Archivio

Bellum iniustum

di Pasquale Scarpati

Non esiste bellum iustum. La guerra, quella “sonora” fatta con mortai e bombe, è sempre una sconfitta, anche per chi dice di aver vinto. Causa traumi, lutti e distruzioni. Fa diventare duri ed insensibili.
Provoca reazioni e tensioni da parte di tutti (vincitori e vinti). I primi per spartirsi la torta, i secondi perché si sentono vilipesi ed umiliati.
Ne è l’esempio ciò che è successo dopo la pace di Versailles alla fine del primo conflitto mondiale: una reazione imprevedibile che può sfociare in altre guerre.

C’è sempre una guerra in tutte le parti, in tutti gli ambienti.
Chi, anche nell’ambito familiare, non ha mai litigato? Ma è giustificabile e accettabile l’uso della violenza fisica? Quando si giunge a simili eccessi vuol dire che non si è trovato alcun punto d’accordo. In tal caso conviene lasciarsi, abbandonare il campo perché si capisce che non si è capaci di accordarsi.
Ciò di per sé è già una sconfitta! Mai si deve arrivare alla violenza fisica! Così, anche se in modo più complesso, sono i rapporti tra gli Stati. C’è sempre una lotta ed una competizione a tutti i livelli. Guai se non ci fosse! Perché il Mondo progredisce anche per questo!
Il problema sorge quando molti si sono stabilizzati o arroccati nel potere. Non parlo della singola persona ma anche del suo entourage cioè di coloro che lo sostengono.

Nelle democrazie, sia pur imperfette, accade che le persone al comando possano cambiare e con loro anche il modo di fare politica. Di conseguenza chi va a governare può avere una visione diversa da quella dei suoi predecessori per cui i rapporti con gli altri possono divenire più stretti o nel giro di pochi anni si possono allentare. Lo abbiamo sperimentato con Trump e con Biden.
Laddove invece una sola persona governa per decenni, può accadere che lui, ed anche chi lo sostiene, per rimanere in sella difficilmente cambi il suo modo di governare se non in modo più repressivo. Questo perché, a lungo andare con il passare degli anni, rimanendo essi arroccati nelle proprie idee, oramai obsolete, non fanno le adeguate aperture, anzi mettono a tacere, per lo più con la violenza, gli eventuali oppositori, temendo per il loro potere.

Quando poi si giunge al punto in cui il sistema economico da essi creato non funziona più perché inadeguato ai tempi, allora essi riversano al di fuori del loro Paese il loro stesso malessere, accampando mille pretesti. È stato sempre così. I calcoli, però, spesso sono disattesi e spesso sono stati il “canto del cigno” di colui che governando da solo non ha saputo o voluto stare al passo con i tempi. Purtroppo non senza sangue!
Penso che la guerra all’Ucraina vada al di là del suo eventuale ingresso o meno nella NATO. E’ possibile che questa guerra (quando non era stata ancora dichiarata) nascondesse problemi sia economici che politici interni alla Russia. Problemi economici a cui non si è voluto o potuto dare soluzione da tutte le parti.
Forse questi problemi sono correlati a problemi politici di vario genere anche di rapporti nella classe dirigente. Lo si è notato quando il presidente Putin ha indotto il capo dei servizi segreti ad usare il tempo al presente al posto del tempo futuro!  Forse, questi problemi si sono acuiti a causa della pandemia.

Il problema dei territori si sposa con il segnale che il presidente Putin vuole dare verso l’esterno.
La penisola di Crimea fa gola a tutti. Ma è innegabile che la Russia si sentirebbe strangolata senza di essa perché non avrebbe sbocchi al mare. È come se ad un elefante togliessero l’acqua! D’altronde anche agli abitanti della Crimea fanno comodo le basi russe, più che quelle ucraine! Ne sappiamo qualcosa noi quando in Italia c’erano tante basi americane! E allora: si giunge ad un accordo. È inutile insistere alla maniera dei secoli passati! Il problema potrebbe sorgere se alla Russia queste basi non bastano. Infatti ha sempre tentato uno sbocco diretto nel Mediterraneo: sull’Adriatico! Ma prima ne era impedita dall’impero austriaco, poi, inopinatamente, dal suo primo alleato: Tito. Il quale, probabilmente, fu incoraggiato a fare una politica indipendente chiamata dei Paesi Non allineati.
Considerando la proiezione verso l’esterno, è possibile che la Russia:
a) voglia dare un avvertimento al mondo intero;
b) voglia tranquillizzare i propri alleati;
c) voglia reclutare altri alleati facendo vedere la potenza delle sue armi;
d) voglia infine richiamare all’ordine qualche alleato che fa o cerca di fare i famosi “giri di valzer” alla maniera italiana.

È un gioco rischioso e non so quanto ben calcolato. Ma nessuno si mette a rischio se non sta con l’acqua alla gola per colpa sua e per colpa degli altri. Fatto sta che si è sbagliato da tutte le parti perché non si è addivenuti ad alcun accordo pur nell’ambito dei propri interessi.
La fortissima miopia e la sordità hanno sempre fatto sempre (e fanno) sbattere contro muri d’acciaio e bocche da fuoco! D’altronde chi è sordo e cieco non li può né vedere né sentire… purtroppo!

Comunque (a parte la recente annessione della Crimea, di cui si è detto sopra) è la prima volta nella storia recente che è la Russia a prendere da sola un’iniziativa verso occidente così clamorosa (fatta eccezione quando intervenne in Ungheria e Cecoslovacchia che stavano, però, nella sua sfera d’influenza. E infatti non ci fu alcuna reazione da parte occidentale se non verbale).
L’aveva fatto con il Giappone, ma ne uscì sonoramente sconfitta e timidamente lo fece a Cuba, ma subito batté in ritirata. Per non parlare dell’Afghanistan.
Le altre volte è stata sempre essa a subire un’invasione (Napoleone ed Hitler) e poi a contrattaccare.
Per questo a me, tra l’altro, preoccupa il fatto che il presidente Putin si sia fatto vedere tra la bandiera russa e quella zarista. Ciò mi fa andare indietro nel tempo. Quando gli zar oltre ad occupare la Georgia e gli altri Stati euroasiatici che ora sono indipendenti, si erano autoproclamati “piccoli padri” di tutti i popoli slavi e quindi anche degli ex Jugoslavi, vicini di casa.

Qualcuno dice che oggi la situazione si presenta diversa da quella di allora. Certamente è così. Nessuna cosa rimane uguale a se stessa. E i Romani dicevano “si vis pacem, para bellum”. Cioè se vuoi la pace tieni l’esercito efficiente.
Ci sarà un’escalation militare? Chi ne trarrà beneficio? E quanto bisognerà stanziare per attrezzarsi?
Quindi bisognerà dirottare risorse in tal senso altrimenti stanziate per altre opere di pace. E/o farsi aiutare da Paesi “amici” (mai disinteressati).
Sta arrivando adesso il vero cambiamento, altro che la pandemia!
Secondo Pasquale.

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top