di Enzo Di Fazio
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Oggi siamo al trentanovesimo giorno da quando il 24 febbraio i carri armati russi, assiepati nella regione del Donbass, hanno rotto gli indugi e hanno trasformato quella che Putin continua a chiamare ‘Operazione Speciale’ in una guerra assurda e spietata.
E le immagini e i racconti che arrivano da una Ucraina lacerata, le difficoltà di trovare un accordo per far cessare il fuoco confermano, purtroppo, che altri uomini, donne, bambini saranno sacrificati.
Nei giorni scorsi sono girate voci di una data, quella del 9 maggio, come data limite per porre fine alla guerra. Il 9 maggio è il giorno in cui i russi celebrano la “Giornata della vittoria” sulla Germania nazista durante la guerra mondiale con la parata militare sulla Piazza Rossa e per Putin sarebbe l’occasione ideale per rivendicare un successo. Voci non confermate ma notizia anche terribile se veramente la guerra dovesse protrarsi ancora per tanto.
Dobbiamo sforzarci di credere che si arrivi quanto prima e quanto meno alla fine delle ostilità.
La delicatezza del momento che viviamo e le preoccupazioni che ci lacerano fanno sì che anche il sito ne registri, attraverso gli articoli pubblicati, il peso e la gravità. A discapito a volte delle vicende locali che comunque non mancano e che tratterò nella seconda parte di questa epicrisi.
Tante sono le voci che accogliamo. Il più delle volte sono quelle di politologi, di studiosi, di scrittori, di giornalisti di cui chi li propone condivide, di norma, il pensiero e il modo di esternarlo.
Confesso di non riuscire a vedere con chiarezza dove sia il torto e dove la ragione. Cerco di farmene un’idea leggendo tanto, seguendo i dibattiti e ascoltando con attenzione tutti: l’idealista come il pragmatico, lo storico come il giornalista, il generale come l’uomo di governo. Cercando di fare selezione come consiglia Michele Serra, tra le tante cose che l’Occidente, fatto di privilegi, abusi ma anche di diritti e garanzie di libertà, ci propone.
Al di là delle ideologie bisogna prendere atto che spesso le cose che si dicono e le decisioni che si prendono dipendono molto dalle responsabilità che si hanno.
Il riferimento, ad esempio, è al tema degli aiuti militari all’Ucraina e, più in generale, a quello della decisione, tema di questi giorni, di aumentare lo stanziamento delle spese militari.
Argomento che, molto sentito e dibattuto nella società civile e tra i partiti, potrebbe avere, se mal gestito, anche ripercussioni sulla tenuta del governo, in un momento molto delicato per il paese, per il contesto europeo e per quello internazionale.
C’è poi la figura di Draghi, presidente del Consiglio, che continua ad essere indigesta a parecchi.
Lo spunto per queste riflessioni mi deriva dalla lettura degli articoli La guerra e le divisioni della sinistra di Luca Ricolfi proposto da Tano Pirrone e La democrazia dei signori, di Luciano Canfora proposto da Vincenzo Ambrosino.
Con riferimento al primo premetto di essere un pacifista convinto. In tutta la mia vita (e di anni ne ho) ricordo di non aver mai fatto a botte con nessuno o dato uno schiaffo a qualcuno. Pur essendo cresciuto in una famiglia di cacciatori- tra nonno, padre e zii -, mi sono sempre rifiutato di imbracciare un fucile.
Ma l’aiuto militare all’Ucraina è altra cosa. E’ stato necessario per consentire a quel popolo di difendere il proprio stato di diritto, la propria identità, le proprie libertà democratiche. La pace è bella e va predicata continuamente come fanno Papa Francesco e tutti gli uomini di buona volontà. Ma c’è da tener conto che nell’animo umano, come diceva Freud, albergano due pulsioni: l’heros (ἥρως), l’amore che conserva, e thanatos (Θάνατος), la morte che distrugge, e spesso bisogna fare i conti con la pulsione che vuole distruggere e faticare per tenerla a bada
Vi invito ad ascoltare il monologo “Perché esiste la guerra” che Stefano Massini ha proposto qualche sera fa a Piazza Pulita (l’interessante racconto di un rapporto epistolare tra Albert Einstein e Sigmund Freud)
Per gli ucraini non resistere avrebbe significato consegnare, nel giro di 48 ore, il paese alla mercè di Putin.
Sappiamo che l’Ucraina militarmente non può vincere, ma politicamente ha già vinto portando Putin ad un tavolo di confronto e trattative.
Decidere di aiutare militarmente l’Ucraina è stata una presa d’atto di un’invasione militare che presentava una tragica sproporzione di forze di fronte alla quale non si poteva non sostenere chi, aggredito, prova disperatamente a non soccombere.
C’è da aggiungere che con l’invio degli aiuti militari non si sta negando il valore della via diplomatica e dei negoziati, come pure non si stanno trascurando le iniziative, da parte delle Istituzioni internazionali garanti dei diritti umani, di avviare le procedure per i presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi sul territorio ucraino.
Per quanto riguarda Draghi continuo ad essere un convinto assertore che sia il presidente giusto in questo momento difficile del paese.
Ha prestigio e competenza ed è figura stimata a livello europeo e internazionale. Sta lì perché il sistema dei partiti non è stato finora in grado di esprimere personalità capaci di guidare il paese. Ricordiamoci quale era la situazione all’indomani della crisi del governo Conte 2, quali le forze politiche in campo e cercate di immaginarvi in pieno periodo pandemico (febbraio 2021) una campagna elettorale di tre mesi e le conseguenze che ne sarebbero derivate.
Agli inizi di questa epicrisi ho accennato alla pace cui bisogna sempre tendere.
Venerdì il sito ha ospitato un bel racconto di Silvia Boccardi tra il fiabesco e il surreale con due personaggi simbolo della realtà sovietica: un oligarca e la sua balia, Marja Ekaterina. Dal confronto, fatto di rievocazioni di ricordi e di riferimenti alla guerra in corso, si eleva la figura di Marja, donna semplice quanto acuta, che convince il suo Cuoricino (così chiama l’oligarca che ha cresciuto) a modificare la partita di farmaci, che lui trasporta e diretta a Putin, in farmaci rilassanti in modo da ridurre la pulsione distruttiva che alberga in Putin e di cui parla Freud. Una sorta di magica pozione come mezzo per fare la pace.
Una bella storia da leggere anche ai bambini.
Parlando sempre di donne non è riduttivo pensare che possano essere artefici di pace se solo si desse loro più spazio e più valore. Non sarà sfuggito a chi segue i servizi televisivi che ai tavoli dei negoziati Russia-Ucraina non si sono, finora, mai viste donne. Lo pone in evidenza, con il suo solito acume, anche Michele Serra nell’Amaca di giovedì 31 marzo osservando tra l’altro che non siamo in Afghanistan ma tra due popoli che hanno almeno un piede, da secoli, in Europa.
Ancora dedicata alle donne e al loro coraggio un’altra pagina del sito. E’ quella di Paolo Rumiz tratta dal supplemento Robinson di Repubblica. Tante storie come quella della giornalista Marina Ovsyannikova che interrompe una trasmissione della tv di stato dicendo “Protestate, non possono arrestarci tutti” o come quella di Nataša che da un giorno all’altro lascia l’Italia per tornare a casa, a piantare patate, perché il conflitto finirà e i campi dovranno tornare ad essere coltivati: un gesto che rappresenta la vita che non si arrende in una parte d’Europa più di ogni altra devastata nel tempo da guerre e stermini di massa.
Sempre la guerra dà spunto ad altri collaboratori di scrivere di figure politiche, di libri, di poesie, di momenti storici.
E’ il caso di Tonino Impagliazzo con il suo Gorbaciov, convinto federalista, di Giuseppe Mazzella di Rurillo con l’articolo La Russia è estranea alla democrazia politica e di Silverio Lamonica con la poesia A chi importa? di Sigfried Sassoon.
C’è poi il comunicato della Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo che, alla luce dei tristi eventi del conflitto ucraino, ritorna sull’ambizioso progetto di trasformare la Villa delle Tortore a Ponza in un Centro di Cultura e di Pace, oltre che di tutela ambientale, di cucina identitaria e di lotta contro ogni tipo di discriminazione.
Un comunicato bello ma un po’ asettico come tutti i comunicati stampa, che andrebbe corroborato con un’informativa più dettagliata (della Regione Lazio? del Comune?) sullo stato di avanzamento dei lavori.
Come promesso dedico la seconda parte di questa epicrisi ai fatti di casa che, avvicinandosi la stagione turistica (tra due settimane è Pasqua), vanno via via prendendo corpo.
Prima le noti piacevoli e poi quelle dolenti.
Tra le noti piacevoli due libri.
Il primo è quello che propone Silveria Aroma. Un lavoro fatto di emozioni, colori, sapori ed amicizie di cui si è nutrito il tempo che le autrici, Michela Cimmino e Maria Teresa Di Benedetto, madre e figlia, provenienti dalla Calabria, hanno trascorso sull’isola.
Il secondo è il già noto “Le edicole votive di Ponza” di Giuliano Massari di cui è messa in risalto questa volta, da Franco De Luca, la capacità dell’autore di porre in evidenza la forza delle tradizioni e il loro valore culturale e sociale.
Altra bella notizia è che a fine mese è arrivato un fiocco azzurro: un bell’evento che mette insieme quattro generazioni. A Mauro, cui faccio gli auguri, non mancheranno affetto e carezze.
E veniamo alle notizie brutte e alle noti dolenti
Tra le prime c’è la scomparsa di Luisa Scotti. La conoscevo bene. Più o meno coetanei abbiamo condiviso nell’età della giovinezza tante Pasquette sulla Guardia e tanti bagni alla Parata degli Scotti. Ne serbo un bel ricordo.
Tra le noti dolenti come una spina sottopelle, a fine settimana, arriva la nota del gruppo consiliare di opposizione Tutti per Ponza in merito ai lavori che il Rifugio dei Naviganti sta realizzando a Sant’Antonio. Le accuse sono pesanti. Una vecchia storia su cui tanto si è scritto e tante domande abbiamo posto anche noi di Ponzaracconta (il 25 novembre con La piazzetta di Sant’Antonio quale futuro; il 28 dicembre con Le domande che attendono una risposta e recentemente, il 16 marzo, con I ponzesi hanno perso Sant’Antonio), senza aver mai ricevuto chiarimenti, puntualizzazioni, né dal Comune, né dai proprietari.
Chiarimenti e ragguagli meriterebbero anche le notizie riportate dalla stampa circa alcune indagini avviate dalla Guardia di Finanza per possibili tributi non incassati e dai Carabinieri dell’ex Forestale per problemi inerenti la gestione dei rifiuti.
La campagna elettorale è alle porte. Lo ricorda Giuseppe Mazzella di Rurillo che rilancia il progetto della costituzione del Distretto Turistico delle isole napoletane da Ponza a Capri; lo ricorda Franco de Luca che pur rammaricandosi per quello che non si è fatto spera fiducioso in quello che ci riserva il futuro.
Detto ciò francamente non so quali siano i piani e i programmi degli attuali amministratori. Certo è che se vogliono riproporsi devono cominciare con il rispondere a tutte queste domande. Non per contentare noi di Ponzaracconta ma per soddisfare le legittime esigenze della comunità isolana.
Termino qui, scusandomi con chi non ho menzionato. Imperversa un temporale e la corrente va e viene.
Ma non devo lamentarmi, non posso lamentarmi… basta che pensi al dramma del popolo ucraino.
Buona domenica a tutti.
vincenzo
3 Aprile 2022 at 21:48
De Luca sulla guerra ci azzecca.
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