di Francesco De Luca
Bella gioventù a Ponza. Inizi anni ’70. La prima generazione del dopoguerra sentiva pulsare nelle vene lo slancio degli anni. Lo spiazzo di Giancos, ora decoroso piazzale, era una spianata sterrata su cui già s’erano sbucciati i ginocchi Ernesto Prudente, suo cugino Giannino, Silverio Guarino nel gioco del pallone. Ora, con la presenza di Mario Iozzi in Amministrazione come consigliere, e a scuola come professore di ginnastica, s’era dirottata qualche lira per spianare meglio lo slargo e togliervi, per il possibile, il pietrame. Perché ci si volle cimentare con la pallavolo.
Sull’isola per fare un po’ di sport salutare bisognava inventarsi i luoghi. Uno sopra i Conti, un altro a Le Forna, dove poi sorgerà il campetto vero e proprio.
Due squadre. Con Gianfranco Gagliano, l’altro spilungone Giovanni Coppa, Ciccillo Costanzo da un lato, e con giovani che smaltivano il militare sull’isola, sia nella Capitaneria del Porto, sia nei Carabinieri, dall’altro.
L’isola era considerata come una casa, anche dagli estranei. Cosa che non si avverte oggi. Il Maresciallo dell’Arma, Betronici, era come un vicino di casa.
Bella gioventù. Non soltanto maschile, anzi. Quella femminile non era da meno e infatti ai bordi del campo c’erano gruppi di ragazze che facevano il tifo. Il più folto e anche il più bello era formato da ragazze di sopra i Conti. I nomi sono stati dimenticati ma i volti no, così come il loro entusiasmo.
La partita fu giocata con animosità. Per due motivi: 1 – la presenza copiosa di un pubblico femminile; 2 – i dolori causati dalle cadute varie.
Il fondo non erboso del campo fu causa di parecchi colpi forti, escoriazioni, contusioni. Il che fece salire l’entusiasmo nel pubblico.
Fu una partita risolta con punteggio risicato e sul filo del tempo. La campana di mezzogiorno decise il tutto e fu l’arbitraggio a rendere più esasperata la vittoria. Arbitro di gara fu infatti Ernesto. Facile alle decisioni al limite consentito, infiammabile nelle controversie.
Chi vi ha assistito non ha potuto non ritornare a casa con un risentimento. Sportivo dico, non personale. Perché i falli furono tanti e non sempre opportuni, e il punteggio conteggiato creativamente, e le cadute, improvvide, queste, sì, al limite delle contusioni.
Non fu una bella partita, ma quanta bella gioventù!
Qui sarebbe venuta a pennello una foto dell’evento. Avrebbe mostrato i volti giovanili, l’entusiasmo che supera i malanni, la provvisorietà del luogo, l’atmosfera di un paese che voleva cimentarsi con un nuovo e diverso futuro.
La foto manca… perciò… tutto il resto bisogna immaginarlo. Ma… a considerare lo stato attuale dell’isola è facile concludere che di strada se n’è fatta tanta.