Economia

Noi al Sud senza Progetti e senza Istituzioni: la Città e l’Isola immobili

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Giuseppe Mazzella scrive di Ischia e di Casamicciola – Lacco Ameno, ma le stesse considerazioni possono essere applicate a Ponza e a Ventotene… Abbiamo – i nostri Amministratori hanno – la necessaria contezza di questi problemi? In queste situazioni il silenzio non è d’oro.
La Redazione

Napoli senza progetti
Ci sono molte osservazioni spontanee che nascono dal Forum di “Repubblica”  con il neosindaco di Napoli, prof. Gaetano Manfredi, apparso con evidenza nazionale nell’edizione di giovedì 4 novembre 2021. Tutte sconcertanti.

La prima: il sindaco Manfredi afferma: “Il Comune di Napoli non ha presentato alcun progetto per accedere ai fondi del Pnrr ( il Piano europeo per il rilancio che assegna all’Italia 209 miliardi di euro da utilizzare in sei anni di cui il 40% al Sud – ndr) per le scuole. Non siamo in grado di gestire le risorse che arriveranno e ci troviamo in ritardo su quelle già stanziate. Abbiamo soldi che non riusciamo a spendere”.
La seconda, per Bagnoli: “Quell’area rappresenta il grande simbolo della città immobile. In trent’anni si è fatto poco o nulla”.

Se Napoli sta combinata così, figuriamoci Casamicciola o Lacco Ameno alle prese con una “ricostruzione” da oltre 4 anni dal terremoto del 21 agosto 2017!

Bagnoli e altre storie
Su Bagnoli sono stati scritti fiumi di inchiostro. Sperimentate cento soluzioni.  Farraginosi ed inutili “piani urbanistici”. L’ ultimo intervento appare nelle cronache di “Repubblica” a firma di Enrico Soprano nell’edizione di martedì 2 novembre dove  si critica Invitalia ( la società pubblica preposta a favorire gli investimenti in Italia – ndr) “non attrezzata  per l’ operazione” e si propone il “coinvolgimento dei privati”. Invitalia è diventata come il prezzemolo in ogni minestra, ma è solo un “ente strumentale” del governo centrale. Non decide nulla. E’ un carrozzone.

La terza osservazione: “Il Comune di Napoli ha bisogno di 100-200 milioni all’ anno per cinque anni (Manfredi confonde evidentemente la sede di un giornale con “Lascia o Raddoppia” di Mike Bongiorno buonanima perché  200 è il doppio di 100 e  da un prof. ci si poteva aspettare più precisione perché si tratta di milioni di euro, pari a miliardi di ex-lire  – ndr)  e di un piano straordinario di assunzioni  di almeno 1000 unità”.

La quarta osservazione la più drastica: “Nella legge finanziaria un intervento straordinario per Napoli. E’ il termine ultimo”.  E se non arriva? Manfredi non esclude di lasciare l’incarico. Era chiaro che su questa  dichiarazione, strappata con i denti, si sarebbe innescata la polemica: minaccia di andarsene prima ancora di insediarsi.

Perché la considerazione che faccio, con l’esperienza di funzionario e di amministratore di ente locale, è che essere a capo di un Ente Locale – piccolo o grande che sia – non è la stessa cosa di essere a capo di un Ente d’Istruzione Universitaria. Oltre alla competenza ed alla onestà occorre anche una esperienza vissuta di confronto con il popolo, le sue esigenze primarie, i suoi problemi, le sue speranze e buon ultimo la “burocrazia comunale” diversa da quella statale. Da qui la scelta per sostenere Antonio Bassolino. Aveva ed ha esperienza e rapporto con il popolo, oltre che con le Istituzioni. Bassolino non avrebbe mai fatto dichiarazioni del genere. Conosce il funzionamento delle Istituzioni nei pregi e nei difetti.

Manfredi non conosce il funzionamento degli enti locali. Per effetto della assurda Legge Del Rio del 2014 con la quale viene – de facto annullata la Provincia che è Ente Locale previsto in Costituzione – la Provincia di Napoli è stata trasformata in “Città Metropolitana” e ridotta ad appendice burocratica del mega-Comune di Napoli. Non ha più un Presidente che la legge 65/93 prevedeva al pari del sindaco per diretta elezione da parte dei cittadini votanti. Non ha più nemmeno un Consiglio perché il Consiglio “metropolitano” è eletto in seconda istanza così l’elezione del Consiglio Comunale di Napoli modifica il Metropolitano e senza consiglieri non può deliberare. La Città Metropolitana è ridotta a 600 dipendenti.
Appena 10 anni fa, quando si puntava al rilancio dell’Ente Provincia, i dipendenti erano 1400. 40 anni fa i dipendenti erano 3500. A mio parere questo è molto più rilevante dei 10mila dipendenti del Comune di Napoli di 10 anni fa rispetto ai 4mila di oggi.  La ex-Provincia comprende altri 91 Comuni ed alcuni hanno dimensioni considerevoli e problemi enormi come Torre del Greco, Castellammare di Stabia, Giugliano, Caivano che messi insieme fanno due o tre mega-città.
Alcuni dei 91 hanno il titoli di “Città” per rimarcare l’importanza.
Manfredi non ha fatto il minimo accenno al suo incarico di “sindaco metropolitano”. Ha “preso possesso” l’altro giorno della  sede di Piazza Matteotti per provvedimenti dovuti con atti “monocratici” predisposti dalla “dirigenza”.  Eppure  le stanze del Palazzo di Piazza Matteotti  hanno ospitato uomini come Antonio Gava e Ciro Cirillo, Giuseppe e Franco Iacono e buon ultimo Amato Lamberti per ricordare  i più significativi Presidenti. Manderà un “segretario particolare” come ha fatto De Magistris per la gestione “politica” di una appendice del mega-comune

Svuotati i Consigli comunali e l’ente Provincia
Mi ha colpito la sede delle dichiarazioni di Manfredi: quella di un giornale. Ancora prima di pronunciare il giuramento da sindaco di fronte al Consiglio Comunale e di  pronunciare davanti al Consiglio Comunale il discorso “programmatico”. Ma come si rivalutano le Istituzioni con questo comportamento? La monocrazia o il cesarismo ha raggiunto questi livelli. Non lo ritengo un buon segno.

Con la scomparsa dell’Ente Provincia dal sistema degli enti locali è scomparso un luogo di confronto, di coordinamento, di elementare incontro dei sindaci e degli amministratori degli altri 91 Comuni che fanno parte del territorio ex-provinciale fra i quali i sei Comuni dell’isola d’Ischia, i due Comuni di Capri, il Comune di Procida. Ci si poteva confrontare sui problemi delle isole e quelli dell’hinterland ormai unito senza soluzione di continuità alla Città di Napoli. Certo: la Provincia aveva perso valenza già dal 1970 con l’istituzione dell’Ente Regione ma la sua storia è notevole. E’ raccolta in due monumentali volumi curati dal prof. Guido D’Agostino ( Repertorio dei Comuni della Provincia di Napoli – 2007).

“I Presidenti delle Regioni del Sud stanno protestando perché c’è uno squilibrio nell’attribuzione dei fondi europei (PNRR). Giusto. Ma la cosa più importante da chiedere è personale preparato per gli Uffici Tecnici comunali, ormai sguarniti; serve una squadra per ciascun  comune di 10 persone attrezzate (ingegneri, architetti, contabili, amministrativi) e serve un fondo per affidare incarichi professionali, perché senza progetti esecutivi non si attivano i finanziamenti e non si riescono a spendere eventuali risorse attribuite. Col paradosso di accentuare ulteriormente il divario Nord/Sud.
Ogni Comune deve avere a disposizione un parco progetti per il PNRR, coerente con alcuni obiettivi fondamentali posti dallo stesso PNRR, in modo da restringere il campo a cose effettivamente utili.
Poi ci vogliono le assunzioni di molti vigili urbani, ma “questo è un altro capitolo” ha scritto su Facebook Enzo Falco, sindaco di Caivano, un grosso Comune dell’hinterland con enormi problemi di vivibilità.
Gli ho consigliato di promuovere proprio con la “Città Metropolitana” – conosco Falco che è stato anche assessore provinciale – una assemblea dei 91 Comuni perché nessuno ha predisposto progetti esecutivi per il PNRR e ci sono state soltanto dichiarazioni di propaganda.

“La Repubblica” ha dedicato nell’edizione di domenica 31 ottobre un “Longform” alla “Questione Meridionale” con un sommario drammatico: “Decine  di miliardi del Recovery Plan in arrivo al Sud rischiano di dover essere restituite a Bruxelles per l’eccesso di burocrazia nel far fronte agli adempimenti per la drammatica arretratezza e insufficienza di professionalità delle pubbliche amministrazioni”.

Riorganizzare gli Uffici e costituire presso ogni Comune una apposita struttura per “la Programmazione Economica per il PNRR” è essenziale.
Fondamentale anche per il confronto politico contenutistico: piani urbanisti possibili, realizzazioni infrastrutturali prioritarie, trasparenza negli investimenti pubblici e privati, tempi brevi di realizzazione.

Il Sud non deve perdere questa occasione.

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