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È una domenica un po’ noiosa…
Ma il tempo si è rimesso e sembra che ci darà una tregua. Una giornata di sole.
È parecchio che non esco per campi, in campagna. Metto delle scarpe comode e stagne, la tuta, il mio cestino… e esco.
Dalle parti nostre (Lanuvio, Castelli Romani) c’è più campagna che paese… Cioè c’è un agglomerato urbano di case attaccate l’una all’altra e poi tante case isolate su una vasta estensione tutt’intorno. Una campagna addomesticata, ma sempre campagna è. Piccoli appezzamenti, soprattutto coltivati a vite, frutteti, l’orto nelle strette adiacenze della casa… Mi hanno detto di branchi di cinghiali che girano per i campi di notte… Se ne trovano tracce evidenti, scavi, impronte di zampe. Meglio non trovarseli davanti; possono essere pericolosi. Ma di giorno non si fanno vedere.
Mi allontano neanche tanto da casa e all’improvviso mi trovo davanti un quadretto che sembra uscito da una favola. Una piccola radura, un albero, e sotto di esso una volpe con tre cuccioli che mangiano dei frutti rossi a terra…. Non c’è il tempo di prendere il telefonino: è un attimo e la famigliola scompare nella vegetazione di confine.
Rimane l’albero, con i frutti per terra. Mi avvicino. È un corbezzolo.
Dalle nostre parti è chiamato l’albero delle ciliegie di mare, chissà perché.
Faccio delle foto, cercherò altre notizie…
E sì… Il corbezzolo è una pianta tipica della macchia mediterranea.
Famiglia Ericaceae, infatti i fiori somigliano molto a quelli dell’erica; nome botanico Arbutus unedo ossia arbusto che Plinio il Vecchio (ripreso da Linneo) denomina unedo, da “Unum tantum edo”, cioè ne mangio uno solo, per indicare che il frutto – una bacca polposa dal sapore leggermente acidulo, rivestita da uno strato ruvido e coriaceo – non invita a mangiarne tanti. Il sapore ricorda quello del Sorbo (Sorbus domestica L.). Infatti a Ponza (e nel napoletano) è conosciuto come sorva pelosa.
È un alberello sempreverde, e questo lo fa prediligere per uso ornamentale, insieme alla presenza contemporanea sull’albero – proprio in questa stagione – di tre vivaci colori: il rosso dei frutti, il bianco dei fiori e il verde delle foglie (i colori della bandiera italiana, per cui è considerato uno dei simboli patri).
I frutti maturano in ottobre-dicembre, nell’anno successivo rispetto alla fioritura che dà loro origine, hanno una maturazione scalare e possono essere presenti sullo stesso arbusto bacche rosse mature e più chiare ancora acerbe.
Accumulo del rivestimento coriaceo dei frutti del Corbezzolo, resto di pasto di uccelli
Beh! La domenica noiosa non lo è stata poi tanto, ravvivata da incontri del genere. A volte dimentichiamo che un altro mondo sta lì a due passi, appena dietro l’angolo.
Nota dell’Autrice. Per difficoltà pratica a prendere un’immagine della famigliola di volpi, la foto relativa è ripresa dal web
Sandro Russo
29 Novembre 2021 at 12:35
Il raccontino di Iole mi ha ricordato che i corbezzoli (a Ponza appellati sorve pelose) a Cassino – mio luogo di nascita e formazione “terricola” per parte paterna – si chiamano invece ’mbriachelle perché gli uccelli che se ne nutrono (e prediligono quelle in fase avanzata fermentazione), poi hanno un volo un po’ incerto, da vera e propria ebbrezza alcolica.
Per associazione di pensieri mi sono anche ricordato, dal mio passato di tossicologo, della Zoofarmacognosia.
È una branca delle Scienze Naturali che studia, attraverso i comportamenti degli animali che per istinto si curano o si inebriano attraverso l’ingestione di alcune piante – …e sì, anche gli animali “si fanno”! -, le implicazioni che possono derivarne per l’uomo.
In passato e nelle civiltà contadine in genere, gli uomini erano grandi osservatori della natura e dei comportamenti degli animali, con cui spartivano l’ambiente e la vita. Si racconta che in questo modo – osservando l’inusuale stato di eccitazione delle pecore che si abbeveravano ad un particolare stagno in cui cadevano e maceravano bacche di piante presenti sulle sue sponde – siano state scoperte le proprietà stimolanti della pianta del caffè.