e chi protesta, anche solo per chiedere la pace, viene buttato in prigione con la minaccia di cinque anni di galera si può considerare un Paese che racconta la verità?
Vulgata 7) Infine la grande proposta: Ma invece di fare la guerra perché non create occasioni di confronto? Perché non cercate il colloquio usando la diplomazia invece delle armi? Giusto, siamo tutti d’accordo. Ma bisogna essere in due per accordarsi. Sono state fatte e si stanno facendo centinaia di tentativi per un accordo. Ma se per Putin la sola intesa possibile consiste nella resa totale e nella rinuncia a ogni libertà, come si può accedere a un accordo? Siamo di fronte a un autocrate che vorrebbe creare intorno al suo Paese altri Paesi totalitari, vorrebbe chiudere la sovranità delle nazioni sovrane, mettere al loro governo dei fantocci, cancellare ogni aspirazione alla democrazia alla libertà di pensiero e di parola.
Vulgata 8) I soldati incattiviti dalle reazioni dure dei locali, si danno, per vendetta, allo stupro, uccidono a sangue freddo chiunque passi per la strada, si danno a violenze indiscriminate all’insaputa dei loro capi. Ma davvero crediamo che in un regime severissimo e stretto in una morsa di spionaggio e controlli polizieschi alcuni soldati disperati e rabbiosi si permetterebbero di comportarsi a loro piacere nelle città conquistate senza il permesso e il consenso dei loro superiori? Purtroppo o forse per fortuna, tutto ci fa pensare che non si tratta di iniziative private ma di ordini superiori e la prova ce la dà il fatto che non si tratta di casi isolati, ma di una strategia che viene ripetuta giorno per giorno in città anche lontane fra di loro.
Vulgata 9) Armare gli ucraini significa incrementare la guerra. Ma siamo sicuri che disarmandoli e lasciandoli alla mercé del più potente, la guerra di conquista finirebbe? E ci sembra giusto che un popolo di 40 milioni di persone rinunci alla sua libertà e alla sua identità per paura, accettando tutte le pretese di un Paese invasore? Se l’Italia non avesse combattuto la sua battaglia di libertà sotto il regime fascista con una Resistenza che ha dato dignità al suo popolo e oltre tutto le ha permesso di mostrarsi degna di un minimo di credibilità nel dopoguerra, che fra l’altro ha prodotto una classe dirigente fra le più illuminate e coraggiose di tutta la storia nazionale, da cui è nata quella cosa straordinaria che è la nostra Costituzione, saremmo stati meglio come Paese?
Vulgata 10) Stiamo attenti perché Putin chiuderà i rubinetti del gas e noi dovremo fare terribili sacrifici. Risposta: la Russia di Putin fa affari d’oro vendendo il gas. Se chiude i rubinetti non avrà più introiti. Infatti non li ha chiusi nonostante le minacce, perché quei dollari sono essenziali per la sua economia di guerra. Quindi semmai siamo noi che dobbiamo chiudere i rubinetti, trovare rapidamente energie alternative. Energie che ci sono, basterebbe investire per una rapida costruzione di pale eoliche, pannelli solari, centrali idroelettriche che per ora sono fermi per confuse ragioni burocratiche.
Si insiste a dire che dare armi all’Ucraina significa scatenare la guerra nucleare. Io non sono una esperta, ma la logica mi dice che si potrebbe benissimo aiutare con armi convenzionali un coraggioso popolo che sta difendendo il suo Paese e la sua dignità (che a volta, lo posso dire io che sono stata in campo di concentramento per avere mantenuto fede alla dignità di una scelta, coincidono) chiedendo invece l’eliminazione di ogni progetto per lo sviluppo delle armi nucleari. Ma il disarmo è una azione a lungo termine. Intanto concentriamoci sul presente aiutando chi si sta impegnando non solo per difendere la sua libertà ma anche il nostro futuro di europei in un mondo che tende, per delusione e semplificazioni, a nuove forme di autoritarismo.
Il file .pdf dell’articolo: Maraini. Corriere della Sera del 12 apr. 2022
E Cristina Comencini in COMMENTI da La Repubblica, sempre di ieri 12 aprile
Gli orrori dell’invasione
di Cristina Comencini
Cosa ci dicono quei crimini
Di fronte agli stupri di bambini e ragazze, anziani sparati a bruciapelo, uomini torturati, popolazione in fuga bombardata, si dice che la guerra è una cosa sporca sempre e che tanto così va a finire: nella Seconda guerra mondiale i tedeschi hanno fatto questo ai russi, i russi poi ai tedeschi, gli italiani agli jugoslavi, e dopo gli americani in Vietnam, in Iraq, i russi in Cecenia e via così in una lista interminabile come la guerra stessa, che tutto appiattisce nella stessa violenza ineluttabile.
Così chiudiamo il giornale o la televisione pieni di angoscia per loro, quelli che sono a terra con i loro vestiti, cappelli, giacche a vento, scarpe di quando erano vivi. Ma anche per la paura che queste cose avvenute lì possano capitarci.
E invece la guerra ha le sue regole, esistono e dobbiamo averle in mente anche se non vengono rispettate, soprattutto se non vengono rispettate.
Le regole più importanti sono state siglate nel 1949 nelle quattro Convenzioni di Ginevra, a cui si sono aggiunti due protocolli aggiuntivi nel 1977. Le convenzioni sono state sottoscritte da quasi tutti i Paesi, allora non quelli del blocco sovietico, ma i protocolli aggiuntivi hanno avuto nell’evolversi del tempo un’adesione universale.
Vuol dire che il senso comune, nei vari Stati del globo, tende a considerare inderogabili i principi elencati nelle convenzioni, inaccettabile per la coscienza umana di tutto il pianeta la loro violazione.
Le quattro Convenzioni proteggono le persone che non sono coinvolte nel conflitto armato, civili e prigionieri, la scelta degli obiettivi militari, la proibizione delle armi in grado di produrre inutili sofferenze, il divieto di porre in essere atti di perfidia, quali lo stupro e le violenze sessuali. Divieti inderogabili sono l’oltraggio alla dignità personale, i trattamenti umilianti e degradanti, le esecuzioni. Chiarissimo ma non sul campo, non al fronte, mai.
I prigionieri di tutte le guerre sono stati umiliati, alle volte torturati e uccisi. Le donne del nemico sono state violentate sempre, in virtù di una pulsione inverosimile, incomprensibile per la sensibilità e la sessualità femminile, che non può associare la violenza sull’altro all’eros, la possibilità di penetrare un corpo vivo e ucciderlo subito dopo.
Anche i bambini sono violentati come le donne, succede, come alle donne, anche in tempo di pace. La loro fragilità e incredulità può eccitare in un modo che mi è difficile capire ma che ho cercato di raccontare.
Tutto quello che avviene in guerra esiste in tempo di pace, perseguito da leggi, ma esiste. Non c’è una separazione profonda in questo tra la pace e la guerra, nel primo caso sono crimini individuali, nel secondo sistematici e collettivi. Ma ci sono le leggi e ci sono le regole in entrambi i casi, scritte da esseri umani, in maggioranza uomini. Allora dobbiamo ammettere che la violenza contro gli inermi, l’accanimento sugli indifesi, sulle donne, si perpetua nel tempo, sfugge a ogni legge e a ogni regola, attraversa i secoli, le guerre, non incrinata dalla modernità, dalle nostre idee. Come fosse ineluttabile, connessa all’umano.
Chiudiamo il giornale, il televisore, sarà sempre così, la guerra è una cosa sporca.
Voglio invece riaprirli da donna, guardare di nuovo quei corpi, i bambini come i nostri, voglio dichiarare che finché ci sarà il primato unico del potere maschile, le regole a garanzia dell’umano non conteranno, solo l’allargamento alle menti e ai corpi delle donne, umiliate e violentate in tutte le guerre, potrà collegare profondamente le leggi e le regole ai comportamenti umani, altrimenti saranno precetti che è bene sapere e ricordare ma che verranno infranti sempre, in guerra e in pace.
Si chiama Uğur l’artista turco che crea, provocatoriamente, delle immagini combinate sul tema della pace e della guerra
Tano Pirrone
13 Aprile 2022 at 10:09
Non entro nel merito. Ho appena scritto un lungo commento, non di contrasto, ma di aggiustamento di tiro, all’articolo di Vincenzo e la mia posizione è netta, precisa, inequivocabile… finché non giungono fatti certi nuovi. Mi interessa la forma: per alcuni va bene, lo capisco, li conosco da quand’ero giovane e rivoluzionario e loro (come Serra) non c’erano neppure, ma non capisco cosa valga il giudizio di una persona qualunque come, nella materia specifica, Maraini e cosa… Comencini. Chiesa, preparatissimo professionista dell’informazione no, Comencini si? Qual è il metro di giudizio? Quale l’obiettivo?
Sandro Russo
13 Aprile 2022 at 12:54
Infatti, caro Tano, era meglio che “non entravi nel merito”, perché, a parte gli sfondoni dell’ultimo Chiesa – “preparatissimo professionista dell’informazione”, come no? – mi vedo costretto a risponderti con un articolo di Stefano Cappellini, a pag. 13 di la Repubblica di oggi, che sottoscrivo in blocco.
Lo riporto qui di seguito.
POLITICA – 13/4/2022
Il commento
Il campionario osceno degli intellettuali “denazificatori”
di Stefano Cappellini
Facciamolo dunque senza nomi, un ragionamento su questa intellettualità di sinistra o sedicente tale che ripropone le tesi putiniane sull’Ucraina da denazificare, su Putin aggredito dalla Nato, su Zelensky guerrafondaio, sulle stragi di civili messe in scena dagli ucraini, senza nomi così da non titillare il lesto vittimismo dei protagonisti e dei loro sodali pronti a lanciare l’accusa di proscrizione o quella ancora più surreale di maccartismo.
Hanno tutti seguito una precisa escalation, alternando e mischiando analisi sbagliate e giudizi rovesciati. Hanno esordito spiegando che mai la Russia avrebbe invaso l’Ucraina.
Quindi, con grande nonchalance , sono passati a spiegare che Putin era stato costretto a invadere, la Nato lo assediava, l’Ucraina è il cortile di casa sua. Davanti alle prime immagini delle città devastate da bombe e artiglieria, hanno spiegato che l’Ucraina era già presa e che a Kiev non restava che la resa, poi per giustificare la nuova sbagliata previsione — auspicio, per molti — hanno puntato il dito sull’Occidente: non è la Russia che non vuole la pace, sono i Paesi che armano la resistenza i responsabili del prolungarsi del conflitto. Esaurito il numero di analisi fallaci possibili, hanno deviato su altro («E allora Bagdad? E allora Belgrado»), senza nemmeno rendersi conto che, al limite, il parallelo con altre avventure militari avrebbe dovuto spingerli a biasimare chi le replica non a giustificarne il bis o il ter. Infine, davanti all’orrore dei civili massacrati, hanno derubricato la barbarie delle truppe russe a fisiologia della guerra, ma quali crimini, tutto nella norma, infine hanno inquinato il dibattito pubblico innaffiando il campo delle menzogne negazioniste con l’ipocrita birignao del «dubbio», del «pensiero critico», del «mi faccio domande». Uno dei punti più bassi e miserabili del nostro dibattito pubblico. C’è chi nega in malafede, chi per demenza senile, molti si sentono costretti a rimuovere perché l’evidenza dei massacri russi sui civili renderebbe drammaticamente chiara l’ingiustizia delle loro analisi e la vacuità delle proposte camuffate da intransigenza pacifista.
Nei talk tv, nei convegni, nelle interviste seguono uno schema fisso (ma tutti, appena non c’è una telecamera accesa, sono ancora più sfrenati e impudici), liquidano frettolosamente la dinamica aggressore-aggredito, come un dettaglio insignificante sul quale si fissano solo quelli che non detengono i loro strumenti di «analisi della complessità», per dedicarsi subito al lungo elenco delle ragioni della Russia e alle colpe degli Usa, della Ue, della Nato.
Animate talvolta da un pregiudizio anti-americano, talaltra filo- russo, in alcuni casi si direbbe ancora filo-sovietico se non suonasse patetico l’equivoco, queste figure hanno spesso il plauso non solo della propria nicchia ma anche e soprattutto del popolo di destra più o meno estrema, i No Vax felici di aver trovato nuova copertura ideologica ai loro deliri anti- sistema, i fanatici della Russia legge e ordine cara a Salvini, un’orgia di rosso-brunismo nella quale questa sinistra mette i pensatori e la destra un pezzo di opinione pubblica eccitata da panzane forzanoviste o meloniane come la guerra al “pensiero unico”, al mondialismo, al sorosismo.
Un calderone melmoso dal quale emergono persino rigurgiti di antisemitismo, come nella vignetta “né Zelensky né Putin” di un noto disegnatore, nella quale il presidente ucraino era ieri ritratto con il naso adunco e le orecchie lunghe. Come i banchieri ebrei nella propaganda nazista.
Luigi Maria Dies
14 Aprile 2022 at 16:39
Ciao Tano, alla fine i matti siamo noi.
Forse non ci rendiamo conto di essere alla frutta delle disquisizioni sulle quisquiglie. Stiamo alla ricerca del cavillo di chi vuole stare a cavallo delle chiacchiere. Avete capito che il bottone rosso è nelle mani di quattro matti e, chiunque di questi sarà a schiacciarlo, non so se tu che fai tanto il sofista di sottili sapienze, potrai essere felice in quanto lo avrà schiacciato “lui” avendo ragione al 100%, come tu, con foga veemente, accalorandoti, bava alla bocca, sostenevi. Quattro matti che noi, così intelligenti a capire tutti i torti e le ragioni dei vari contendenti di tutti i conflitti del pianeta, noi elettori di tutte le nazioni, continuiamo a sceglierci come nostri rappresentanti. Ecco. Siamo lo specchio dei nostri potenti.
Dicono che per l’essere umano le illusioni siano una delle poche cose che riesca a tenerlo in vita. Sembra che Ettore Majorana non sia riuscito a tirare fuori dalla terrificante conoscenza delle sue scoperte sulla fisica nucleare il seppur minimo elemento su cui potersi illudere. E dopo quasi cento anni noi invece siamo ancora qui a credere che quelli che hanno ragione sono immortali.
“A varca cammina e a fava se coce” significava: – porta pazienza –
Ma c’è ancora tempo per la pazienza?
Luigi Maria Dies
15 Aprile 2022 at 11:33
Non ne sopporto più neanche uno.
Come tutti noi ripiegati oggi sul traguardo più ambito che è quello della nostra pancia che ci esclude dalla vista la dignità, anche Cappellini recita: Cristo pietà, Signore pietà. Fa parte del gruppo delle monache sedute nell’altra fila di banchi in chiesa quando si recitano le litanie. E sì! mi sembra proprio di assistere ai coretti di rimando delle “lauretane”. “Santa Maria” – “ora pro Nobis”. E le voci salgono, a strillare sempre più forte e chi più forte recita il suo versetto bello e confezionato, tirato fuori pulito pulito da chissà quale Bibbia, più in alto in paradiso va. Cappellini corista. Come tanti. Così astratto da non parlare di nulla.
Si addobba ampollosamente del termine “Intellettualità di sinistra”. Ma lascia stare. Se uno è intellettuale non è allo stesso tempo anche deficiente fino al punto di pensare di fare più ricco il termine intellettuale amputandolo con aggiungere specificazioni.
Cosa significa poi lo sbandieramento di Analisi sbagliate e rovesciate. Senza far nomi altrimenti ci potrebbe toccare pure di andare a verificare. Se sbagli le analisi, le analisi si possono rifare, e non è che le deve fare la stessa persona. Se sono rovesciate ci deve essere grande qualità nelle persone e a cui pensi di propinarle. Ma le platee in ascolto sonno tutte a questi livelli?
Ecco che poi arriva la litania delle critiche fatte a slalom. Con tutti i paletti della discesa puntati ed abbattuti. Qui vuoi fare credere questo, qui hai sbagliato un presupposto, lì non si capisce l’antefatto e più avanti non hai messo in conto le conseguenze. E invece lui ha tutto chiaro. Chi non concorda si butta giù come i paletti. Mi sa che forse non ha neanche capito il regolamento della gara. Dall’altra parte chi ascolta a mala pena riesce ad inserire un “ora pro Nobis”.
E c’è il chiaro finale con accenno ad un calderone melmoso che non è altro se non quello appena servito in stampa da lui. E finalmente il sigillo del “noto vignettista” che ritrae un personaggio con le orecchie da elfo. Anche mia figlia al nido faceva di questi disegni senza essere tra l’altro, né famosa né nota. Stringendo, alla fine, i morti da che parte stanno? E chi sono i pazzi che per vivere hanno bisogno di ammazzare? E domani a chi tocca, a me o a te? Ma ce l’avrete un domani, domani, se oggi non lo riuscite neanche a pensare?
Tano Pirrone
15 Aprile 2022 at 18:18
Caro Luigi, sto scrivendo la recensione dell’ultimo libro di Fulvio Abbate “Quando c’era Pasolini”, che speriamo che la mia testata preferita per Pasqua mi pubblichi. Sono stato alla presentazione, ho parlato con Abbate, con l’avvocato Marazziti, ho letto tutto il libro e mi sono perso in una esplorazione su PPP e sul tanto di quello che porta a lui e da lui parte per raggiungere tante ragioni del nostro vivere presente. Poco fa, leggendo sul risvolto di quarta la sua nutrita bibliografia, ho scoperto che lo scrittore palermitano sta YouTube, canale Teledurruti. Sono partito e come un sub mi sono immerso fino ai primi filmati che risalgono a otto anni fa. Ce ne uno con Giampiero Mughini, che voglio farti vedere. Questo è l’indirizzo web: https://www.youtube.com/watch?v=saHM8GPVYjM. Buona serata.
Tano Pirrone
15 Aprile 2022 at 23:14
Risposta a Sandro Russo.
Solo per caso ho capito che Sandro aveva risposto al mio commento. Solo perché non riuscendo a capire che c’entrasse il tale Cappellini citato nel discorso di Luigi e chi fosse, ho “scrollato” e due posti più su ho visto il lunghissimo commento (per la verità di tre righe, il resto era semplicemente l’articolo di un cronista di Rep, tale Cappellini, Capellini non so). Forse Capellini, che poi sono quelli che la sera abbiamo mangiato a cena, conditi con una salsa di funghi frullati. Non conosco il tizio che scrive su Rep e che Sandro ha tirato, temerariamente, fuori dalla fondina, ma immagino sia uno dei più agguerriti stipendiati dal giornale degli Agnelli per tenere fermo il timone sulla rotta atlantica, senza nessun rispetto per i lettori che hanno comprato e letto quel giornale (che era il giornale di Scalfari, mica pizza e fichi), senza neanche l’ombra di un dubbio, del minimo rispetto, di una parvenza di stimolo a capire. Cosa che invece una testata dello stesso gruppo, Limes, ma guidata da gente moralmente e civicamente onesta, continua a fare.
Sappi, caro Sandro, che all’interno del parterre non tutti sono allineati non vengono ancora toccati solo in forza della loro intangibile carriera. Gli altri, al comando del Merlo di turno, pugnale in bocca, novelli arditi vanno alla guerra. Uno di questi, con cui ho avuto scambio di lettere elettroniche, mi ha detto, con malcelato imbarazzo che non aveva argomenti da ribattermi, che gli facevano fare il suo lavoro e che aveva tantissimi lettori che non avrebbe voluto abbandonarli. Gli ho scritto perché sono rimasto a bocca aperta a vedere – su Rep – la foto di un signore con moglie e figlioletta (con piccola pecetta sugli occhi), essere indicato alla pubblica indignazione come probabile appartenente al gruppo di ufficiali egiziani, reputati (non ci sono ancora prove a riguardo) come mandanti dell’omicidio Regeni.
Un giornale sedicente democratico, in uno stato sedicente democratico, che pubblica la foto di un sospettato insieme con la moglie e la figlioletta? Barbarie che abbiamo sempre condannato, che ci fa vomitare d’indignazione, e che mi ritrovo sul giornale che leggo da QUARANTASEI anni? Sono atteggiamenti fascisti! Dove sono andati a finire quelle grandi firme che ogni giorno ci abituavano a pensare, ci davano informazioni controllate affinché le nostre opinioni fossero meditate, giuste, perché i nostri voti, alla fine andassero alle persone e alle forze politiche che meritavano la fiducia delle persone per bene che eravamo, e che ancora siamo. Il giornalista che mi ha risposto, mi detto: «Non ho argomenti abbastanza forti da opporre al tuo. Mi sento abbastanza straniero in patria.»
Denigrare Giulietto Chiesa è un atto di presunzione, giudicare la sua visione politica prodotta da una conoscenza rara dei fatti internazionali è un tentativo banale e poco produttivo per chi legge e deve capire. È sempre meglio avere le proprie idee e scriverle, anziché ricorrere sempre ad articoli già scritti da altri. Sembriamo la succursale di Repubblica. Cominciando da me, cerchiamo di limitare gli apporti esterni e l’uso continuo di materia estrapolato da altri contesti. Ne guadagneremo tutti. Usciamo dal giuoco di ruoli in cui siamo stati costretti e che prevede solo perdenti.
Sandro Russo
16 Aprile 2022 at 07:12
Preciso.
I miei articoli e la selezione di quelli altrui sulla guerra in corso sono sempre stati finalizzati a sottolineare la follia di quanto sta accadendo.
Se vogliamo, la posizione del Papa (e di Michele Serra, si parva licet…) sulla questione. Non ho mai sostenuto le ragioni della Nato o il partito americano. Ma di qui, come nel caso di Vincenzo Ambrosino e di Tano Pirrone a sostenere a spada tratta – “…con la bava alla bocca”, scrive Luigi Dies – le ragioni di Putin ce ne passa.
En passant viene detto (Tano): Putin ha attaccato per primo, quindi sta dalla parte del torto. Tutto qui per ille colpe del “grand’uomo”. Dopo di che profluvi di analisi più o meno giustificazioniste di una guerra che – è sotto gli occhi di tutti – ci sta facendo perdere l’umanità.
Leggere frasi come: – La Russia è stata costretta ad invadere l’Ucraina, l’ha fatto per la sua sopravvivenza ma l’ha fatto a malincuore: l’Ucraina è un paese dove si parla russo e ci sono famiglie russe, dove ci sono anni e anni di storia comune e di relazioni (V. Ambrosino) – è irritante e provocatorio. Migliaia di morti… ha fatto a malincuore! Sarebbe ridicolo, se non fosse tragico!
Proporre tal Mughini, dalla voce flautata e irridente, come maestro di vita (come fa Tano), è irritante e provocatorio.
Quando ho proposto l’analisi di Dacia Maraini (è vero che non è una professionista della politica) è stato perché allineava in modo chiaro e conseguente tesi e antitesi sui punti caldi della guerra. E poi come testimone e essere pensante. Non diversamente da quanto sta proponendo Enzo Di Fazio con le testimonianze di altri scrittori Gianrico Carofiglio e Erri De Luca). Come per gli articoli di Fernando Gentilini: “Comprendere la geopolitica attraverso la letteratura” (altri ne seguiranno).
A riguardo della dissociazione in atto a sinistra, sulla guerra – anche tra amici e conviventi sotto lo stesso tetto (vedi anche la discussa posizione dell’ANPI) – la vedo con estrema preoccupazione; forse irreversibile e foriera di gravi conseguenze… È sotto gli occhi di tutti una confluenza obbiettiva con la destra, con “il popolo di destra più o meno estrema, i No Vax felici di aver trovato nuova copertura ideologica ai loro deliri anti- sistema, i fanatici della Russia legge e ordine cara a Salvini, un’orgia di rosso-brunismo nella quale questa sinistra mette i pensatori e la destra un pezzo di opinione pubblica eccitata da panzane forzanoviste o meloniane come la guerra al “pensiero unico”, al mondialismo, al sorosismo” (per citare – non pentito – il vituperato Cappellini).
Tano Pirrone
16 Aprile 2022 at 08:08
+ Preciso. Se tu in modo scorretto rispondi a tutti insieme, senza tenere conto delle differenziazioni fra l’uno e l’altro, fai un errore marchiano. E le risposte, invece che accètte diventano accétte. Il mio modo di vedere è uno, il mio, ed io ne rispondo; quello degli altri è degli altri, e quegli altri ne rispondono. Io che non sono maestro di vita di nessuno, ma proprio di nessuno, mi dà fastidio se qualcuno si arroga il diritto presupponente di “tacciarmi” di ciò. Maestro di vita si presume colui il quale abbia (o più correttamente “si sia conferito”) il “compito” di salvare l’umanità o un gruppo sociale, o qualcuno che viene valutato come agnello smarrito pronto per le fauci del lupo. Per confutare le idee degli altri non c’è bisogno di attacchi di frase forti, decisi, maschi, basta smontare con calma le asserzioni del confutando. Tu, Sandro, puoi pensare qualunque cosa su qualunque argomento, ci mancherebbe altro, non devi mettere, però, nel pensiero degli altri idee che non ci sono e devi avere, anche per il ruolo che hai, maggior rispetto di chi usa lo spazio messo a disposizione, finché il dialogo si mantiene civile e cercare di fare in modo che le “voci flautate” di intelligenze superiori non ti facciano perdere il senso della misura. Per favore, non sparare su tutto e tutti, c’è già Putin…
Sandro Russo
16 Aprile 2022 at 08:58
Ho specificato con precisione chi ha detto cosa.
Da parte mia nulla da aggiungere o da modificare e nessun senso a continuare la discussione: mai amato il ping-pong.
Le rispettive posizioni, sebbene divergenti, almeno sono chiare ai lettori
Luigi Maria Dies
16 Aprile 2022 at 11:32
Buongiorno!
Scusate se metto il cappello. Per i chiarimenti dettagliati sono molto meglio belle e lunghe chiacchierate.
Cadute tutte le ideologie, che sicuramente non ha sia chi spinge a combattere e neppure tanti di quelli che combattono, restano solo ferite che non rimarginano, morti che non sapevano di meritare la morte e un’ulteriore spinta nelle menti folli a fare l’ultimo passo, quello che io credo sia senza possibilità di “dopoguerra”. Questi folli sono tra di noi e non hanno tempo per i dibattiti. Sono quelli che, più potere acquistano (economico, che ha fagocitato e non da poco tempo la politica) e più diventa grande la loro follia. Sono pazzi che non stanno da nessuna parte del tavolo a discutere. Sono pieni dei loro superpoteri e non ammettono contraddittorio.
Li abbiamo nutriti con la nostra poca conoscenza e attenzione ai problemi che, nel tempo, intorno a noi spuntavano come funghi, togliendo cultura e accecando con i vizi i nostri figli, che li vedranno non minaccia ma come idoli, pensando nella loro ignoranza di poterli emulare.
I dibattiti ci distolgono dalla sostanza. Chi vuole la vetrina se la prenda pure. Le citate osservazioni di Mughini le vedo molto meditate e non come di qualcuno (l’eta dà una mano) che cerchi ancora una platea. Quando dicevo che Giulietto Chiesa va visto e ascoltato fino in fondo, non era per fare il panegirico del “buon professore”. Semplicemente, quella conferenza nel finale dice chiaramente che il potere di questi pazzi contempla la reale possibilità che bastano cinque minuti per imporre il nulla, da Capo Passero al Brennero.
Ma nessuno è sfiorato dalla drammaticità del concetto di sentirsi “orfani di guerra dei propri figli” e delle generazioni a seguire ancor prima che la guerra sia scoppiata?
https://fb.watch/cfkO_F_MHR
“I ciucci si “appiccicano” e i vvarrell ce vanno pe’ sotto”. Per quel poco che abbiamo fatto per evitarlo.
“Sigh” – voglio chiudere con un bel malinconico sospiro e debole singhiozzo, fumettistico.
E… “Buona Pasqua” “Urbi et orbi” e non furbi e orbi
…se qualcuno se ne ricorda ancora.