di Giuseppe Mazzella
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Di ponzesi che si sono recati dal Santo di Pietrelcina a San Giovanni Rotondo avevo avuto notizie già nella mia infanzia dai racconti di mio padre, alcuni dei quali mettevano in luce il carattere burbero del cappuccino, anche se sempre finalizzato al conforto e alla salvezza di chi chiedeva il suo aiuto.
Sull’onda di quei lontani ricordi, ho attivato una ricerca presso gli archivi del convento garganico, al momento ancora senza esito. Quasi a corroborare tale mia indagine, mi è capitato di recente di leggere uno dei tantissimi volumi dedicati a Padre Pio (1), nel quale scopro la storia vivida di un incontro con il Santo, di un pescatore isolano, nato nel 1928 – chissà se ancora vivente – poi trasferitosi in Sardegna con la famiglia. Una testimonianza che merita di essere conosciuta e che ripropongo in lettura.
G. M.
Giuseppe Vitiello, nato a Ponza il 2.1.1928, nell’estate del 1952, racconta:
“Ero marittimo su una petroliera. Una notte in pieno Oceano Atlantico, al quinto giorno di navigazione, dopo essere salpati da Gibilterra, mi accadde una cosa straordinaria.
Vivevo un periodo di inquietudine. La sera come sempre, prima di mettermi a letto, recitai le mie preghiere , seguite dall’esame di coscienza. In esso mi dissi, ancora una volta: – Non ho fatto mai male a nessuno, eppure non trovo pace. Non riesco a trovare una ragazza per fare un progetto di sistemazione per un buon matrimonio.
Mi addormentai, quando a un tratto mi svegliai, avvertendo una presenza nella cabina. Vidi chiaramente davanti a me, in un alone di luce, un personaggio con la barba che mi disse: – Vienimi a trovare.
Mi riaddormentai tranquillo.
Il giorno dopo, pensando alla visione, credetti di aver avuto un segno di protezione e di conforto dal patrono di Ponza, san Silverio papa e martire, il cui sepolcro io visitavo, pregando, quando mi ritrovavo nella mia città natale.
Terminato il viaggio, tornai a Cagliari, dove da tempo si era sistemata la mia famiglia di origine, e sentii parlare per la prima volta di Padre Pio da parte di Crespellari, capo del Gruppo di preghiera, che faceva riferimento alla spiritualità del frate cappuccino. Ricordo questa espressione in particolare: – Padre Pio è un monaco che confessa bene.
Cominciai a fare un pensiero di recarmi a S. Giovanni Rotondo, per parlare a lui della mia situazione. L’occasione mi si offrì quando si sposò una mia cugina a Mercogliano di Avellino: il giorno dopo il matrimonio ero a San Giovanni Rotondo.
Mi prenotai per la confessione e dopo otto giorni ebbi la fortuna di parlare con il Santo. Mi fece l’esame di coscienza. Tra l’altro mi chiese: – Hai rubato?.
Al mio no disse: – E durante la guerra, in occasione dello sbarco degli alleati, non l’hai fatto?
Risposi: – Padre, era una necessità!
Ed egli disse con forza: – Non era roba tua.
Poi aggiunse: – Tu non vai a messa. Quando torni a terra, i parenti li vai a trovare, ma a messa non vai.
MI ripulì di tutte le macchie che avevo sulla coscienza. Per penitenza mi diede da recitare 15 Pater, Ave e Gloria per 15 giorni. Ritrovai un po’ di pace.
Tornai a S. Giovanni Rotondo nel 1954 e mi confessai; pur essendo da tempo sorto in me il dubbio che il personaggio misterioso apparsomi fosse lui, Padre Pio, non glielo chiesi.
Al mio terzo incontro, gli parlai della visione avuta nell’Atlantico e domandai: – Eravate voi?
– Sì, sono stato io – rispose. Ed aggiunse: – Io ti ho chiamato per farti trovare bene nella vita.
Cominciai ad essere preso dall’atmosfera di spiritualità che si respirava a S. Giovanni Rotondo. Chiesi di diventare terziario francescano ed il 4 ottobre 1959 fui vestito dello scapolare da padre Giovanni Crisostomo Zarrella, nella cappellina del convento.
Intanto a San Giovanni Rotondo avevo conosciuto una ragazza. Un giorno Padre Pio mi disse: – Sposati, le nozze saranno benedette da me – E così avvenne (2).
Note
(1) – Il Padre San Pio da Pietrelcina, sacerdote carismatico, Testimonianze, vol. 2, di P. Marcellino Iasenza Niro, San Giovanni Rotondo, 2006.
(2) – Giuseppe Vitiello, Cagliari 20.4.1999.
silverio lamonica1
5 Dicembre 2021 at 15:01
Un altro ponzese da Padre Pio
Intorno alla metà degli anni ’60 ero a Ponza. Con alcuni amici ero seduto ad un tavolo davanti al Bar Miramare a Sant’Antonio. Quel bar era gestito dal mitico Veruccio ‘U Chiattone e si trovava al piano terra del palazzo Martinelli; ora – al suo posto – c’è un negozio di articoli per la casa.
Mentre eravamo intenti a gustare una birretta, si avvicinò al tavolo un certo Aurelio, un uomo di circa sessant’anni, stempiato, di media statura. Era ossessionato da una grave forma di disfunzione erettile e di ciò non faceva mistero con chiunque gli capitava a tiro.
Così s’avvicinò al tavolo, si sedette e diede la stura alle sue lamentazioni:
– Guagliu’, ie nun saccio cchiù comm’aggia fa. Nun se vo’ arrezza’ ‘i nisciuna manera. Penzate ca l’anno passato so gghiuto a truva’ Padre Pio. Sulo isso me puteva salva’! Doppo nu viaggio ca nun ferneva cchiù, me so’ truvate annanze a chiesa soia, ammiezze a tanta ggente. Ma chillu appena m’ha visto, m’ha puntato ‘u dito e m’ha puzzata dicere: “Tu sei il demonio! Va via! Vattene!”
– E tu ch’è fatto? – Gli chiesi incuriosito.
– Niente fratu mio, aggio mise ‘a capa sotto e me ne so’ gghiuto comm’a ‘nu cane mazziato.
(Traduco per coloro che hanno poca dimestichezza col nostro dialetto:
– Ragazzi, non so più come fare. Non vuol rizzarsi in nessun modo. Pensate che l’anno scorso sono andato a trovare Padre Pio. Solo lui poteva salvarmi! Dopo un viaggio che non finiva più, mi son trovato di fronte alla sua chiesa, fra tanta gente. Ma quello appena m’ha visto, mi ha puntato l’indice e ha osato dirmi. “Tu sei il demonio! Va via! Vattene!”
– E tu cosa hai fatto? – Gli chiesi incuriosito.
– Niente, fratello mio. Ho chinato il capo e me ne sono andato come un cane bastonato).
Per consolarlo, gli offrimmo una birra, ma non riuscimmo a trattenere le risa.
Sandro Russo
5 Dicembre 2021 at 20:11
Ci credo, Silverio, che la storia è vera, anche se raccontata in forma di aneddoto. Di questa sessuofobia di padre Pio sapevo, dai miei ricordi di ragazzino miscredente in quel di Cassino, da dove si organizzavano frequentemente pellegrinaggi verso San Giovanni Rotondo. Ma anche da piccolo non ho mai partecipato, per profonda avversione di mio padre a quelli che lui considerava isterismi collettivi. Mia madre, ponzese, sebbene a malincuore, si adeguava.
Per fortuna la Chiesa non è questo – o non è solo questo. Per dire… ci sono stati anche il Cantico dei Cantici e la predicazione di San Francesco… Anche il nostro Francesco attuale credo che la pensi diversamente. Ma i tempi erano quelli..!