di Tano Pirrone
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Gentile redazione,
Allego a questa mia brevissima nota il fondino quotidiano di Michele Serra, che oggi affronta da un’angolazione per molti versi ormai desueta il problema dell’innovazione tecnologia, della limitatezza delle risorse, dell’aumento della popolazione mondiale e dello spreco alimentare.
È un incentivo intelligente ad affrontare con serietà e senza demagogia i grandi problemi che ci affliggono, come comunità internazionale, europea, italiana e locale. Cioè anche ponzese, si parva licet componere magnis, se è lecito, in soldoni, ad un foresto farsi i fatti locali.
Nella fattispecie se fossi chiamato in causa correrei a fissare con l’altra parte termini e condizioni per discutere dei problemi dell’isola, individuando soluzioni condivise e azioni comuni. Per poi andare serenamente e onestamente a presentarmi al giudizio degli elettori.
Science-Fiction? Forse no!
Tano Pirrone
L’amaca – I gradini e la scala
di Michele Serra – da la Repubblica del 13 febbraio 2022
Leggere articoli sulla riconversione verde e sentirsi ottimisti sul futuro è tutt’uno. L’innovazione tecnologica scintilla ovunque, è un fiorire di startup, idee ingegnose, nuove frontiere. Una specie di neo-positivismo che sicuramente ha il merito di non essere deprimente, ma forse ha il demerito di credere che la tecnologia risolva qualunque problema. Compresi alcuni aspetti strutturali (l’aumento incessante della popolazione e delle bocche da sfamare, i limiti delle risorse, la bulimia del consumismo, il colossale spreco alimentare) che sarebbero invece, per loro natura, questioni politiche e culturali.
La tecnologia è indispensabile. Fa compiere salti di qualità, apre orizzonti nuovi. Ma un eventuale dibattito sul controllo delle nascite è squisitamente politico, etico, religioso. Idem la gestione e il controllo delle risorse. Chi deve decidere il futuro dell’Amazzonia, pochi speculatori o gli interessi della collettività?
Chi stabilisce se irrigare i deserti è una priorità rispetto alla colonizzazione, molto ipotetica, di Marte, i governi del mondo o un paio di nababbi eccentrici?
La cultura di una società, la sua percezione dei bisogni, il suo orientamento politico avranno, sul futuro, una enorme incidenza, ma se ne parla poco. È come se fosse un dibattito troppo impegnativo perché lo si possa affrontare a viso aperto, accettando che possa esserci un duro conflitto, per esempio, tra interessi speculativi a breve termine (l’ingordigia coniuga i verbi solo al presente) e gli interessi sociali, e quelli delle generazioni future, che sono a medio e lungo termine. Preferiamo dunque esultare per ogni gradino di avanzamento tecnologico, ma la scala, tutta assieme, non la guardiamo perché ci spaventa.
[Articolo di Michele Serra da la Repubblica del 13 febbr. 2022]
vincenzo
14 Febbraio 2022 at 10:21
Vigorelli è stato definito un forestiero.
Vigorelli divenuto Sindaco per me ha fatto una cosa storica: aprire due cisterne romane.
In quelle cisterne storiche c’erano detriti, rottami, calcinacci, porte e finestre depositate dall’uomo moderno. Ci sono tante altre cisterne romane ancora utilizzate come depositi da liberare e valorizzare.
Vigorelli ha detto anche recentemente che lui non “scenderà in campo”: spetta ai ponzesi e solo a loro occuparsi del loro futuro.
Il forestiero toglie il disturbo, ma prima di farsi da parte insieme alla sua componente di minoranza lancia un appello, pesante come un macigno: “Cogliamo questa occasione che il PNRR ci offre per condividere dei progetti che possano essere finanziati e che servano veramente a Ponza e ai ponzesi.”
Tano che si definisce anche lui forestiero, dice sottovoce per la seconda volta: Ponzesi svegliatevi, ora non avete scuse siete di nuovo soli ad occuparvi di voi stessi e del vostro futuro. Ma dice anche: è questo il momento di fare, di decidere di cambiare atteggiamento per cogliere le nuove opportunità. A chi lo dice? Innanzitutto alla maggioranza in Consiglio Comunale!
Le parole di Tano sono chiare:
Il problema dell’innovazione tecnologica è un problema che riguarda tutti anche i ponzesi… “Cioè anche ponzese, si parva licet componere magnis, se è lecito, in soldoni, ad un foresto farsi i fatti locali.
Nella fattispecie se fossi chiamato in causa correrei a fissare con l’altra parte termini e condizioni per discutere dei problemi dell’isola, individuando soluzioni condivise e azioni comuni. Per poi andare serenamente e onestamente a presentarmi al giudizio degli elettori”.
Il Sindaco, o il Vice Sindaco, “correranno a fissare con l’altra parte termini e condizioni per discutere dei problemi dell’isola?” L’osservatore esterno si chiede: Tra ponzesi questa volta riusciranno a parlarsi?
Se ciò non avverrà si dimostrerà per l’ennesima volta che il bene comune è un concetto astratto a Ponza, specialmente per chi detiene in mano il potere pro tempore.