di Francesco De Luca
Non è corretto pensare che la vita psichica oscilli fra l’amore e la morte, fra eros e tanatos. No!
La morte è la degenerazione naturale dell’amore. La finitudine, condizione innata e imprescindibile della vita, comporta la morte, come disfacimento di ciò che è nato.
La nascita, invece, ha inizio, negli uomini, con un gesto d’ amore, che va oltre la meccanicità naturale e biologica. La nascita è generata da un ‘trasporto’, che ha sentimento, mentre la morte (quella naturale – tanatos) è necessitata dalla natura biologica dell’essere.
Uno iato separa l’amore dalla morte. Non sono della stessa sostanza. Non hanno la stessa importanza. Se l’una (la morte) è patita e maledetta, l’altro (l’amore) è desiderato e benedetto.
La vita ha una sola direzione. Che va verso l’appagamento, il soddisfacimento, il piacere. Verso l’eros.
La morte è il suo difetto, il suo inciampo, la sua caduta.
La guerra ne è il tramite efferato, perché è mossa dalla violenza.
Se la guerra porta la morte, l’amore è il nostro obiettivo. E dunque la pace è la nostra condizione agognata. Lì ci attira il nostro star bene:
come l’onda si placa nella rena,
come il vento nel cavo ristagna e trova lena,
come negli occhi di donna l’ inquietudine scema.