di Enzo Di Giovanni
Ci sono persone che quando se ne vanno, lasciano un vuoto incolmabile. Nel caso di Gino Strada, il vuoto diventa addirittura una voragine.
Accade perché viviamo in un mondo in cui nulla è come appare, in cui anzi la finzione è regola di vita. Tutto è mercificabile, compresi i sentimenti. E non bisogna nemmeno fingere troppo nel raccontare la verità di giornata: anzi, bisogna mentire sapendo di mentire. Perché ciò che conta è sapersi rapportare al proprio target di riferimento, che ha bisogno di essere rassicurato ascoltando ciò che vuole sentire. Ammettiamolo, in un mondo finto si ha la necessità di essere rassicurati, per sopportarne le troppe menzogne.
In questo chiacchiericcio globale la parabola umana, e ancor di più l’assenza di un uomo come Gino Strada, che si è sempre posto come uno che realizza cose, crea un silenzio assordante.
Emergency è stata fondata da Strada e dalla moglie Teresa Sarti nel 1994.
Gestisce strutture sanitare in 7 paesi.
Ha portato a termine progetti in 10 altri paesi.
Con un unico scopo: assistere le vittime di guerra (che sono nel 90% dei casi civili, soprattutto bambini).
Dal 1994 ad oggi sono state assistite e curate circa 11 milioni di persone.
Ma Strada non è stato solo un uomo concreto.
Al contrario, è stato probabilmente uno che sapeva sognare, al punto da trasformare i propri sogni in azioni.
Il sogno più importante realizzato da associazioni come Emergency è aver restituito la dignità di esseri umani a quelli a cui la storia l’aveva negata.
Consiglio di guardare il bellissimo docu-film di Stefano Moser. Qui il trailer su YouTube:
Clown in Kabul – Uscita : 17 ottobre 2002 Un film di Enzo Balestrieri, Stefano Moser
E’ il reportage della spedizione che un gruppo di ventuno clown italiani guidati da Patch Adams ha fatto a marzo 2002 negli ospedali di Kabul, della valle del Panshir e di Bamyan per aiutare i bambini afgani feriti a ritrovare il sorriso.
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Girato in Afghanistan all’indomani degli attentati alle Torri Gemelle nelle strutture sanitarie gestite da Emergency e dalla Croce Rossa Internazionale, è una testimonianza autentica, con uno stridore a volte insostenibile tra il dolore e la disperazione delle vittime, e l’impegno dei medici-clown di Pacht Adams nel supportarli.
Da un lato il dolore, dall’altro il diritto al sorriso. Che è in definitiva il diritto a vivere.
“… Quando sei lì devi sorridere, non ti puoi permettere di piangere lì dentro, perché non li aiuterebbe”.
La ricetta di Pacht Adams, medico visionario e promotore della clownterapia, reso noto da un celebre film con Robin Wlliams, consiste nel considerare l’approccio medico-paziente non solo dal punto di vista sanitario, ma anche emozionale: «Una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia».
E’ assolutamente vero, ed il documentario lo prova.
Gino Strada ci ha lasciato. Ma come ci ricordava in una testimonianza televisiva un commosso Renzo Piano, che con Strada ha condiviso un progetto per un ospedale in Uganda, i sogni non muoiono mai.
“Mi chiese allora di disegnargli un ospedale ‘scandalosamente bello’ – ricorda oggi Piano – e in queste due parole c’è tutto il suo tratto, bello nel senso umano e nobile della parola ma anche scandaloso perché per i benpensanti non occorre che un ospedale donato all’Africa sia anche bello. Invece quando si fa un dono è giusto che sia eccellente e che lo sia sotto tutti i profili, eccellenza scientifica, tecnologica, medica, umana, ambientale”.
Progettato e realizzato con le tecniche più avanzate, l’ospedale per bambini in Uganda è però anche un omaggio alle tradizioni africane di cui riprende in parte le tecniche costruttive. “Si trova in una zona particolarmente salubre, fa notare l’architetto, ad una quota di 1200 metri, che è importante in un paese nel quale le temperature possono essere particolarmente alte, ed è costruito con la terra, oltre ad essere ad emissioni zero, sottolinea, “cattura le energie dal sole“. Tutto intorno sono stati piantati alberi di jacaranda.
Questa è una jacaranda fiorita (Jacaranda mimosaefolia, fam. Bignoniaceae)
“Fra qualche tempo ci sarà una foresta“, dice. Un progetto solidale portato avanti insieme. Ecco, sottolinea commosso il progettista, “questo mescolare gli aspetti più scientifici, più medici, più strettamente chirurgici con quelli più umani è sempre stato il tratto rivelatore di Gino Strada, in questo lui e stato e mi è stato maestro. La sua epica impresa costruita con la moglie Teresa è un miracolo di solidarietà e di bellezza nel senso più profondo della parola“.
E, a proposito di parole:
“Quella gente si trova senza occhi, senza mani, senza braccia, il resto sono cagate”.
Parola di Gino Strada.