di Elena Consalvi
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Dopo alcuni anni in giro per l’Europa (alla ricerca di tante cose o forse semplicemente desiderosa di vivere intensamente) mi ritrovo ad essere abitante dell’isola che da piccola definivo “Il posto più bello del mondo”. La pandemia globale del 2020 mi ha istintivamente
suggerito di correre qui ed io l’ho ascoltata senza quasi capirne il perché, certa che sarebbe stata (nel bene o nel male) un’esperienza unica.
Ci venivo da fanciulla con mio padre e mia madre: lui mi portava all’esplorazione di grotte e cunicoli facendomi sentire una bambina felice nel profondo (del mare), mentre lei iper agitata temeva i nostri tuffi vicino gli scogli.
Quelle caverne ora le vedo in lontananza dalla scuola nella quale lavoro ed il tempo improvvisamente ha assunto le sembianze di un treno in corsa che sembra immobile tanto va veloce.
Quest’ultimo anno è apparso come un paradosso ed io ho cercato di cogliere e raccogliere brevi istanti privi di deformazioni politiche o modelli sociali pre-impostati. Consapevole che, come dice Holly Miranda (*), l’unica cosa reale è l’amore. Di politica e di conformismo non sono un’esperta.
Cos’è l’Isola? Per me l’isola di Ponza è quel luogo nel quale, dopo nove mesi di vita, ho paura di rimanerci ed ho paura di andarmene. Desidero ancora attraversare situazioni ogni giorno diverse, stressanti, far passare la metro di Londra vicino a me e non veder l’ora di prendere riparo in un angusto appartamento. Desidero tutta questa energia ma al contempo so che mi mancherebbe correre nella pedana di Frontone d’inverno in una spiaggia deserta, acquistare la carne da un macellaio simpaticissimo ed aspettare le piccole navette bus che continuano a girare come se fosse un lunapark.
I locali ed i bar chiusi ma la dolcezza della gente, teneramente attenta a quei particolari che nella frenetica società contemporanea passano ormai inosservati. La gentilezza dei farmacisti, i saluti pur non conoscendosi, il pesce preso direttamente dalle barche ed una generazione di adolescenti che afferma timidamente di volersi aprire al mondo ma, leggendo gli sguardi, capisci che non lo ambiscono poi molto.
Chiunque nasce qui considera questa piccola frazione di universo il suo paradiso. Vivono quasi tutti senza troppi sogni di fuga, non tanto per non aver mai visto altro bensì perché possiedono la reale capacità di apprezzare il mare e di attendere serenamente il sole (a detta di Modugno, meravigliosi nonché essenza vitale). Si è contenti quando la nave arriva e si spera nel domani quando le onde sono troppo alte per farla navigare.
C’è il giorno in cui i supermercati hanno gli scaffali pieni e quello in cui è tutto semivuoto. I cuori di coloro che calpestano questa terra sono in grado di accendersi per una fresella inzuppata nell’acqua salata (mentre te lo raccontano) e si ha così la percezione che il vero amore per la vita sia più vicino alla propria anima che in qualsiasi altro posto. Lo si sfiora ad esempio passeggiando tra i sentieri o nel
porto mai dormiente.
Ponza è questo ed infinito altro. Per me è anche la signora anziana che dentro la cappella di Punta Incenso racconta aneddoti di un passato difficile e sono io che mi chiudo la porta di casa alle spalle senza chiavi e passo la notte fuori bramando il sorgere del sole come non l’avevo mai fatto.
Un colpo d’affetto me lo infligge ogni volta la pizzeria Nautilus: in così tanti anni nulla è cambiato e le sue immutabili pizzette rosse mi fanno sentire al sicuro. La mia Ponza, poi, è vedere Chiffon felice: un cagnolino bianco nel suo quattordicesimo anno che da quando ha
varcato quel traghetto sembra aver recuperato l’energia persa durante anni di acciacchi e difficoltà fisiche in città.
Chiffon è il simbolo dell’amore, ti aspetta e ti accoglie senza chiedere nulla in cambio (eccetto qualche crocchetta ed una carezza). Al tempo stesso Ponza è per me attesa, ricordi, paura e soprattutto crescita. Un tempo di mezzo, in questa epoca surreale, destinato a vivere per sempre in una parte del mio cuore e al momento in grado di regalarmi un piccolo ma unico scoglio sul quale camminare, pensare, amare.
Alba a Frontone (immagine di Sonia Keating)
(*) – Holly Miranda (nata il 21 September 1982) è una musicista e autrice di canzoni americana (Ndr)
Sandro Russo
21 Maggio 2021 at 09:57
Benvenuta Elena tra i contributori di Ponzaracconta.
Mi chiedo perché mai i tuoi pensieri isolati/isolani dovrebbero essere i primi e gli ultimi ospitati sul sito.
Sono freschi e interessanti e Dio sa se non abbiamo bisogno di voci e forze nuove, oltre a quelle di noi ‘vecchi barbogi’