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– Va bene… ci vedremo… lunedì. Buona festa…” – così saluto e mi accingo ad andar via.
Una voce mi blocca: – Ma dove va? Non vede che tempo che si sta mettendo. È tutto nero… Non dica che parte per Ponza? Cosa ci va a fare? – Chi parla è una applicata di segreteria. Esprime liberamente la sua opinione in risposta al saluto.
Ogni fine settimana si ripeteva questo rituale. Ma quel giorno pioveva a dirotto in una giornata buia, e lei sapeva che sarei dovuto andare a Formia e imbarcarmi anche coi due miei figli piccoli. Va bene l’attaccamento al paese natìo ma c’era da affrontare anche la traversata. Col mare non proprio invitante.
– Che ci va a fare! A Ponza non c’è nessuno. Passi l’otto dicembre a Terracina. Al caldo, tranquillo… – La signora mi è affezionata. L’invito è sincero. Ma ha sorvolato frettolosamente sul fatto che nei tre giorni di vacanza è incluso l’otto dicembre, festa nazionale dedicata alla Madonna Immacolata.
– Franco… Antonio… alzatevi… è ora… la Madonna vi aspetta… – La voce di mama ai piedi del lettone ci spronava, a me e a mio fratello Antonio, al alzarci. Erano le quattro e mezza.
Avevo otto anni e mio fratello nove, e ci aspettavano Aniello mio cugino, Luigi, Biagino, Tonino, Gianfranco, Silvano, Ugo, Silverio Di Fazio, Tommasino, gli Spignesi, e tanti altri.
Ci eravamo lasciati la sera precedente al termine dei Vespri. Cosa sono? Noi non lo sapevamo. Tutto era architettato da don Luigi, u paricchiano. E lo faceva tenendoci accerchiati intorno all’armonium. A cantare melodie che come àncore sprofondavano nell’animo e ancora stanno avvinghiate lì. Pure la litania ci faceva sorbire con entusiasmo. E cantatela voi la litania … con quelle ripetizioni defatiganti. Ma noi… macché… intrecciavamo le voci, con nodi di amicizia e di fraternità.
– Domani mattina… alle 5…” – ’u cancelliere, Ciccillo, Giannino rimarcavano l’ora a noi… frenetici per quello che ci attendeva.
Mamma si accertava che fossimo bene infagottati nei maglioni, e ci faceva andare. Un buio freddo ci attendeva. Poche luci per le stradine… ma erano quelle dei giochi. Familiari, anzi sondate fin nei particolari.
Varcavamo la porta della Chiesa e lo splendore della statua dell’Immacolata ci confortava, e lievitava il nostro entusiasmo.
Immobile sul polo del mio cuore,
stella candida brilli senza posa …
Un abbraccio palpabile ci stringeva e ci rendeva fieri di andare per le stradine interne a svegliare le famiglie perché… Chesta è santa ’sta iurnata…
Chi eravamo? Tanti.
Oggi? Siamo rimasti un manipolo, acciaccati dal tempo e dal suo malanno. Ma ancora ci prendiamo sotto braccio con Tommaso (Pacifico), con Gaetano (’u iscaiuolo) e cantiamo per le strade deserte, ad un vento che disperde le voci per colli e contrade.
Iri, foriero di pace,
dolce presagio d’amore.
Rientriamo in chiesa e sull’isola albeggia il sole di un giorno pregno di emozioni.
I presagi si sono avverati. Con tempo a quel raduno mattiniero ci ho portato anche mio figlio, e si è trovato con Salvatore, Massimo. Oggi sono adulti e la loro amicizia è stretta da questo legame.
– Piove a dirotto… che ci va a fare? – incalza la signora che giudica infantile la mia scelta. E lo è… perché non c’è raziocinio alcuno in questo bramare un irreale vincolo col cielo… ma se il sogno è di ogni bambino… ritorno bambino… e sogno.
Plaudiam con gli angeli
plaudiam col cielo
a Te che sfolgori nell’uman velo…
Note
Isola di Ponza; parrocchia Ss. Silverio e Domitilla; parroco don Luigi M. Dies, (n. a Gaeta nel 1912 m. a Roma nel 1973) a più riprese dal 1937 al 1973. Le strofe citate appartengono ai Canti mariani di don Luigi. Le persone menzionate facevano parte della Azione Cattolica.
L’immagine della processione si riferisce alla festività del 2017.
Ascolta qui: Alba con coro