Personaggi ed Eventi

Patalano

di Francesco De Luca

Ha una barca da pesca. Due volte al giorno la va a sistemare e, se non ha bisogno di aggiustamenti, la riguarda da lontano. Lui, sulla banchina Di Fazio, e la barca, a mare, che si contorce fra i sussulti delle onde e le strattonate delle cime d’ormeggio.

Due volte al giorno: mattina e pomeriggio. Quando non va a pesca, quando il mare è proibitivo, quando è festa. Pescatore da sempre, cosa volete che faccia a casa?

Maggiore di tre figli. La madre muore a quarantadue anni. Il padre è pescatore e lui, bambino, si intrufola in ogni barca che esca a pescare.
“Quanti anni hai?” – gli chiedo. Non risponde.
Dopo anni di lavoro compra una barca sua. I fratelli emigrano in America. “Stanno a New York”.
“E tu – chiedo – sei mai andato a trovarli?” “No… ho paura dell’aereo”.
Che pesca fa? Pesca sotto costa: rutunne. scorfani, cuocce, raoste, fellune (grancevola).
“A proposito – dico – li stai prendendo i fellune?”
“Quacchedune… ogni tanto… pe’ sbaglio. Nun ce ne stanno cchiù – sospira – oramai  ‘u mare è fenuto”.

La sua barca è forse l’unica ad essere priva di ecoscandaglio: tutto a mente, a signale.
C’è poi il fatto che non trova qualcuno che lo accompagni. Va da solo, con la barca, la nuova però, quella che ha acquistato pochi anni fa. Da solo, ogni volta è un azzardo. L’età c’è, anche se mascherata da un fisico asciutto e minuto. “Quanti anni hai?” ”Ottantadue” – mi risponde.

A casa non sa cosa fare. Così va al molo a vedere la barca, parla con gli amici, si intrattiene, passa il tempo. Anche di pomeriggio. Da Santa Maria, una bella passeggiata, si rassicura sull’attracco della barca, e ritorna a casa. Talvolta, come oggi, incontra qualcuno come me con cui si sfoga. Contro chi? Contro chi non lavora e fa soldi. A Ponza ce ne sono. In inverno a prendere vento senza mai mettere mano a qualcosa. Sono operatori turistici, nel senso che il turismo li fa campare.

Patalano, così lo chiamiamo, è caustico contro chi ingrassa sul lavoro degli altri. “Io porto i pisce ‘nterra e ll’ate ce guadagneno”.
Tento di rabbonirlo deviando il discorso sulla ricchezza del mare di una volta. Ind’ a Parata se pigliava di tutto: mascule (zerri adulti), mennelle (mennole), auglie (aguglie)… addò stanno cchiù?”.

Lo provoco: “ma tanto tu non hai bisogno… oramai tu…”. Non reagisce come m’aspettavo. “Io vaco a mare pecché nun saccio fa altro. Si piglio…piglio, e si no… è lo stesso”.

Patalano, chiamato così perché, da piccolo, quando gli chiedevano cosa avesse mangiato rispondeva, mentendo: patane, patane.
Pescatore da una vita, e con quello ha vissuto e cresciuto i figli e visto i nipoti. Mai contento, mai sazio, mai fermo.
Meglio… accussì aggio fatto fesso a vita!”
“Cosa vuoi dire?”
“Voglio dice ca so’ nato ca ce murevemo ‘i famma… aggio faticato comme ‘nu trattore… chesto sì…ma nun me pozzo lamenta’… a vita m’ha dato chello ca vulevo”.

Sbraita Patalano ma non si dimena, a parole è aspro ma nei fatti s’accontenta. Poteva andare peggio, date le condizioni di partenza. La vita, in fondo, lo ha gratificato. Lui ha saputo come prenderla e lei si è lasciata prendere.

1 Comment

1 Comments

  1. Tonino Impagliazzo

    13 Aprile 2022 at 22:19

    Franco,
    il profilo essenziale ed autentico del personaggio Patalano che hai fatto emergere mi è molto piaciuto. Ho condiviso anche con piacere il colloquio sincero nel quale traspare l’amore per il mare, per la barca e per il suo mestiere

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