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Il fascismo spiegato ai giovani

Segnalato da Sandro Russo

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Con il tono razionale, pacato e coinvolgente che gli è proprio, un grande testimone del nostro tempo racconta e spiega cos’è stato e cos’è il fascismo, soprattutto a chi non c’era. Dal quotidiano la Repubblica, oggi in edicola.

Ieri a Roma, a piazza San Giovanni, la manifestazione dei sindacati: Mai più fascismi (foto Ansa)

Tutti i fascismi che conosciamo
di Corrado Augias

“Mai più fascismi” diceva la frase d’apertura. Un plurale pieno di significati. Perché fascismo è una parola che può voler dire molte cose; non così diverse l’una dall’altra, però molte. Nella grande piazza San Giovanni, gremita come quelle d’un tempo, questa cosa l’hanno capita benissimo, hanno applaudito, cantato e ballato al ritmo di Bella ciao che ormai è entrata nell’immaginario mondiale, compresi gli sceneggiati televisivi, una specie di inno popolare alla libertà di tutti – perché la libertà o è di tutti o non è.

C’è il fascismo della storia, cominciato nel marzo 1919 a Milano, piazza San Sepolcro, con la fondazione dei fasci di combattimento. Primo annuncio di un movimento che cinque anni dopo sarebbe diventato un regime. Quel fascismo è finito nell’aprile del 1945, con la morte del fondatore. Su quel ventennio il giudizio della storia è consolidato. Nessuno può negare che durante quel periodo si siano fatte anche “cose buone”. Ma, a distanza di un secolo, il giudizio della storia dev’essere globale e in un bilancio complessivo gli errori, i crimini, superano di gran lunga il merito d’aver completato la bonifica delle paludi pontine e fatto arrivare i treni in orario. Non c’è nessun intento caricaturale in queste righe, potrei citare anche altri risultati, ricordare gli istituti previdenziali, i dopolavoro, un’urbanistica spesso di qualità. Ma nessun risultato mette in paro la scellerata decisione delle leggi razziali, dell’alleanza con la Germania nazista, dell’entrata in una guerra che non potevamo combattere come gli stessi gerarchi avevano più volte ripetuto al Duce ottenendone la terrificante risposta (se dobbiamo credere a Galeazzo Ciano): “Che figura ci farei con Hitler?”.

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