di Amelia Ciarnella
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Con questo primo contributo la maestra in pensione Amelia Ciarnella comincia a collaborare con il nostro sito con una rubrica fissa.
Amelia vive a Tufo di Minturno, è vissuta da bambina con la sua famiglia ad Addis Abeba, ha conosciuto la brutalità della seconda guerra mondiale, ma dopo molti sacrifici riesce a diplomarsi e ad insegnare presso una scuola materna. Un’esperienza che dichiara andava incontro alla sua vera vocazione. Sposata con due figli, sin da giovanissima ha sempre praticato la scrittura e non appena in pensione ha dato alle stampe presso l’editore Bastogi in una serie di volumi dal titolo “Un guazzabuglio” non solo le sue memorie scolastiche, ma storie del microcosmo del suo paese. Amelia ci trasmetterà le sue impressioni e le sue valutazioni sul mondo contemporaneo visto da una… ottantottenne! Che ha compiuto gli anni proprio il 10 aprile. Auguri!
Amelia ha visitato la nostra isola una sola volta, come racconta, ma ce l’ha davanti agli occhi sul filo dell’orizzonte semplicemente affacciandosi dalla finestra della sua casa. In omaggio a Ponza e al sito ci racconta quella lontana gita degli anni settanta.
La Redazione
Visita a Ponza
Visitai Ponza tantissimi anni fa, in una splendida giornata di fine agosto, insieme ad alcune mie colleghe di scuola, anch’esse alla prima scoperta dell’isola. Inutile dire che ci piacque moltissimo, tanto da riproporci di tornare a rivederla ancora, per poterla conoscere meglio, anche nei minimi particolari. Per scoprirne la storia, i costumi, le tradizioni dei suoi abitanti. Le piante, le erbe salutari e miracolose, di cui si parlava e si parla: e scoprire infine, come si trascorre l’intero anno sopra un’isola.
(Però è sempre meglio non fare programmi, poiché spesso gli eventi della vita non permettono, poi, di poterli realizzare e si rimane delusi! Come accaduto a me. Per cui Ponza è rimasta impressa nella mia mente soltanto come un sogno!)
Ricordo che, appena sbarcate dall’aliscafo, l’organizzatore della gita ci guidò sulla sommità della collina, dove era ad attendere un pulmino per il solito giro turistico intorno all’isola. Da quell’altezza si poteva vedere l’intero panorama mozzafiato! Con tutto il mare intorno fino all’orizzonte. Compreso buona parte della collina, con le sue splendide ville e giardini pieni di fiori che erano un incanto.
Mi piacque anche molto vedere da lontano quel brulichio di barche, motoscafi e aliscafi che partivano o arrivavano, scaricando numerosi turisti in cerca di una rilassante vacanza o di un agognato divertimento! Completavano poi il quadro gli immancabili alberghi e infiniti ristoranti, per la felicità di ogni turista.
Intanto il pulmino proseguiva lentamente lungo la strada, tracciata di proposito sulla punta più alta del colle per mettere bene in evidenza tutte le bellezze del posto. Di tanto in tanto, e nei punti più belli e spettacolari, faceva una breve sosta per farli ammirare e fotografare dalle persone che erano a bordo. Dopo di che riprendeva la sua lenta andatura, fra quella meravigliosa vegetazione che riempiva ogni spazio vuoto dell’isola, insieme a quell’aria frizzantina, il sole e il mare, sempre pieno di barche in movimento!
E mentre il mio sguardo si perdeva, spaziando sul mare azzurro e infinito, fino all’orizzonte immaginando quale spettacolo si potesse godere di lassù, al calar del sole nell’ora del tramonto, con quei fantastici colori sfumati di giallo, rosso, bianco e blu, una voce interruppe l’incantesimo del momento riportandomi alla realtà!
Era il turista che mi sedeva accanto, un professore in pensione, che mi fece una domanda nel momento sbagliato! Mi chiese se conoscessi la storia di Carlo Pisacane e di Fra’ Diavolo, vissuti per un certo tempo a Ponza!
Io risposi di conoscere solo notizie frammentarie di entrambi. Per cui cominciò lui a farmi una lezione di storia che io, per educazione e con mio sommo disappunto, dovetti ascoltare fino in fondo!
Mi parlò di Carlo Pisacane, patriota, scrittore e ufficiale nell’esercito borbonico che, per costringere l’Italia meridionale ad insorgere, sbarcò a Sapri, ma la popolazione invece di insorgere contro l’Italia aggredì sia lui che i suoi soldati, uccidendoli tutti. Poi parlò anche di Fra’ Diavolo, ma di questo bandito non ricordo bene ciò che disse poiché, nel frattempo, il pulmino era quasi giunto al termine della corsa e dovette interrompere la sua lezione di storia!
A fine giornata, salite sul battello che ci avrebbe riportate a casa, guardavamo con molta nostalgia la bella isola di Ponza, con la viva speranza di vedere spuntare in lontananza un bel tramonto rosso! Ma il battello era già arrivato in porto e il tramonto… lo abbiamo dovuto soltanto sognare, ma ognuno a casa propria!