Ambiente e Natura

Campania o Repubblica di Zorro?

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Il biglietto omaggio come costume
Caramanna Antonio è il responsabile del servizio d’ ordine contro i portoghesi del Calcio Napoli per l’ingresso allo Stadio San Paolo e dell’ufficio per i biglietti omaggio. E’ il personaggio principale del quadretto “Zorro” del libro Così parlò Bellavista, il volume più famoso (1977) di Luciano De Crescenzo dove il “professore” espone la sua teoria dei popoli d’Amore e dei popoli di Libertà con le due capitali Napoli e Londra.

L’incipit del quadretto dell’incontro tra il “professore” e Caramanna è famoso: “Caramanna Antonio a servirvi. Biglietti omaggio non ce ne sono, il presidente è uscito e non si sa quando torna”.

Così Antonio informa il professore Bellavista che mediatamente ci sono undicimila portoghesi per vedere le partire del Napoli senza pagare. I possessori di tessere e biglietti omaggio sono quattromila, tremila sono i biglietti falsi e quattromila gli invasori.
Il professore domanda perché tanti biglietti omaggi e Caramanna dice che “a Napoli il biglietto omaggio è un titolo onorifico, un attestato di appartenenza ad una razza superiore. Voi dovreste stare all’ingresso per vedere l’aria di superiorità con la quale il titolare di una tessera omaggio esibisce la medesima all’addetto ai cancelli”.
Quando un napoletano vi dice: “io alla partita non ho mai pagato” è come se vi dicesse che so io: “i miei antenati sono stati alle Crociate”. Insomma, in altre parole, se uno a Napoli è costretto a pagare il biglietto significa che è un fallito, che non conosce proprio nessuno e che non conta proprio niente”.
Poi ci sono i portoghesi tradizionali che si dividono in due categorie; quelli che entrano  di forza e quelli che entrano per destrezza. Scovare gli evasori per destrezza è l’arte di Don Antonio che da anni fa la guerra al più grande che viene chiamato Zorro. Ha mille modi per entrare e sbeffeggia a fine partita Don Antonio anche perché è figlio d’arte, il padre faceva la stessa cosa. Una volta fece un buco nel muro di cinta e fece pagare l’ingresso al “suo” pubblico; un’altra si finse paralitico, un’altra entrò con l’autoambulanza ed un’altra ancora si finse accompagnatore dell’arbitro. Ma Don Antonio non si arrende e cerca sempre di scovarlo. Infine regala al professore l’ultimo biglietto omaggio perché “il Napoli di quest’anno gioca il miglior calcio d’Italia”.
E’ un quadro perfetto. Non è fantasia ma realtà. E’ un costume di vita. A Napoli capitale d’amore una “raccomandazione” serve sempre fosse anche quella di un usciere.

Campania non è in Italia
Il ricordo di Zorro di De Crescenzo mi è venuto alla penna leggendo le note di lamentela dei miei coetanei (settantenni) su Facebook per il calendario di vaccinazione di massa per il Covid 19. Il prof. Raffaele Porta, già ordinario di Biochimica all’Università Federico II di Napoli, si lamenta che da 41 giorni si è iscritto alla piattaforma regionale e che non è stato ancora chiamato e sostiene che in questo sistema di prenotazioni “non c’è trasparenza” perché manca addirittura un numero verde per chiedere informazioni. Il sindacalista Lanfranco Polverino chiede  di conoscere “i criteri di chiamata vaccinale” e sostiene che il criterio è ad capocchiam. Poi ancora c’è chi insinua che anche  per i vaccini si è fatto clientelismo e favoritismo con corsie privilegiate  per chi è nello staff di un potente politico o che come “amministrativo” della Sanità è stato equiparato al personale medico ed infermieristico.

Insomma è emersa una totale sfiducia in quello che Norberto Bobbio chiamava lo Stato Costituzionale. Perfino lo scrittore Maurizio De Giovanni  scrive che “non siamo rimasti in molti ma qualcuno ce n’è che attende il suo turno” ma si domanda se “siamo cittadini italiani o campani” (Corriere del Mezzogiorno 13 aprile 2021) perché qui in Campania il criterio di vaccinazione non si confà per l’alta valenza del comparto turistico. De Giovanni non fa il nome del presidente-governatore-sceriffo Vincenzo De Luca che ha annunciato che le isole del Golfo di Napoli dopo gli 80enni saranno vaccinate per categorie e non per età perché si deve aprire la stagione turistica (ma poi ha corretto il tiro). Forse De Giovanni ha timore degli improperi che è costume di De Luca riversare su chiunque si permette di esprimere una critica al suo operato. E’ come una lesa maestà.
Invece il prof. Francesco Marone (Cormez 14 aprile 2021), ordinario di Diritto Costituzionale, afferma che ormai con il Titolo V della Costituzione i presidenti delle Regioni si sentono dei piccoli sovrani e De Luca ha ridotto i consiglieri regionali ad un ruolo insignificante poiché “contano poco o niente e fanno poco o niente ma hanno una indennità di oltre 10mila euro al mese” e non fanno cadere il presidente eletto dal popolo dimettendosi e facendo sciogliere lo stesso consiglio. Così il ruolo di De Luca è non solo quello monocratico di uno “sceriffo” ma quello di un “prefetto di ferro” che è in permanente conflitto istituzionale con il Governo con un linguaggio di vecchi comizi elettorali superando i compiti, pur vasti, assegnati dalla Costituzione. Così De Luca vuole comprare il vaccino Sputinik dalla Russia e dopo gli 80enni vuole cambiare le regole del Governo per le vaccinazioni per le isole turistiche di Capri, Procida ed Ischia scatenando logicamente la reazione delle altre località turistiche della Campania, altrettanto importanti, e del Commissario governativo, generale Figliuolo, che lo ha richiamato al rispetto delle regole anagrafiche decise dal Governo.

I criteri anagrafici infatti sono i più logici e trovano conferma nella statistica. Il giornalista Marco Esposito de Il Mattino, un convinto meridionalista, ha calcolato che il tasso di mortalità è del 14,8% per gli ultra 80enni; l’8% tra i 70 e 79 anni; 3,6% tra i 50 ed i 59; 0,4% per i 40-49; 0,2% tra i 10 e 39 e 0,0 tra  0 e 9 anni.

De Luca usa la tattica di magnificare quello che fa e di criticare il Governo perché non fa abbastanza. Nel caso di Ischia e Procida per esempio in piena campagna elettorale dello scorso settembre 2020 ha presentato l’ampliamento dell’Ospedale Rizzoli di Lacco Ameno con un progetto che si deve ancora perfezionare ma non è stato preso in esame un secondo ospedale sussidiario come Villa della Salute nell’ex-Palazzo Reale, né è stata potenziata la medicina di territorio e circa 50 medici di base o di famiglia debbono assistere circa 80 mila persone e nessun medico di famiglia di Ischia e Procida ha aderito al protocollo di intesa per fare i vaccini nel proprio ambulatorio così come nessuna delle 10-15 farmacie e se ci sono state adesioni queste non sono operanti poiché non c’è “trasparenza”.
Nello scorso febbraio sono stati vaccinati 500 operatori termali in via prioritaria – qualche santo in paradiso è intervenuto – ma nessuno di questi  lavoratori stagionali delle terme ha ancora un contratto di lavoro a tempo determinato, anzi non sanno nemmeno come e quando andranno al lavoro ed hanno inscenato anche manifestazioni di protesta.
Sarebbe stato invece prioritario vaccinare i marittimi perché il trasporto marittimo quotidiano nel Golfo di Napoli è un vero e proprio “trasporto metropolitano” con migliaia di persone e merci che viaggiano ogni giorno tanto che il movimento passeggeri e merci, è stato calcolato, compete con quello della città-stato di Hong Kong in Cina. Perciò Ischia (con Procida) non è un’isola minore ma è la più piccola delle grandi isole.

Le isole aperte e non chiuse
Capri, Ischia e Procida sono, per effetto di questo “trasporto metropolitano”, isole aperte e non chiuse. Non solo sono densamente popolate ma hanno un turismo pendolare enorme con viaggiatori di ogni parte del mondo tanto che Capri – nei momenti di alta affluenza – ha chiesto il numero chiuso per i troppi visitatori. Non regge il paragone con le isole greche sparse nel Mediterraneo. Sono scarsamente abitate e distanti dal Continente e quindi non hanno turismo pendolare per uno o due giorni.
Quindi, a mio parere, non solo è ingiusta la vaccinazione prioritaria delle isole di Capri, Ischia e Procida ma anche se fatta non garantirebbe sicurezza se questa sicurezza non c’è in Campania, in Italia ed in Europa e nelle Americhe.

Aprire con “vigilanza”
Credo che bisogna aprire con “vigilanza”.  Dal 26 aprile come ha annunciato il Presidente Draghi ci sarà una “apertura ragionata”. Ci deve essere una consapevolezza collettiva che stiamo in piena epidemia e che occorre tempo per uscirne.  Dove non c’è vigilanza non si può né si deve riaprire. I luoghi di culto, proprio per la loro funzione, meglio se restassero completamente chiusi. Se il piano vaccini andrà avanti, come sta andando dopo un difficile inizio, con il rigore anagrafico, circa il 30-40% della popolazione italiana sarà vaccinato entro giugno. Tutti gli alberghi e gli esercizi commerciali ormai sono attrezzatissimi per mantenere il distanziamento ed evitare gli assembramenti. Gli alberghi termali – anche per le priorità vaccinali ottenute – sono strutture para-sanitarie con attrezzature e personale specialistico. E’ chiaro che il 2021 sarà un anno di sofferenza e di “resistenza”. Si lavorerà  per coprire i costi di gestione o per contenere le perdite di esercizio. Ma bisogna preparare  il rilancio economico per il 2022 e soprattutto bisogna preparare i progetti per il Recovery Fund come ho ampiamente e continuamente scritto e rimarcato.
Dei 191,5 miliardi di euro il 40% andrà al Sud. I sei sindaci, invece di richieste campanilistiche ed improduttive di vaccino privilegiato, non hanno finora indicato alcun
Grande Progetto. Non c’è nemmeno uno straccio di delibera. Mai come oggi avverto la mancanza di un Uomo di Governo come Enzo Mazzella (1937-1990).

Ottimismo necessario
Bisogna smentire il prof. Bellavista. Questa non deve essere la Repubblica di Zorro dove se non hai un biglietto omaggio, una “conoscenza” per saltare una fila, “non sei nessuno e non conti proprio nulla”. Non deve essere così. Le regole fissate devono essere rispettate da tutti. Anzi. Le avversità come questa della pandemia devono essere occasioni per riformare in meglio la Repubblica e quindi, passata la tempesta, bisogna rivedere il regionalismo perché le Regioni sono state il più grande fallimento nazionale proprio nel “Governo del territorio” che era il compito essenziale.
Vediamo cosa non ha fatto la Regione Campania per il Piano di Ricostruzione di Casamicciola e Lacco Ameno dopo il terremoto del 21 agosto 2017 nonostante la precipua assegnazione del compito con una modifica della legge n. 130/2018 del “decreto Genova”; cosa non ha fatto per l’attuazione del suo Piano Territoriale Regionale – PTR – del 2008 con i 45 Sistemi Locali di Sviluppo per 500 Comuni. Cosa non ha fatto per l’unificazione amministrativa dell’isola d’Ischia… E l’elenco potrebbe continuare e comunque da aggiornare ogni giorno.
Ma mettiamoci un poco di ottimismo che è il miglior vaccino perché i tempi sono sempre bui.

Guglielmo da Baskerville (Sean Connery) e Adso da Melk (Christian Slater) ne Il nome della rosa, di Jean-Jacques Annaud, del 1986

Si lamenta anche Adso da Melk nell’anno del Signore 1327 che Nel nome della Rosa di Umberto Eco afferma che “gli uomini di una volta erano belli e grandi ed ora sono dei bambini e dei nani ma questo fatto è solo uno dei tanti che testimoni la sventura di un mondo che incanutisce e dei ciechi conducono altri ciechi e li fan precipitare negli abissi”.
Ma Adso è fiducioso: la retta via si conserva anche quando il sentiero è tortuoso.

Casamicciola, 18 aprile 2021
In condivisione con Il Continente, di cui Giuseppe Mazzella è direttore

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