di Francesco De Luca
Un giovane insegnante viene mandato ad esercitare la sua professione in un remoto villaggio del regno del Bhutan (piccolo stato buddista abbarbicato sull’Himalaya). Qui, nella sua piccola classe, viene fulminato dalle parole di un alunno che gli confida: ‘un insegnante tocca con mano il futuro’.
Leggo del film Lunana (1), e rimango folgorato.
Dalla finestra vedo un ammasso di nuvoloni grigi da Chiaia di luna che si avvicinano. Sono pieni di acqua e presto pioverà a dirotto sull’isola. Mi rintano e… trovo il passato nei ricordi.
Sono stato insegnante a Le Forna nel 1972 a bimbetti che mi giravano intorno come i pulcini alla chioccia. La sede portava la dicitura Scuola Elementare “Le Forna Chiesa” ed aveva le aule in parte sul piazzale della Chiesa e in parte in località Scarfisso. Una classe di 8 bimbi: Franco, Silverio, Loredana, Cinzia, Giovanni, Silveria, Salvatore, Peppino (ho rivisto la foto ricordo). Tutti presenti ancora nel mio animo perché con loro ‘ho toccato con mano il futuro’. Avevo qualche anno di esperienza e, da ultimo arrivato, mi fu affidata la classe 1^.
Io andavo a costruire il mio futuro professionale, e il materiale che mi si metteva sotto le mani era il futuro di quel manipolo di bimbi.
Le aspettative dei genitori erano in sintonia con lo spirito del momento storico (maé’, papà ha ditto ch’aggia deventa’ avvocato!). Il villaggio di Le Forna mal tollerava la presenza della cava di caolino. Un contrasto dilaniava gli animi. Molti fornesi lavoravano nella SAMIP (la società mineraria) ed avevano in quella occupazione la sicurezza dell’avvenire, ma altri fornesi avevano patito la distruzione della casa da parte della SAMIP col conseguente abbandono dell’isola; altri lamentavano i primi sintomi della silicosi. I Fornesi ambivano un futuro confacente con le aspirazioni nuove che si prospettavano agli isolani. Le stesse che andavano mostrando i primi effetti benefici al Porto. E provenivano dal turismo.
Quello che mi sembrò evidente era che per i figli i Fornesi desideravano un futuro lontano ‘dal mestiere del mare’. Nonostante che quel periodo fosse benedetto dai fondi della Cassa del Mezzogiorno che aiutava l’imprenditoria della pesca.
Questo lo avvertii subito. Il mare, la pesca, i viaggi, la lontananza dall’isola erano temi privi di fascino, anzi negati, quasi disprezzati.
Mi fu chiaro e modellai l’insegnamento verso i valori della classe media. Buone maniere, disprezzo del dialetto, lontananza dai valori dei nonni, ambizione al posto fisso e alla professione borghese.
Fu un adeguamento automatico, non critico, di cui oggi vedo le crepe.
Quel manipolo di bimbi mi seguiva con entusiasmo, con allegria. Stampavamo un piccolo giornalino con le tecniche del Freinet (allora il mio faro pedagogico) (2). Don Gennaro veniva ad impartire le lezioni di religione. Ricordo che uscii fuori dall’aula alla prima lezione per non infastidire con la presenza e don Gennaro (3) mi riprese: “Tu ci devi stare perché tu sei il loro insegnante”.
I ricordi si affollano e si intorbidiscono. Devo nettarli dalla nostalgia, dal sentimentalismo.
Ero critico nei confronti dell’ Amministrazione Sandolo (4), cercavo di contrastare le abitudini venatorie dei miei piccoli, che si palesavano crudeli (una volta portarono ‘nu crasteco – un’averla), e con la chitarra cantavamo di che colore è la pelle di Dio – bianca, rossa, gialla, nera perché – lui ci vede uguali davanti a sé.
Ho toccato con mano il futuro di quei bimbi e… spero di non aver fatto danni.
Note
(1) – Lunana, il villaggio alla fine del mondo (A Yak in the Classroom). Il film, diretto da Pawi Choyning Dorji (2021), racconta la storia vera di Ugyen, un giovane insegnante. Una prova estrema che cambia lo spirito del giovane avvicinandolo allo Spirito che fluisce in tutto l’universo;
(2) – Célestin Freinet (1896-1966) pedagogista francese fondatore della ‘pedagogia popolare’; ideatore della ‘topografia a scuola’;
(3) – Don Gennaro Sandolo, parroco della frazione di Le Forna;
(4) – Sandolo Francesco, sindaco di Ponza.
Loredana Iodice
3 Aprile 2022 at 18:13
Io sono una di quei “pulcini” e non credo di aver ricevuto danni… anzi ricordo sempre con grande riconoscenza il nostro “caro Maestro” che ci ha seguiti dalla 1^ alla 5^ elementare e che si è prodigato tanto per istruirci e trasmetterci non solo i principi didattici ma anche i valori fondamentali della vita.
Sei stato il nostro insegnante e ci hai accompagnato sempre con amore paterno in tutti i nostri bisogni donandoci affetto ed attenzione.
Ricordo quando ci stimolavi sempre più a dare il nostro meglio in ogni materia, con lo scopo di poter poi ottenere il relativo premio a fine anno che, oltre alla gratificazione morale, prevedeva anche un vero e proprio regalo.
Che gioia quando ci hai fatto visitare le Grotte di Pilato. Nessuno di noi c’era mai stato né i nostri genitori avrebbero mai pensato di portarci. Per tutti è stata una bellissima esperienza e ancora oggi, nonostante la mia età, ricordo l’emozione del momento perché non ero mai stata su una barchetta.
Sugli insegnamenti ricevuti e i principi che ci hai trasmesso, ho posto le fondamenta della mia vita e credo di poter esprimere anche il pensiero degli altri nel dire con tutto il cuore, GRAZIE, al nostro “caro Maestro”.
Loredana Iodice
Franco De Luca
4 Aprile 2022 at 09:47
Che bella sorpresa. Mi hai rallegrato la giornata, cara Loredana. Il che conferma che l’insegnante semina ma… raccoglie pure, dal rapporto con gli alunni. Ed io ho raccolto tanto da voi – pulcini – in umanità. Ti ringrazio del ricordo e ti auguro tanto bene.