Usi e Costumi

La posta dei Lettori. Pasquetta e la liberazione degli uccellini in chiesa

a cura della Redazione

Ci scrive Antonio Corti, un ponzese come i tanti che vivono lontano dall’isola, questo messaggio

Buongiorno, esiste qualche foto del rito della liberazione degli uccellini che avveniva in chiesa nel giorno di Pasquetta? Grazie, saluti, Antonio

Chi è degli anni Cinquanta/Sessanta ricorderà sicuramente questo rito che passava, purtroppo,  necessariamente dalla cattura con le reti o con le gabbie-trappole.  Chissà se da un cassetto di qualche nostro lettore non possa sbucare fuori una foto d’epoca che lo ricordi.

Se dovesse accadere scrivete e inviate in Redazione; sarà nostra cura pubblicarla e inviarla ad Antonio.

Da Le petit prince di Antoine de St. Exupéry

Illustrazione di Robert and Shana Parke-Harrison

***

Commento del 9 aprile (di Sandro Russo)

Le associazioni sono spontanee e incoercibili. Così pubblico per chi ci ha pensato – ma anche per i puri cui non è proprio venuto in mente – questo classico della tradizione umoristica, attribuito addirittura a Trilussa, nella inusuale interpretazione di Andrea Bocelli.

Nell’articolo di base, breve video da YouTube:

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10 Comments

10 Comments

  1. Sandro Russo

    9 Aprile 2022 at 06:00

    Le associazioni sono spontanee e incoercibili. Così pubblico, per chi l’ha avuta – ma anche per i puri che non ci hanno pensato – questo classico della tradizione umoristica, attribuito addirittura a Trilussa, nella inusuale interpretazione di Andrea Bocelli.

    Nell’articolo di base, breve video da Youtube

  2. Tano Pirrone

    9 Aprile 2022 at 08:56

    Sono di quelle occasioni speciali, certi titoli, che rappresentano, come dicono dalle mie parti (“in partibus infidelium”) “a pasti e canni”, a pranzo di lusso, da sposalizio, in cui la portata più sostanziosa e supplente alle carenze alimentari per scarsi redditi e perduranti miserie, era la pasta di casa con un abbondante sugo di carne; piatto imbiancato, se proprio vogliamo dirla tutta, da nevicate di ricotta salata, grattugiata grossa e abbondante, per non sfigurare. Di uccelli in chiesa meglio non parlarne, o se proprio bisogna, facciamolo fra amici, al bar, bersaglio comodo di nuove repressioni.

  3. Sandro Romano

    9 Aprile 2022 at 09:27

    La liberazione dei passeri nella chiesa della SS. Trinità la notte di Pasqua è una tradizione molto antica che si è estinta con Dies. Voleva significare il risveglio del mondo dalla morte.
    A mezzanotte la chiesa, da buia con le candele dei fedeli, passava alla luce di tutto illuminato, con la statua di Gesù risorto svelata sull’altare maggiore
    A quel punto volavano i passeri che si aggiravano nella chiesa per un paio di giorni

  4. Sandro Russo

    9 Aprile 2022 at 10:34

    Per il poco o niente che importi, sono contento che questa ‘tradizione’ si sia persa. Era solo un’altra delle manifestazione di crudeltà – una goccia nel mare – e di auto-referenzialità degli uomini. Perché gli uccelli venivano catturati e imprigionati, e poi dovevano trovare (in un paio di giorni, dice Sandro Romano) la via per fuggire dalla chiesa. A volte non so cosa sia peggio, nei comportamenti umani, se la crudeltà o l’indifferenza.

  5. Antonio Corti

    9 Aprile 2022 at 11:01

    Nei commenti alla mia richiesta mi sembra di cogliere un ironico rimprovero. Chiarisco subito che detesto la caccia, forse per reazione a mio padre che era un cacciatore accanito.
    Però a furia di rinnegare le nostre tradizioni abbiamo perso la nostra identità.
    Negli ultimi anni ’40 e primi ’50 non arrivavano tonnellate di derrate alimentari come avviene oggi e la caccia serviva per sopravvivere. Ho ancora in bocca il sapore poco gradevole del sugo di “bafariello”.
    Forse la liberazione degli uccellini era il ringraziamento alla natura che ci dava da vivere.
    Saluti,
    Antonio

  6. Tano Pirrone

    9 Aprile 2022 at 12:25

    Tranquillizzo Antonio Corti: pur essendo io accanitamente contro la caccia come sport, divertimento e soprattutto contro una legge barbara, che permette a chiunque si dichiari “cacciatore”, di entrare nelle proprietà dei privati cittadini, violando e calpestando, ciononostante sono convinto che certe tradizioni vanno capite all’interno del loro tempo. Non si possono giudicare fatti passati attraverso valori affermati oggi. Ne scrivo perché l’abbinamento della parola “uccelli” con la parola “chiesa” anche a me ha immediatamente riportato alla memoria la famosissima barzelletta raccontata nel video postato da Sandro Russo i cui protagonisti erano un parroco cui avevano rubato l’uccellino che teneva in gabbia, compagno delle sue solitudini; l’annuncio fattone da costui durante l’omelia e i diversi comportamenti dei parrocchiani maschi presenti, delle parrocchiane ecc. creano una generale situazione d’imbarazzo e quindi umoristica.

  7. Maria Conte

    10 Aprile 2022 at 18:44

    Caro Antonio Corti, non credo sia facile esaudire il suo desiderio: negli anni passati, non c’erano tutti i supporti tecnici di oggi per fotografare in un interno. Si accontenti di una mia precisazione, e piccola integrazione: Pasquetta, ovvero Lunedì in Albis o Lunedì dopo Pasqua non comportava alcuna funzione in chiesa. Anzi… gli isolani s’impegnavano nella gita in campagna, con al seguito… casatielli, pizze rustiche, frittate ecc. per godersi la splendida natura, al Fieno, al Semaforo, sopra Chiaia di Luna.
    Il rito del volo degli uccellini in chiesa avveniva il Sabato Santo, nella Messa solenne del Gloria. Da qualche anno, la Chiesa celebra le funzioni del Sabato di sera e non più al mattino. Allora, era una gioia recarsi in chiesa per godersi il volo degli uccellini, portati in qualche gabbietta, o addirittura in mano, dai fortunati ragazzi degli Scotti in ispecie. L’altare maggiore era ricoperto da un ampio manto viola. Allo scoccare del Gloria, il panno cadeva, le campane ed i campanelli suonavano, Cristo appariva nel Suo trionfo e gli uccellini prendevano il volo, librandosi, disorientati e felici, in tutta la chiesa. Da questo momento, l’attenzione per la preghiera si ridimensionava a favore dei volatili, per seguirne gli spostamenti.
    Eravamo felici: il Sabato ci concedeva la gioia di poter mangiare finalmente il casatiello, intoccabile prima di quell’evento.
    Non posso dirle di più.
    In cambio, mi dica: ricordo, non proprio chiaramente, un signore, militare, mi pare: Pietro Corti. Ero adolescente… La saluto cordialmente e mi auguro che le arrivi una foto. Non si sa mai. Buona Pasqua. Maria Conte, da Padova, cultrice, si fa per dire, nostalgica delle tradizioni della sua isola.

  8. Luisa Guarino

    10 Aprile 2022 at 20:01

    Le associazioni sono certamente spontanee, ma di sicuro non incoercibili, soprattutto se fuori luogo come in questo caso. Anche perché sarebbe bastato chiedere qualche informazione anche nel nostro giro (come quelle poi fornite da Sandro Romano) per saperne di più su un’antica consuetudine ponzese legata alla notte di Pasqua. A volte per eccesso di goliardia o per fare gli spiritosi si cade inutilmente nel cattivo gusto. Spesso il volo degli uccelli è legato ad avvenimenti festosi: penso alle colombe liberate dalle gabbie all’aperto, all’uscita degli sposi dalla chiesa. Nel caso dei passeri catturati per essere poi liberati nella chiesa di Ponza, sono naturalmente felicissima che tale usanza sia stato abbandonata. In quanto ad Antonio che coglie “un ironico rimprovero” nei commenti di Sandro e Tano, gli direi semplicemente di non darvi peso, e soprattutto di continuare a scriverci.

  9. Sandro Russo

    10 Aprile 2022 at 21:24

    Di una bacchettona si sentiva giusto il bisogno, sul sito.
    Credo che i lettori – ponzesi, forastieri e un-po’-e-un-po’ – abbiano sufficiente apertura per recepire nel giusto modo i miei “strappi goliardici”.
    Il rispetto dei sentimenti religiosi e delle tradizioni è un’altra cosa! Tutto quel che scrivo sulle usanze ponzesi e sul dialetto testimonia la mia attenzione e partecipazione. Qui si parla invece di libertà di espressione.
    Per me sono contento se il mio commento e il video allegato – detto da Andrea Bocelli, altro pervertito! – hanno strappato anche un solo sorriso, in questo clima plumbeo. Con buona pace dei censori, che davvero si nascondono dove meno te li aspetti.

  10. Luisa Guarino

    11 Aprile 2022 at 16:07

    Tutto avrei immaginato nella mia vita tranne che essere definita ‘bacchettona’ e ‘censore’: il mio non è un giudizio, tanto meno etico o religioso. Ho solo voluto liberamente a mia volta dire che non condivido l’associazione della richiesta dell’amico Corti con una barzelletta peraltro trita e ritrita, di cattivo gusto non per se stessa, ma per il contesto in cui è stata usata. E ora basta, grazie.

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