di Giuseppe Mazzella di Rurillo
Mariuccia Piro era di Lacco Ameno nell’isola d’Ischia. Un villaggio di pescatori e di lavoratrici della paglia. Emigrò negli Stati Uniti agli inizi deı ‘900. Era la sorella di mia nonna paterna, Teresa.
Ho trovato alcune “Maria Piro” sul sito di Ellis Island ma non so quale sia. Nelle poche carte di mio padre Francesco (1900-1977) ho trovato una foto di zia Mariuccia. La sola cosa che mi disse mio padre di zia Mariuccia è che emigrò negli USA e che intorno al 1917, su preghiera di mia nonna, ospitò a NY il proprio figlio Pietruccio emigrato clandestino e figlio scuitato.
Non so più niente di lei ma ho scritto un pezzo su di lei.
Zio Pietro l’ho conosciuto a 9 anni nel 1958. Venne ad Ischia – Casamicciola – dopo 36 anni e non tornò più. Ma per oltre 50 anni continuò a mandare “il pacco dall’America” ai genitori, al fratello, alle due sorelle e a mia madre.
Il “pacco” conteneva di tutto: vestiti, bottoni, cioccolato, torrone, coperte. Era atteso e conteso: una volta alle sorelle ed un’ altra al fratello.
Zio Pietruccio scriveva ogni mese. Nella lettera 10-20 dollari e l’indicazione del beneficiario. Prima di morire, nel 1991, mandò 50 dollari per me ma li dovevo portare a Santa Restituta, la patrona di Ischia, e dovevo dirle che glieli mandava Pietruccio dagli USA. Come se io potessi parlare con la Santa. E glieli portai. E le dissi che glieli mandava Pietruccio dagli USA.
Queste cose le scrivo perché in molte (una su tre, forse) famiglie di Ischia e di Ponza c’è un emigrante negli USA. Si è creato quindi una comunità isolana e americana con una “doppia nazionalità”, un “doppio legame”, che mi ritorna in mente e memoria in questi momenti di guerra in Ucraina. Gli Stati Uniti sono europei. Ma noi siamo americani. Per vincolo di sangue e di storia. Per interscambio di aiuti. Per i nostri antenati che sono stati accolti ed hanno vissuto con dignità. Non ci hanno mai abbandonato. Arrivavano i pacchi e le lettere dagli USA a migliaia di famiglie ischitane e ponzesi. E arrivano ancora oggi.
vincenzo
6 Aprile 2022 at 10:34
Quando diventeremo adulti?
Perché ci siamo dati una Costituzione nel 1948, per aspettare i pacchi d’America a vita? Perché abbiamo fatto l’Europa Unita per diventare una base militare americana e fare guerre volute dagli americani?
Al contrario ci siamo dati una Costituzione e delle regole per autogovernarci e invece che cosa è successo in tanti frangenti della nostra repubblica: che se le cose non andavano bene agli USA non si dovevano fare e allora succedevano “incidenti di percorso”.
Anche questa UE non è stata fatta come i “fondatori” l’avevano sognata ma è stato costituito un mostro burocratico che ha la testa negli USA.
Sul nostro territorio sono distribuite circa 100 basi Nato. Molti Sindaci che governano queste città non sanno neanche – che nascosti da qualche parte sotto il territorio che loro governano – ci sono ordigni nucleari. Questi sindaci impongono per esempio ai loro cittadini di comprare auto non inquinanti e ignorano gli ordigni nucleari.
Ordigni nucleari che espongono l’Italia e quei territori a rischio rappresaglia nucleare.
Quando diventeremo adulti? Per quanti anni ancora dobbiamo baciare la mano di zio Sam?
Tano Pirrone
7 Aprile 2022 at 08:57
L’autore dell’articolo tenga buono per sé e per le sue conoscenze l’asserzione paradigmatica scolpita nel titolo. Oppure definisca i limiti della parola “isolani”. Io sono isolano di Sicilia e l’arrivo americano nella mia terra è documentato dettagliatamente: tutti sanno della ripresa del potere mafioso, grazie ai capimafia da sbarco. I quali prima sbloccarono i porti (immagino con la discussione e la persuasione), poi vennero sulle navi militari a prendere il possesso dei comuni e del potere in genere. Erano i giorni in cui si parlava della Sicilia come ennesima stella americana: poi la cosa si arenò ed io evitai di diventare americano. Non ho dei da ringraziare per questo, salvo la laica “buonastella”. Noi siamo isolani, italiani ed europei, non siamo sudditi americani e mi storco a pensare a tutte le testate nucleari sotterrate nel nostro territorio. Ma le testate nucleari americane sono buone, come quelle sganciate in Giappone, dove non morirono due o trecento o mille civili… Un proverbio palermitano afferma che la migliore parola è quella che non si dice…
Giuseppe Mazzella di Rurillo
7 Aprile 2022 at 10:46
Non voglio che mi si creda quello che non sono: un filo-americano acritico e fanatico. Le letture che ho fatto, gli studi, il corso di vita di un impegno civile e politico nel “socialismo liberale”, lo dimostrano. Testimoniano anche la mia totale adesione al “pensiero libero” contro i fanatismo delle religioni, del potere e del danaro.
Credo che i lettori attenti lo possono facilmente inferire dalle mie note su “Ponzaracconta”.
Trovo quindi i due commenti all’articolo su “noi isolani”, superficiali e tendenti ad esternare il loro proprio pensiero travisando o strumentalizzando il mio.
Dalla mia – su un sito isolano, fatto e letto da isolani o oriundi tali – voleva sottolineare il legame umano che abbiamo con gli italiani d’America. Come – anche su queste pagine – abbiamo registrato la realizzazione del “sogno americano” da parte di pescatori, agricoltori, uomini e donne comuni e poveri che sono emigrati per vivere meglio ma non hanno mai abbandonato le loro radici e le loro tradizioni.
Ancora oggi decine di ponzesi della terza o quarta generazione arrivano a Ponza il 20 giugno per San Silverio. C’è a NYC una Comunità ed una Chiesa di ponzesi forse più vasta di quella dell’isola. Anche per Ischia è la stessa cosa. Tutto qua il “colore”, ma a testimoniare che la “società aperta” è preferibile al “mondo chiuso” dell’est europeo.
Da parte mia nel 1968 a 18 anni studiavo la storia su un testo di Armando Saitta – che mi auguro sia noto ai due commentatori – dove rimasi incantato dalla descrizione della Dichiarazione di Indipendenza e da quel riferimento “ai diritti alla vita, alla libertà ed al conseguimento della felicità”.
Dal testo scolastico di Saitta ne volli sapere di più e comprai nei “Record Mondadori” a 350 lire La Storia degli Stati Uniti di André Maurois che lessi e studiai con grande passione. Rimasi colpito dalla osservazione di Maurois che Jefferson prendeva dall’Europa – Inghilterra e Francia – le idee che affrancavano gli Usa dal vecchio continente.
Nacque in me la convinzione che nelle luci come nelle ombre, Europa e Usa avevano un comune destino.
Emilio Iodice
7 Aprile 2022 at 13:49
Grazie Giuseppe per questa bellissima storia di generosità, compassione, amicizia e amore. Qualità di cui oggi abbiamo bisogno più che mai.
Da ragazzo, cresciuto a Little Ponza nel Bronx, ricordo le “centinaia” di scatole di cibo e vestiti che avvolgevamo in sacchi di farina americana da inviare ai nostri parenti sull’isola.
Abbiamo inviato denaro, vestiti e abbiamo fatto tutto il possibile, dopo la guerra, per alleviare le sofferenze e le difficoltà.
Mio padre mi portò al porto per assistere al carico delle navi con viveri per l’Italia. Erano i primi anni ’50. Il programma AID per l’Italia, l’Europa e il Giappone è stato enorme.
Da grande ho appreso del Piano Marshall e della ricostruzione dell’Italia e di tutta l’Europa dopo la guerra. Era senza precedenti che il vincitore ricostruisse i suoi nemici.
Ricordo il lavoro con l’Italia, la Germania e il Giappone per portare la democrazia a quegli ex nemici perché la libertà è l’unico modo in cui l’umanità può sopravvivere su questo pianeta.
Ho imparato che le democrazie non si combattono tra loro, ma sono le tirannie che combattono le democrazie. Questa è storia.
Crescendo, andai a Washington per lavorare ai vertici del potere. Ho visto l’America in prima linea nell’invio di aiuti, in tutto il mondo, a coloro che hanno subito disastri naturali. L’America è sempre stata la prima.
A Washington, ho appreso delle alleanze e dell’amicizia politica che hanno attraversato oceani e mari. Ho visto il lavoro di italiani e americani per costruire sicurezza, pace e prosperità in Europa per generazioni.
Come diplomatico americano, che ha fatto il giro del mondo, ho lavorato per portare pace, prosperità e libertà dall’Africa all’Asia e dall’Europa all’Oceania.
Non era perfetto.
Abbiamo commesso degli errori. Gli sforzi sono stati mitigati da guerre, conflitti e sofferenze anche quando abbiamo combattuto per liberare le donne per essere se stesse e per consentire loro di studiare e utilizzare i loro talenti. Abbiamo provato ma anche fallito. Chi non fa nulla non sbaglia mai. Ma chi lo fa in buona fede riesce, anche se solo in parte.
Quegli amici del signor Putin dovrebbero ricordare che non possiamo scrivere ciò che sentiamo e pensiamo in Russia oggi. È una dittatura. Questo è ciò per cui stanno combattendo gli ucraini e per cui dobbiamo combattere.
Ho anche appreso di quelli dagli estremi che dubitano di tutto, vedono trame in tutte le azioni e non riescono a visualizzare sincerità, onestà e coraggio perché, in sostanza, a loro mancano. Invece, usano l’ideologia come modello per misurare i risultati umani e non capiranno mai il valore del coraggio e della generosità come quegli straordinari immigrati italiani che andarono a costruire l’America e le loro famiglie a Ponza e Ischia che continuarono a dar loro amore, sapendo che nella maggior parte dei casi casi, non li avrebbero mai più rivisti se non sotto forma di una lettera o di un pacco.
Ancora una volta grazie Giuseppe per averci ricordato che siamo legati dall’amore e che oggi siamo tutti americani e soprattutto europei e ucraini.
vincenzo
7 Aprile 2022 at 18:31
Dice Iodice: “Le tirannie combattono le democrazie”. Quindi le guerre in Iraq, Afghanistan, in Siria, in Libia, nella ex Jugoslavia le hanno fatte le tirannie contro le democrazie?
Dice Iodice: “Chi non fa nulla non sbaglia”. Bene, siccome gli USA fanno tutto, hanno commesso troppi sbagli.
Dice Iodice: “quegli altri sono ideologizzati, non capiranno mai il valore del coraggio e della generosità”. Mi chiedo chissà che ne pensano, quei valorosi pellerossa che cavalcavano senza sella i loro cavalli e combattevano con archi e frecce contro le armi da fuoco, del coraggio degli Yankee.
Questo concetto del valore e del coraggio è stato un po’ travisato negli anni quando sono scoppiate le prime bombe atomiche su popolazioni civili e inermi a Nagasaki e Hiroshima. I giapponesi, quelli sì coraggiosi che si lanciavano con i loro aerei sulle navi nemiche, non usarono certo per primi la più vigliacca arma utilizzata dall’uomo su questa terra.
Adesso c’è di peggio, e sono le armi biologiche.
Ci vuole tanto coraggio a pensare di costruire armi atomiche anche con l’aiuto di ex scienziati nazisti. Ci vuole tanto coraggio oggi ad istallare laboratori biologici per sperimentare armi addirittura genetiche. Per colpire selettivamente delle etnie.
Non c’entra niente il popolo americano con chi lo governa. Come non c’entra niente il popolo italiano con chi fa scelte di guerra e di fame.
Noi abbiamo ereditato una grande costituzione. La nostra Repubblica Italiana ha la Costituzione più bella del mondo ma i nostri governanti la stanno tradendo. La nostra Costituzione ripudia la guerra. Il popolo italiano come quello americano sono per la pace e la pace non si costruisce né si consolida avvicinando le basi Nato verso i confini della Russia né asservendo e rendendo schiavi popoli con prestiti che non potranno essere mai restituiti.
Pace e bene agli uomini che hanno spento la tv e acceso il cervello.
Tano Pirrone
8 Aprile 2022 at 09:09
Sono stanco. Ma salto dalla sedia se sento parole come “quegli altri sono ideologizzati, non capiranno mai il valore del coraggio e della generosità”! Se c’è un’ideologia marcia e corrosiva questa è quella imperante in Usa e esportata con le guerre dovunque: il trionfo del capitale, del liberismo sfrenato e senza regole, del vinca il migliore e via tiranneggiando. Solo in america c’è il richiamo al loro dio sulla loro moneta. Vergogna!
Tano Pirrone
8 Aprile 2022 at 09:17
Amico Mazzella, punto sul vivo, Lei tira fuori i libri, io tirerò fuori, per farle piacere, il colbacco e la rossa bandiera… Le piacerebbe?! Scherzo e sottolineo, che Lei, io Vincenzo e il carissimo amico Emilio siamo caduti nella stessa buca (o fossa): l’imperialismo americano, perdente in Asia torna in Europa e disgrega il pochissimo benfatto, tentando di riaggregare gli stati a partire da quelli con meno europeità, pronti a servire pur di fare qualche passo più avanti.
Giuseppe Mazzella di Rurillo
8 Aprile 2022 at 13:51
Credo che annoiamo i lettori se il dibattito è fra noi. Restiamo delle nostre idee comunque e spero siano “democratiche”. Adesso bisogna fermare la guerra in Ucraina. Se andiamo ai rimproveri retrospettivi degli imperialismi non la finiamo più e chi è senza peccato scagli la prima pietra. Però ho visto di recente il film “The post” di Steven Spielberg. Per 20 anni c’è stata la guerra in Vietnam. Massacri indicibili. Abbiamo fatto le manifestazioni pacifiste nella università e nelle piazze. Cinque presidenti Usa sapevano che non avrebbero vinto. Ma un giornale scopre tutto. “La stampa serve chi è governato non chi governa”, la sentenza della Corte suprema. Una bella differenza. Dal 1776 gli usa non hanno mai cambiato il sistema istituzionale ed il sistema economico. Il “liberismo” ha dovuto fare i conti con il “liberalismo” (sono due “cose” diverse) e soprattutto sulle esigenze di giustizia sociale del “socialismo” e forse proprio il “pensiero libero” dei grandi economisti americani ha fatto emergere la differenza netta tra “socialismo” e “comunismo”.
Questi sono discorsi che in Italia ed in Europa si debbono riprendere. Ma consentitemi di dire oggi che la questione sul tappeto è l’uso della guerra in pieno XXI secolo proprio quando abbiamo visto i massacri nei secoli passati. Il 900 è un secolo lunghissimo, altro che breve. Chiudo qui.
Tano Pirrone
9 Aprile 2022 at 09:10
Gentile Giuseppe, posso firmare anch’io il suo commento? Lo sottoscrivo perché, in fondo descrive esattamente quel che sento (ancor più di quel che penso, che il cammino del pensiero è artatamente modificato da tanti impulsi esterni). Dove m’incaponisco ed ancor più di me lo fa l’amico Vincenzo, è nel fatto che l’unica arma non cruenta, quella – come ho scritto da qualche parte nei giorni scorsi – che dev’essere usata per prima ed essere l’ultima ad essere abbandonata, è la diplomazia. Aizzare i contendenti negli ambiti in cui il tifo diventa azione propulsiva degli atti di guerra è illogico, stupido, velleitario e perdente. Per tutti. La saluto, ringraziandola ancora per l’opportunità.