a cura della Redazione
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Sebbene in Ponzaracconta convivano – in discreto accordo e rispetto reciproco – diverse anime, si può dire che oltre al forte legame con Ponza, siamo anche accomunati dal fatto di conoscere bene l’universo napoletano.
Qualcuno di noi vive tra Ponza e Napoli; altri ci hanno studiato, altri hanno simpatie neoborboniche (anche più che una “simpatia”). Ponza – che è l’isola madre di tutti noi, per esserci nati o vissuti -, è letteralmente impastata di cultura napoletana (tradizioni, cucina, lo stesso dialetto).
Abbiamo pubblicato il video di Erri De Luca per innescare un discorso più ampio cui si sono aggiunte – per caso o per una fortunata coincidenza – più voci sullo stesso tema.
Infatti dopo aver visionato il video fatto girare per prima da Rosanna su whatsapp, i primi commenti tra noi sono stati:
– Ottimo! È il controcanto ad Augias!
– Perché Augias che ha detto? – ha chiesto un altro – forse mi è sfuggito qualcosa?
– Credo si riferisca al programma di Augias, sabato scorso su Rai3 – è stata la spiegazione
– Quel che ha detto su Rai 3 è il prosieguo. È lunga la storia – è intervenuto quello con le simpatie neoborboniche. In breve dice che per amore di patria, quando uno è vinto deve stare zitto anche se i fatti gli danno ragione. Naturalmente riferito al risorgimento. Vi giro una nota di protesta alla Rai…
– Ah! Di chi? Tua? – ha chiesto un altro ancora.
– Noo! …del Presidente del Movimento Neoborbonico. Ve la mando in visione. Eccola…
I soliti “ma” di Augias su Napoli e la solita Gomorra
Il grande Massimo Troisi si lamentava del fatto che, quando a Napoli ti offrivano un lavoro, l’offerta era sempre accompagnata da un gesto o da qualche altra parola (“lavoro nero, lavoretto” ecc.). Ecco: è quello che capita quando le tv parlano di Napoli. Il racconto deve essere sempre accompagnato da un “ma”.
È quello che è capitato sabato sera con lo speciale di Augias. Tante bellezze, belle immagini, qualche notizia bella: tra le tante le Quattro Giornate o San Giuseppe Moscati o il San Carlo “primo teatro di opera al mondo” (mentre giorni fa aveva attribuito quel primato a Milano) pur con qualche inesattezza sulla Napoli sotterranea e su Barbaja (impresario che gestiva a Milano e non a Napoli il gioco d’azzardo nei teatri). Il tutto, però, sempre con il “ma”…
E così una buona parte del documentario viene dedicata ad un mito che è mito solo per Augias (il camorrista Cutolo). E così Maradona viene ricordato per i suoi rapporti con droga e camorra, così la pittrice Artemisia Gentileschi (una grande figura, ma non esattamente una napoletana, con circa 3000 anni di storia napoletana da raccontare) “voleva scappare in ogni modo da Napoli”, così si salta quasi tutto il periodo borbonico (126 anni di primati diffusi in tutta la città) e si esaltano la Repubblica napoletana e Murat contro i “rozzi e fanatici Borbone” e si dimenticano le loro vittime (oltre 100.000 napoletani-meridionali tra il 1799 e il 1815).
E così, almeno quattro volte, il solito Augias ripete che “Napoli è città delle contraddizioni” ma questa tesi non l’ha mai usata per le altre città che ha descritto (e pensiamo, per banalizzare seguendo la sua linea, al mostro di Firenze o agli scandali sanitari lombardi di cui però non ha parlato).
Tanti gli amici che ci avevano segnalato fiduciosi quella trasmissione, tantissimi quelli che ci hanno scritto arrabbiati dopo la trasmissione che abbiamo visto ma senza alcuna aspettativa: Augias è lo stesso che ha invocato “l’oblio per la questione meridionale e la sua storia”, lo stesso che ha definito la Calabria una terra “perduta e irrecuperabile”, lo stesso che quasi toglieva la parola al giudice Gratteri che raccontava la verità su Garibaldi e il Risorgimento. E segue la stessa linea di chi da 160 anni deve raccontare Napoli e il Sud alimentando o creando le motivazioni e gli alibi per non risolvere questioni napoletane e meridionali antiche di 160 anni.
Sulla stessa linea, poche ore prima, sempre in Rai e sempre in prima serata, la “nuova edizione” del film Gomorra accompagnata da intere pagine di giornale perché il regista ha tolto e aggiunto qualche minuto di un film ormai vecchio e che ha diffuso nel mondo solo l’immagine negativa di Scampìa e di Napoli: luoghi dove esiste o esisteva la camorra ma esistono anche i meravigliosi ragazzi della mia scuola e tantissima gente perbene che non ne può più di quel marchio.
La differenza, rispetto al passato, è il nostro orgoglio con la nostra consapevolezza. Roba che avanza e si diffonde senza pause e che Augias, amici e colleghi vari non fermeranno e non riusciranno più a fermare.
Ho (ovviamente) inviato questa nota ad Augias e alla RAI.
Gennaro De Crescenzo (*)
Per completezza la Redazione pubblicherà domani, per la stessa serie su Napoli, la risposta di Corrado Augias delle pagine de la Repubblica di martedì 20 aprile.
(*) – Gennaro De Crescenzo è il presidente del Movimento Neoborbonico (Associazione Culturale) che scrive alla Rai una lettera aperta.
[Napoli (2) – Continua]
Paolo Mennuni / Redazione
22 Aprile 2021 at 21:58
Paolo Mennuni ha girato in Redazione questo video da Facebook di Francesco Paolantoni:
https://fb.watch/51ygRBqufz/
La Redazione.
22 Aprile 2021 at 22:08
Su la Repubblica di oggi 22 apr. la rubrica di Francesco Merlo “Posta e risposta”, che da qualche settimana ha sostituito La Posta di Corrado Augias, ospita due interventi sul tema in discussione, di Paolo Cirino Pomicino e dello stesso Augias.
Li riportiamo qui di seguito:
Caro Merlo, ho visto con commozione nel programma di Corrado Augias un pezzo di storia della mia Napoli, generosa e matrigna, creativa e lazzarona, fascinosa e feroce. E ho visto una polemica che fa torto alla trasmissione e a Napoli. Chi parla più della Repubblica napoletana del ‘99 o di Luisa Sanfelice, di Eleonora Pimentel Fonseca, di Vincenzo Cuoco? Certo la “modernità” di Maradona e l’eternità di San Gennaro rischiano di racchiudere in un binomio la napoletanità ma è questo il dramma di una stagione che dimentica il passato e qualche volta anche il presente per inseguire un futuro che spesso dura lo spazio di un mattino. Una città contraddittoria; come diceva Eduardo, un teatro permanente che ha dentro di sé anche il male da estirpare, la miseria da risanare oltre alla bellezza che il buon Dio ci ha dato e alle opere d’arte che l’Uomo ci ha lasciato. Il dissenso non va mai criminalizzato ma questa volta non c’è nulla di quel che è stato detto che non sia vero in una città che ha una caduta verticale della sua classe dirigente.
Paolo Cirino Pomicino
Doppio ringraziamento: a Francesco Merlo per avere generosamente concesso lo spazio nella sua rubrica. A Cirino Pomicino per aver intuito la ratio del nostro tentativo: ricostruire sul filo della storia il profilo di una città così contraddittoria, forse unica. Come ha notato lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni: «Nel bene e nel male, nell’assurda complessità e nell’irritante semplicità, nell’estrema bellezza e nella tragica distruzione sul cui orlo balla inconsapevole, questa città non è come le altre». Abbiamo provato a mostrarla.
Corrado Augias