Canzoni

Una canzone per la domenica (183). Alexa, Mesias e il disastro della Grande Mela

di Tano Pirrone

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Rientro a casa e sento che Alexa è impegnata a diffondere della musica molto gradevole: chiedo allora a Paola, la nostra amica che ci dà una mano a lottare contro il disordine (soprattutto mio) e che è ecuadoriana trapiantata da anni in Italia dove sono nati i suoi due figli – tutti in paziente attesa che qualche imbecille della maggioranza per nulla silenziosa approvi una legge che consideri italiani tutti coloro che nascono nell’infelice penisola e che in essa risiedono da un certo numero di anni – vi abitano onorevolmente, vi lavorano, contribuiscono come tanti altri, “italiani” e non, a mandare avanti lo sconquassato barcone, battente il nostro vecchio amato tricolore.
Le chiedo chi è che canta così bene, con una certa insolita vena da cantautore italiano. Ricardo Arjona, mi dice, facendomi sprofondare nel nero di seppia della mia totale ignoranza in merito. Il nome pronunciato in lingua spagnola (1) è di una complicazione, almeno per me insuperabile, ma chiunque può riuscirci, andando sul web e usando un programma qualsiasi di traduzione e di lettura (2).
Non conoscevo il cantante ed ho ascoltato con piacere alcune canzoni; ma io sono curioso come una scimmia ed allora ho chiesto a Paola notizie su Ricardo Arjona ed ho saputo che è stato implicato in una storia con i Servizi americani – e quando uno dice servizi, si sa che non si tratta del “bagno” ma degli “spioni”, che più spioni di quelli americani difficile è trovarne. Spioni e spessissimo incompetenti o in pessima fede, per così dire. La storia dell’Iraq vi dice qualcosa, per esempio?

Il nome completo del nostro è Édgar Ricardo Arjona Morales, guatemalteco di Jocotenanco (3), essendovi venuto alla luce il 19 gennaio del 1964. Un rapido calcolo mi dice che ha 58 anni e che è quindi nel pieno della sua maturità artistica. Cresciuto dall’età di tre anni nella capitale, Ciudad de Guatemala (4), e appassionatosi subito alla musica, Ricardo incise il suo primo album a 21 anni (Dejame decir que te amo, Lasciami dire che ti amo), ma non ebbe molto successo. La forte delusione lo allontanò dalla sua principale passione portandolo a dedicarsi con un certo successo alla pallacanestro. La sua statura gli fece giuoco permettendogli di partecipare a diverse competizioni con la maglia della sua nazionale. Dopo cinque anni tornò alla ribalta con un nuovo album, che incontra il successo sperato (Jesús, verbo no sustantivo). La sua poetica è ora ben definita: un lirismo pregno di memorie anche europee non privo di richiami religiosi, tutto in un ambito costante di pop rock.


L’album lo fa conoscere e apprezzare in tutta l’America Latina e negli Stati Uniti e il tema che da il titolo all’album rimane in testa alle classifiche di tutti i paesi sudamericani, raggiungendo record di vendita in quei territori.
È il 1988 e Ricardo è ormai affermato. La sua vena creativa è costante e prolifica. Il cantautore produce in una dozzina d’anni altri sei album, tutti di successo, ulteriormente incrementato dalla fortunata partecipazione a telenovelas delle quali, oltre ad essere artefice dei motivi musicali, è anche qualificato interprete.

Il suo quinto album Animal nocturno (1992) fu il primo prodotto dalla Sony Music e rappresentò la sua consacrazione definitiva come uno dei nuovi artisti più innovativi e interessanti di quegli anni.
L’album, di cui fu autore di tutti i temi inclusi, ebbe un successo internazionale, meritando Disco d’oro e di platino in numerosi paesi, inclusi gli Stati Uniti. Giungiamo così all’album Galeria Caribe (Sony Music, 2000): 18 tracce di successo; di queste l’ottava è Mesias, il brano per il quale ho deciso di raccontare la storia di questo notissimo artista sud americano e di sottolinearne la qualità internazionale e il gradevolissimo stile.

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In Mesias (5) sono presenti richiami religiosi con una forte, evidente critica (tutta poetica) del mondo capitalistico: il Messia, l’Unto del Signore, il Cristo Redentore (6) torna su una terra ormai depravata, sconvolta dal capitalismo, dalla corruzione… dal Male, e ne assume tutti i simboli. Si sa chi è, cosa rappresenta, e per questo è molto temuto.

Il linguaggio dell’autore è il linguaggio parlato, quasi gergale, dice le cose come si dicono al bar, con linguaggio popolare, facilmente comprensibile, costruito con immagini conosciute e immediatamente assimilate.
Ma quello che allarma i servizi segreti americani che fanno h24 le pulci a tutto quello che si scrive nel mondo, leggono di armi, di Manhattan, di terrorismo e scatta l’allarme. Ricardo Arjona è sospettato di avere collegamenti con il terrorismo islamico, che l’11 settembre del 2001 ha colpito al cuore, per la prima volta gli Stati Uniti, smascherandone la vulnerabilità e l’albagia che acceca se solo minimamente si mette in discussione o si attacca. Non è Hiroshima e neanche Nagasaki, ma è abbastanza per capire che nessuno è più al sicuro neanche a casa propria. Scatta la macchina investigativa e l’Fbi indaga sull’artista guatemalteco, ma dopo qualche tempo l’assoluta estraneità ai fatti delle Torri gemelle è provata.
Arjona dichiarò qualche tempo dopo di non aver avuto contatti diretti con i federali, che avevano invece avvicinato e interrogato persone della sua cerchia. Tutto finì per il meglio, ma ancora oggi, i fan del cantante subito dopo aver lodato le qualità artistiche, raccontano questa storia, come una patina di romantica avventura, che impreziosisce il loro idolo.

La produzione musicale del nostro Ricardo dopo il 2000 è continuata, abbondante nella quantità e nella qualità, con almeno altri sette albi, per un totale di 22 (compresi i sette live). C’è un grosso problema, però: la mia pronuncia del nome del personaggio, Alexa non la capisce: la chiamo, si sveglia con l’aureola ben rilucente, le chiedo… «Ricardo Arjona». Si spegne subito con un piccolo ghigno beffardo, uno sbaffetto di luce impertinente… Alexa!

Note

[1] – La maggior parte degli ecuadoriani parla spagnolo; le varianti dello spagnolo parlate in Ecuador differiscono a seconda della regione. Nella regione costiera si parla lo spagnolo andino nella sua variante costeña, mentre nella sierra, cioè nella regione montuosa, si parla la variante andina del serrano. Nella regione orientale si parla invece lo spagnolo amazzonico. Vengono tuttavia parlate, soprattutto nella Sierra e in Amazzonia, diverse lingue amerinde come il quechua, che assieme al shuar, allo tsafiki e altre lingue amerinde vengono considerate ufficiali dalla legge e parlate all’interno dei gruppi indigeni. Secondo il censimento del 2001 lo spagnolo era parlato dal 94% della popolazione, il quechua dal 4,1% e lo shuar dallo 0,55%.

[2] – https://it.howpronounce.com > spanish > ricardo-arjona

[3] – Città a 55 km della Capitale, Città del Guatemala, posta nel distretto di Sacatepéquez a 1589 metri di altezza. Conta oggi 18.500 abitanti.

[4] – Con i suoi 4 milioni di abitanti, La Nueva Guatemala de la Asunción (suo nome ufficiale) è la città più popolosa del Guatemala, residendovi circa un quarto di tutta la popolazione nazionale.

[5] – Testo e traduzione

Ha nacido el Mesías en Nueva York
è nato a New York il Messia
Anda en auto blindado por precaución
Viaggia in auto blindata per precauzione
El Papa le teme a algún despido en masa
Il Papa teme un licenziamento di massa
Viene rasurado y de Christian Dior
Vien rasato e Christian Dior
Para estar a la altura de la situación
Per stare all’altezza della situazione
Los judíos dicen que ése es el que esperaban
Gli ebrei dicono che è Colui che aspettavano
Tiene un Penthouse en Manhattan
Ha un attico a Manhattan
Y un piso en París
E un appartamento a Parigi
Un doctorado en Harvard
Una laurea ad Harvard
Y un affair con una actríz
E una storia con un’attrice
Toma un trago en el Village con Bill Gates
Beve un drink al Village con Bill Gates
Oye un poco de jazz por distracción
Si distrae ascoltando jazz
Revisa la bolsa y le invierte a la iglesia
Controlla il mercato azionario e investe nella Chiesa
Hace un poco de jogging en Central Park
Fa jogging in Central Park
Aprende Kung Fu en China Town
Impara il kung fu a China Town
Prepara un golpe y nadie sabe la fecha
Prepara un golpe ma non si sa la data
Tiene una escolta armada
Ha una scorta armata
Son tipos de Israel
Sono tipi di Israele
Y una Magnum 45 para él
E porta con sé una Magnum 45
Dicen que es el que vino y juró que iba a regresar
Dicono che è colui che è venuto e che giurò che sarebbe tornato
Que se hizo cirugía en las manos para disimular
Che un intervento di chirurgia è stato fatto sulle mani per nascondere le stimmate
Que es el enviado del cielo y que está en Manhattan
Che egli è l’inviato del cielo e che è a Manhattan
Y esta vez su estrategia no es igual
E questa volta la sua strategia non è la stessa
Tiene un socio en Japón, otro en Afganistán
Ha un partner in Giappone e un altro in Afghanistan
Habla a diario con dios por el internet
Parla ogni giorno con Dio per mezzo di Internet
Promueve un cambio y se ha ganado enemigos
Promuove un cambiamento e si è fatto dei nemici
Ya compró CNN y está usando su espacio
Ha già acquistato la CNN e sta utilizzando il suo spazio
Con discursos que invitan a quitarnos el velo
Con discorsi che invitano a togliersi il velo
Y el caos impera y el planeta se espanta
E il caos regna e il mondo ha paura
La iglesia lo acusa de hereje
La chiesa lo accusa di eresia
Y el pentágono de terrorista
E il Pentagono di terrorismo
Y en el filo de la navaja…la fe
E sul filo del rasoio… la fede
Dicen que es el que vino
Dicono che è colui che è venuto
Se ha suicidado un magnate en la Gran Manzana
Un magnate si è tolto la vita nella Grande Mela
Se lee en la portada del New York Times
Si legge sulla copertina del New York Times
Y una nube de dudas le hacen sombra al sol
E una nuvola di dubbi fa ombra al sole.

[6] – I tre termini (Messia, Unto del Signore e Cristo) sono in pratica sinonimi. Mettono in evidenza l’importanza che migliaia di anni fa nell’area del Mediterraneo avesse l’olivo e il miracoloso estratto ricavato dalla spremitura dei suoi frutti.

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