di Vincenzo Ambrosino
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Ho detto da sempre che la nostra isola sarà destinata a diventare un villaggio turistico se continua ad avere una classe dirigente che è lo specchio della realtà culturale del nostro paese.
Tutta la nostra vita sociale, spirituale, economica per cui politica è basata sull’individualismo familistico.
Questa nostra cultura – inserita nella visione liberista che governa il mondo oggi – produrrà il peggio di sé facendo dimenticare, definitivamente, anche gli ultimi retaggi di solidarietà umana e religiosa che erano le fondamenta di una cultura contadina e isolana prima dell’avvento del turismo.
Gli isolani sono stati sempre individualisti, ma quell’individualismo familistico – se ha impedito a far nascere una comunità unita e collaborativa – almeno in una economia primaria (quale la pesca e l’agricoltura) tutti avevano un sostentamento dignitoso. Il lavoro – sia per il padrone sia per l’operaio – aveva un valore in se che dava dignità alla persona. Si viveva comunque in tutto l’anno e il ritmo della vita lavorativa e sociale avveniva nelle quattro stagioni. Quella vita era “ecologica”, per cui ogni cosa che l’isolano inventava per migliorare la sua esistenza non distruggeva l’ambiente. Tranne la miniera che era una attività economica imposta ai ponzesi dall’esterno.
Con l’avvento del turismo tutto è cambiato, la nostra cultura individualista familistica ha messo in cattiva luce tutti i nostri difetti culturali per cui organizzativi.
Quando a dirigere la vita isolana era la Repubblica Italiana costituzionale, lo Stato regolava anche la vita della nostra isola. Per esempio: l’Acqua la forniva lo Stato. I debiti comunali li pagava lo Stato. Imponeva il Piano Regolatore Generale. Per governare il commercio l’Amministrazione Comunale poteva produrre un Piano Commerciale. Si poteva programmare uno sviluppo socio-economico compatibile con le esigenze della comunità isolana.
Oggi siamo in una Repubblica dove i valori Costituzionali sono stati accantonati, quello che conta è il mercato con le sue regole barbare della libera concorrenza. Nascono come funghi attività difficili da contenere e controllare che passano di mano in mano. Impossibile governare i centri storici e impossibile garantire un’ attività economica a tutti: vince la regola del più forte.
In questo contesto neoliberista la società in generale è cambiata. Il Cittadino italiano con la Costituzione era preso in cura dalla nascita alla morte, oggi il cittadino deve conquistarsi giorno per giorno spazi e diritti che non gli sono più garantiti. Questa nuova realtà ha inciso ancora più negativamente nella nostra società isolana valorizzando comportamenti già culturalmente negativi.
Questa cultura individualista inserita nel filone liberista sta accelerando tutti i processi di degrado sociale, ambientale, economico.
Siamo arrivati a produrre due realtà: quella invernale che dura 9 mesi in cui c’è la “morte della comunità isolana” e l’altra realtà, quella estiva, che dura tre mesi e produce da una parte un accumulo di denaro ingiustificabile (per pochi) e dall’altra una economia di sussistenza per la maggior parte degli isolani.
Di questa doppia realtà di anno in anno vediamo le conseguenze sempre più negative: degrado ambientale, sociale, politico, sempre meno gente resta d’inverno sull’isola, sempre più gente vende le sue proprietà.
Qual è la mentalità isolana esaltata dal neoliberismo?
Voglio di più! Chi me lo può impedire? Non mi interessa se quello che faccio o che fa il mio vicino distrugge l’ambiente: l’importante è che io possa raggiungere i miei fini che sono il mio arricchimento.
In questo contesto addirittura il potere amministrativo – che è figlio di questo egoismo culturale e liberista – favorisce l’egoismo individuale.
Come possiamo conservare la ricchezza della nostra terra se non la proteggiamo, non la curiamo, anzi la distruggiamo?
Come possiamo distribuire a tutti gli isolani la ricchezza, dare un reddito dignitoso a tutti gli isolani se non mettiamo regole per cui chi ha non deve chiedere altro ma deve solidarizzare con chi non ha?
Che la nuova ricchezza non deve nascere dalla crescita ma dalla valorizzazione delle attività economiche e dalla collaborazione di tutti per migliorare l’immagine e l’organizzazione del paese?
Non possiamo assistere inermi ed assuefatti a tutto quello che la realtà ci propina sotto i nostri occhi.
Il mio messaggio alla vigilia delle nuove elezioni amministrative lo rivolgo a quei giovani che possono comprendere. Solo giovani consapevoli di questa crisi, che è crisi di valori costituzionali, possono comprendere anche la crisi della nostra isola.
Solo un progetto chiaro, che vede tutti i tasselli comporsi intorno ad idee di giustizia, libertà e progresso per tutti, che trovi ispirazione dalla nostra Costituzione, può dare una speranza alla nostra isola.
Tonino Impagliazzo
15 Aprile 2022 at 17:53
Vincenzo,
ho letto e apprezzato le tue “Riflessioni per un nuovo modo di amministrare l’Isola“ e mi sono soffermato su due aspetti che porterò alla tua attenzione: l’Individualismo così presente nei primi abitanti ponzesi, pescatori e contadini, colmi di pregi e difetti, temprati più dal “bisogno dell’autotutela”, “dal superamento di una natura aspra e ingrata” e dal “rischio del dominio degli scialbi e degli indolenti sui risoluti“ che determinò in quei cittadini un Individualismo di necessità , cosa ben diversa da una visione politica egemonica ed egocentrica, figlia di altri tempi. In questo periodo, laddove emerge un “accentuato individualismo“ questo sarà ascritto ad una cultura politica e sociale fortemente assente e fuorviante, ben diversa dal contesto storico del primo insediamento urbano sull’isola.
Al secondo punto viene trattato il “Tema del Turismo” e tu concludi che con il sopraggiungere del ”benessere turistico” si determina sull’isola una pesante perdita dei ”Valori Costituzionali non più garantiti“. Ma, a tal fine mi sono chiesto: volevi forse sdoganare una riduzione dell’ Assistenzialismo Pubblico a fini politici o forse indicare che la legge del Mercato sovente risulta troppo accomodante nel favorire aggiustamenti e cortesie, non curando e stravolgendo “il piano dei diritti e dei valori“ dei cittadini? Una legge di Mercato che se, per un verso consente unicamente la concessione di “spazi aggiuntivi” a favore dei cittadini, dall’altro non dovrà giammai calpestare i diritti minimi e la tutela dei ”Valori della persona umana“ barattandola con la tutela degli egoismi privati. Vincenzo, la saggezza antica ci insegna e recita “se vuoi un albero, coltivalo”.