di Giuseppe Mazzella di Rurillo
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L’elezione diretta del Presidente della Repubblica è la prima riforma costituzionale da farsi. Sarebbe saggio se questo parlamento di nominati in permanente campagna di mercato con cambio di casacche tanto da somigliare al famoso hotel Gallia di Milano che era la sede del calcio-mercato, fosse capace di approvare anche una giusta legge elettorale che – per la natura antropologica degli italiani – non può non essere che la proporzionale pura perché le coalizioni, prima o dopo, sono inevitabili.
Ma è chiedere troppo.
Il Presidente della Repubblica riveste un ruolo centrale e insostituibile. I suoi poteri sono molti pur nel parlamentarismo. Negli ultimi 30 anni abbiamo verificato l’importanza di questi poteri per assicurare un buon governo al paese decisivo per i nuovi scenari mondiali che si sono aperti con la globalizzazione e con le cessioni di sovranità all’Unione Europea.
Pur non potendo i cittadini eleggere il capo dello Stato – compito che spetta ad un collegio unico di grandi elettori – siamo sommersi su giornali tv e social dal toto-presidente in un esercizio improduttivo perché non possiamo votarlo ed è solo accademia o perdita di tempo esprimere un parere o un nome.
I nuovi partiti sono talmente “liquidi” che con i loro dirigenti non fanno un nome ma si limitano ad esprimere caratteristiche del tutto ovvie del personaggio descritto come una statua di marmo o di cera.
L’elezione diretta farebbe uscire allo scoperto i candidati alla carica. Aprirebbe una campagna elettorale. Il cittadino avrebbe una importanza perché deve mettere un nome su una scheda e quella scheda potrebbe essere decisiva.
G.M.di R. – Direttore de “Il Continente”
Nota (a cura della Redazione)
Un chiarimento sulla legge elettorale è importante per la comprensione di questo articolo
“La legge elettorale oggi in vigore è il Rosatellum, dal nome di Ettore Rosato, ex Pd ora renziano e vice presidente della Camera, che l’ha inventato nel 2017. Un sistema misto tra proporzionale e maggioritario, per cui i seggi sono ripartiti per il 37% con il sistema maggioritario e per il 61% con il proporzionale (il 2% va agli italiani all’estero). Semplificando al massimo, con il maggioritario chi prende più voti guadagna più seggi, mentre con il proporzionale l’assegnazione dei seggi avviene in proporzione ai voti ottenuti. È un sistema che l’attuale maggioranza di governo (Pd, M5S, Italia viva, Leu) ritiene ormai superato, tant’è che lavora per un’alternativa dall’inizio del 2020. Al contrario, l’opposizione (Lega, Fdi, Forza Italia), è complessivamente favorevole al maggioritario, lo considera parzialmente accettabile” (parzialmente estratto e sintetizzato da un articolo di Repubblica, di Liana Milella, del sett. 2020: “Legge elettorale, il vademecum. Le posizioni dei partiti sulla riforma che verrà“
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Appendice dell’8 febbraio 2022 (Cfr. commento di Sandro Russo)
I rischi del presidenzialismo. Di Ezio Mauro. Da la Repubblica del 7 febbraio 2022
Rosanna Conte
22 Gennaio 2022 at 13:21
Io non sono sicura che questa sia la soluzione giusta. Se ci fossero persone oneste, di un certo spessore morale e rispettose della Costituzione, eleggerebbero tranquillamente un Presidente adeguato. Non è il ruolo del Presidente della Repubblica da cambiare, ma i politici che mandiamo in Parlamento. A questi politici arrivati lì per fortuna, raccomandazione, cooptazione o corruzione vorremmo affidare il cambiamento della Costituzione? Certo ci potrebbe/dovrebbe essere una nuova assemblea costituente ma non pensi che saranno loro a stabilire chi e come ne farebbe parte? Saresti poi tanto sicuro che i cittadini siano messi in condizioni di poter scegliere? Adesso pure potrebbero farlo, eppure abbiamo politici scadenti. Si è pensato alla soluzione di farli scomparire diminuendone il numero, come già è stato fatto, e togliendo potere al Parlamento, come si vuol fare. Cambiare forme e regole di tale rilevanza per tentare di bloccare il degrado in cui siamo precipitati è inutile se non dannoso. Bisogna guardare ai valori che possono salvaguardare il nostro paese e renderli il fondamento etico della singola persona, semplice cittadino o politico che sia.
Tano Pirrone
22 Gennaio 2022 at 17:03
La risposta di Rosanna è talmente pacata e rassicurante che copre la poco furtiva tentazione plebiscitaria di Giuseppe Mazzella di Rurillo. Io abituato alla panna montata che sgorga e ricopre e che forza mi dà, mi sento serenamente fiducioso, affidato a lineari giudizi di facile portata. Grazie Rosanna per i pochi efficaci moniti. Che la Forza illumini i 1009 paladini.
vincenzo
23 Gennaio 2022 at 12:49
Dagli articoli e i commenti mi sembra che nessuno abbia fiducia in questi 1009 paladini nominati.
Per cui è assurdo pensare di postulare vie presidenzialiste se alla base c’è l’impossibilità di cercare vie politico-istituzionali più adeguate a governare il paese.
Certo, come fa Tano si può sognare, un presidente ideale. Per Tano il presidente ideale era David Maria Sassoli. Poteva essere un buon Presidente? Certo è stato un buon presidente del Parlamento Europeo; P.E. che ha un potere molto relativo per i destini dei popoli europei.
Più concretamente, e senza sognarlo, il nostro Presidente Mattarella ha nominato Mario Draghi alla presidenza del Consiglio. Come l’ha scelto? L’ha scelto perché era l’uomo giusto al momento giusto per fare le cose che si dovevano fare. Nell’interesse dei cittadini italiani? I fatti stanno a giudicare: ognuno veda quello che vuol vedere!
L’altro giorno avevo proposto un Presidente della Repubblica come Paolo Maddalena. Il mio non era un sogno, ho capito da tempo che in politica, oggi più che mai, non si fanno miracoli. Le scelte avvengono con il “sistema delle porte girevoli”: si esce da una parte e si entra dall’altra. Paolo Maddalena è stato anche proposto dal gruppo misto. Maddalena ha saputo della candidatura ed ha subito detto che era lusingato della candidatura, ma non era disponibile”.
Chi può essere disponibile ad entrare in questo teatrino mediatico-politico etero-diretto? Ma poi in questo teatrino l’ingresso è blindato!
I nostri 1009 grandi elettori che cosa stanno pensando secondo voi? Stanno pensando da uomini liberi? Da senatori e deputati della Repubblica Italiana o come “attori in cerca di autori?”
Ma noi non siamo grandi elettori, forse non siamo neanche elettori in questa situazione, ma pur essendo esclusi dalla costruzione dell’impalcatura democratica, ci divertiamo a cercare delle dissonanze che impongano comunque delle riflessioni.
Un Coordinamento di Studenti ha una sua proposta per la scelta del presidente della loro Repubblica Democratica Italiana.
“In merito alle votazioni per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, gli Studenti contro il Green Pass, consultati i territori e ottenuta una grandissima unità sul punto in questione, desiderano proporre Giorgio Agamben, filosofo di alto profilo e indubbio valore che ha compreso – prima di ogni altro e meglio di ogni altro – la gravità della deriva cui siamo andati incontro. Siamo perfettamente consapevoli del fatto che una personalità così brillante non avrà reali possibilità di essere eletta al Quirinale, e tuttavia sentiamo il dovere di esprimere una posizione netta, che alla drammaticità e alle banalità della situazione odierna contrapponga la cultura e il coraggio, nonché la speranza di poter vivere – tutti insieme, con rinnovata armonia – in una società migliore. Per tali ragioni, il nome di Giorgio Agamben rappresenta per noi la scelta giusta, e crediamo debba essere sostenuto anche da ogni parlamentare desideroso di battersi per i valori, i principi e i diritti sanciti dalla Costituzione del 1948 e per la dignità del popolo italiano”.
Anche i giovani sono consapevoli di come vanno e devono andare le cose in Italia. Questo per me è un fatto positivo. Ci sono giovani che hanno capito.
Giuseppe Mazzella di Rurillo
24 Gennaio 2022 at 10:38
Si possono avere opinioni diverse sull’elezione diretta del Presidente della Repubblica che – prescindendo dalla quantità dei poteri – è comunque la massima carica dello Stato. Ma seguendo il dibattito su Ponzaracconta e anche sulla carta stampata delle diverse motivazioni a favore o contro credo che sia preliminare che l’opinionista esprima la sua opinione sul suffragio universale.
Credo che gli inglesi abbiano impiegato 100 anni per concedere il voto a tutti. Ricordo – reminiscenze universitarie – la prima, seconda e terza legge inglese per l’estensione del voto. Anche nel nostro Stato unitario il cammino verso il voto per tutti è stato lungo. Le donne in Italia hanno votato per la prima volta nel 1946 al Referendum istituzionale. Anche le donne francesi hanno avuto il diritto di voto nel 1945/46.
Forse il quadro politico italiano – per qualità dei rappresentanti al Parlamento ed ai consigli regionali – richiederebbe il ritorno alla riduzione del suffragio ripristinando il diritto per “censo”. Ricordo che nel 1975 quando fui eletto consigliere comunale di Casamicciola dovetti fare la prescritta “prova di alfabetismo”, dichiarare cioè di saper leggere e scrivere prima di assumere la carica. La vecchia legge è stata abolita. Ma aveva una logica.
Lunga premessa per arrivare al sodo: se il voto è dato a tutti i cittadini prescindendo se sanno leggere o scrivere, i cittadini devono esercitarlo in tutte le forme della democrazia “diretta o indiretta” dal sindaco e consiglieri comunali, da Ponza – circa 1000 elettori – a tutte le altre elezioni popolari possibili. Naturalmente fino alla massima carica dello Stato.
Riservare ad un collegio di grandi elettori, come nel caso nostro di 1008 (notizia di oggi: è morto un deputato e quindi non sono più 1009) è come non ritenere maturi 60 milioni di italiani su questa scelta di “persona”. É di fatto una applicazione del voto per “censo” o per “cultura”. Se quindi abbiamo una “democrazia matura”, proprio sulla massima carica dobbiamo votare tutti con maturità.
Concludo ricordando che la Costituzione della Quinta Repubblica francese del 1958 prevedeva l’elezione del presidente (che ha molti poteri) da parte di un “collegio di grandi elettori”. Nel 1962 De Gaulle vinse un Referendum per farlo eleggere direttamente. La durata del mandato era di sette anni. Credo che dal 1990/95 la durata sia stata ridotta a cinque anni. Riformare la legge fondamentale con continui aggiornamenti non è peccato. I francesi hanno modificato il testo del 1958 almeno dodici volte. Gli americani hanno dieci o più emendamenti al testo del 1776/80.
Sandro Russo
8 Febbraio 2022 at 06:19
Non avevo un’opinione precisa sul tema, ma man mano che se ne parla, continuando ad informarmi/ci, le idee si chiariscono.
La posizione di Giuseppe Mazzella di Rurillo non ha avuto a dire il vero riscontri entusiastici, tra i commenti che abbiamo potuto leggere finora.
Per contribuire al dibattito, riporto questo bell’articolo di Ezio Mauro, da la Repubblica di ieri, lunedì 7 febbraio 2022.
Allegato in file .pdf all’articolo di base