segnalato da Patrizia Maccotta
.
Sull’onda di una serie di articoli comparsi sul sito sull’invecchiamento, le persone e i ricordi che scompaiono – leggi qui il suo commento -, Patrizia ci segnala un documentario che ci pare molto pertinente…
Per capire i giovani bisogna ascoltare i vecchi
di Lorenzo Ormando – Da il Venerdì del 14 gennaio 2022
Nel documentario “Il tempo rimasto” le testimonianze e i ricordi di cinquanta persone nate prima degli anni ’40, il regista è Daniele Gaglianone: “Volevo dare voce a una generazione eccezionale”
«Ovunque guardi, ti accorgi che le persone che non ci sono più sono ancora qui» -afferma, osservando gli ambienti della propria casa, uno degli anziani protagonisti di Il tempo rimasto. Il bel documentario di Daniele Gaglianone (in sala dal 20 gennaio con ZaLab Film) è una riflessione piena di tenerezza sulla vecchiaia, sul tempo che passa e che è passato, su ciò che resterà di noi nelle cose che abbiamo fatto e nelle persone che abbiamo incontrato.
«Fare un film di questo tipo vuoi dire confrontarsi col senso della fine, parla della dimensione sospesa che credo si viva quando ci si avvicina alla fase conclusiva della vita» – spiega il regista e sceneggiatore 55enne, che ha raccolto cinquanta interviste, in cinque regioni italiane, con persone nate prima degli anni ’40. Il risultato è un film intimo che cattura ricordi dolorosi e felici, dall’infanzia all’età adulta, storie di amori che resistono e di parenti andati via troppo presto. Quasi tutti i racconti si concludono con lacrime e silenzi carichi di emozione:
«Volevo realizzare un film sullo stato d’animo di chi sta per scomparire e sa di appartenere ad una generazione eccezionale: quella di chi può ancora ricordare com’era la vita prima delle grandi trasformazioni tecnologiche che hanno cambiato il inondo per sempre Non c’è una struttura narrativa classica, agli spettatori dico: “Non cercate un filo conduttore, sarà lui a trovare voi”». La pellicola ha avuto origine da un progetto nato con l’Istituto Luce per creare un archivio del ‘900 che raccogliesse le testimonianze di gente proveniente dal mondo contadino e cittadino, operaio e aristocratico.
«Volevamo che il doc fosse complementare e opposto a quel percorso, anche dal punto di vista dell’approccio. I bambini e ragazzi che l’hanno visto sono rimasti molto coinvolti perché, in qualche modo, sentono che il film parla anche di loro e di cosa voglia dire essere giovani. Il tempo rimasto parla dell’importanza dell’ascolto, è una testimonianza forte di un senso di smarrimento con cui bisogna convivere e confrontarsi».
Con oltre ottanta ore di girato a disposizione, Gaglianone ha sacrificato tanto in fase di montaggio: «Abbiamo rinunciato a cose molto belle: ci piacerebbe proporre una serie tematica che affronti argomenti come la scuola, l’amore, il lavoro e il rapporto coi genitori, per dare così vita al resto del materiale».
Il regista Daniele Gaglianone (Alberto Ramella / AGF)
Dal Venerdì di Repubblica. Gaglianone. Vecchi e giovani.pdf