di Francesco De Luca
.
Una chiamata capziosa… una luce grigio-metallica con trasparenze rosso-arancio… sulla parete. A quest’ora?
L’invito porta alla finestra-occhio sul mare. E’ una notte frantumata dalla luna che signoreggia in alto, e nella lastra del mare si amplifica in questo universo di terra-cielo-mare e lo riduce ad una bolla impalpabile, irreale, inumana.
Lontano una increspatura della superficie tonfa il cuore. Forse la balena grigia? La vista si aguzza e il tutto si immobilizza in un quadro.
No, è uno scherzo dell’immaginazione. E’ lei che rende schiavi di ciò che non si capisce e di cui ingozzarsi. La bellezza di ciò che ci circonda è l’unico rimedio contro i morsi del tempo.
Abbiamo sogni che si infrangono contro il cancro della politica, che pure fa vibrare il nostro senso sociale e la nostra intelligenza collettiva. Abbiamo fremiti di passione carnale, sprazzi di appagamento, e cadute nelle fitte delle giunture ossee, negli squilibri della postura, nell’affievolirsi dei sensi.
La finestra è aperta. Lo squittìo della civetta spazia nel cavo della caletta a mare. Lo sciacquìo non ne segue il tono né il ritmo.
E’ la solitudine a suscitarlo? Forse l’isola? Forse è il canto che la notte privilegia.
Domani la piccola Sofia ascolterà il tutto e con espressioni meravigliate del viso scriverà una pagina di magia nella sua candida anima.