di Francesco De Luca
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Non aggiungerò nessuna novità argomentativa a quanto si va dicendo sulla guerra in Ucraina, da parte dei commentatori di ogni genere, e anche di quelli che su questo Sito stanno dimostrando la loro sensibilità all’evento bellico. Ciascuno con la sua voce, tutte più autorevoli della mia.
Questo trafiletto vuole soltanto palesare la mia condanna di questo disastro europeo.
La esplicito con una partecipazione non di facciata e nemmeno venata di risentimento. Voglio dimostrare la mia partecipazione all’evento affermando chiaramente che questa guerra fa bene a tutti gli esponenti politici e fa male certamente alla gente comune, alla povera gente che subisce i colpi delle scelte dei suoi politici.
Questa guerra fa bene a Putin perché consolida la sua leadership in Russia. Fortifica la sua posizione di oligarca antidemocratico. Nasconde la deficienza economica della sua politica giacché la guerra quieta ogni risentimento interno in vista della vittoria finale.
Fa male alla gente russa che piangerà i morti nei soldati, e soffocherà la sua tensione alla democrazia.
Questa guerra fa bene a Biden che si dimostrerà il Presidente che contrasta l’imperialismo sovietico. La fiacca politica dell’America in campo internazionale, priva di un disegno complessivo, sarà applaudita come vincente sull’anacronistico Putin che sogna espansioni da impero zarista.
Farà male al popolo americano di cui esalterà la supremazia di potenza mondiale, bianca, opulenta, dal volto democratico e dall’animo imperialista.
Questa guerra farà bene agli Stati d’Europa. Sebbene a disagio per gli approvvigionamenti energetici non ne avranno danni negli aspetti politici.
Questa guerra farà male ai popoli europei. Saranno costretti ancora a visioni politiche nazionalistiche. Ciascuno Stato per sé perché non c’è un progetto comune di politica europea.
A parole l’America è contro la guerra, e intanto amplia i confini della NATO, sua mano militare.
Contro la guerra a parole è la Russia, e intanto si insedia in Ucraina a dispetto della determinazione democratica del popolo ucraino.
Contro la guerra a parole è l’Europa, e intanto foraggia di armi gli ucraini e foraggia l’economia russa.
La guerra la subiscono i ‘poveri cristi’, gli Ucraini. Sono gli unici.
Nonostante il complesso intreccio delle responsabilità la scelta delle armi da parte della Russia è da condannare. Esistevano ed esistono modi pacifici per risolvere i dissidi, per quanto intrecciati, e reali, e generati con dissennatezza da tutti i fronti.
La guerra va a discapito soltanto dei più deboli, e questo è da condannare.
Sandro Russo
28 Febbraio 2022 at 07:41
Conoscevo questa poesia di Quasimodo, ma la corrispondenza con una lettrice, su “Posta e Risposta”, la rubrica quotidiana di Francesco Merlo su la Repubblica, me l’ha riportata prepotentemente in mente. Da dedicare non solo a Zelensky, ma a tutti i poveri cristi evocati da Franco De Luca.
Ecco lo scambio:
“Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”. Caro Merlo, non abbiamo scampo.
Emanuele Aliotta, San Gillio (Torino)
Quasimodo scrisse Uomo del mio tempo nel 1946, quando era già il poeta del realismo, del “pacifismo partigiano”. E la pubblicò insieme a Alle fronde dei salici che, attualissima, può essere dedicata all’eroismo disperato dell’Ucraina e del suo commovente presidente. Assediato guerriero contro la guerra, Zelensky ieri non è neppure riuscito a parlare con Draghi:
“E come potevamo noi cantare / con il piede straniero sopra il cuore / fra i morti abbandonati nelle piazze, / sull’erba dura di ghiaccio, al lamento / d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero / della madre che andava incontro al figlio / crocifisso sul palo del telegrafo? / Alle fronde dei salici, per voto, / anche le nostre cetre erano appese, / oscillavano lievi al triste vento”.