di Emilio Iodice
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Abraham Lincoln e il Proclama di Emancipazione
Una casa divisa contro sé stessa non può durare. Credo che questo Governo non potrà durare per sempre se continuerà a essere mezzo schiavo e mezzo libero. Non mi aspetto che l’Unione si sciolga, non mi aspetto che la casa cada, ma mi aspetto che cessi di essere divisa. Diventerà una sola cosa, o l’esatto contrario.
Così come non vorrei essere uno schiavo, allo stesso modo non vorrei essere un padrone. Questo esprime la mia idea di democrazia. Qualsiasi altra cosa, nella misura della differenza, non è democrazia.
È la lotta eterna tra due principi, il bene e il male, in tutto il mondo. Sono i due principi che si sono affrontati faccia a faccia dall’inizio dei tempi e che continueranno per sempre a lottare. Uno è il diritto comune dell’umanità, l’altro il diritto divino della razza. È lo stesso principio in qualsiasi forma si articoli.
Dobbiamo aver fede che il bene rende forti, e in questa fede dobbiamo, fino alla fine, osare nello svolgere il nostro dovere mentre lo comprendiamo.
Nel dare la libertà a uno schiavo, garantiamo la libertà al libero, onorevoli allo stesso modo in quello che diamo e in quello che salvaguardiamo. Dobbiamo salvare nobilmente, o perdere meschinamente, l’ultima migliore speranza della terra. Altri mezzi potrebbero funzionare; questo non può fallire. Il percorso è retto, pacifico, generoso, giusto, un percorso che, se seguito, il mondo applaudirà per sempre, e Dio benedirà per sempre.
Ho sempre pensato che ogni uomo debba essere libero; ma se ci dovessero essere degli schiavi, dovrebbero essere prima quelli che lo desiderano per loro stessi, poi quelli che lo desiderano per gli altri. – Abraham Lincoln
Abraham Lincoln, 1860. Gentile concessione della Biblioteca del Congresso
“Lincoln eletto! Dio benedica la vecchia chiave di volta! Dio benedica New York!”
Gentile concessione di Harper’s Weekly, 17 novembre 1860
Il Dottor Ronald C. White è il principale biografo di Abraham Lincoln al giorno d’oggi. La sua meravigliosa opera, A. Lincoln: A Biography (Random House, New York, 2009), è stata esaminata da Ariel Gonzalez del Miami Herald. Ha descritto in questo modo il nostro 16° Presidente:
“Abraham Lincoln era meno qualificato ad assumere la Presidenza di ognuno dei suoi 15 predecessori. Un avvocato autodidatta con solo due anni di Congresso alle spalle, senza esperienza esecutiva, diplomatica o militare (a parte qualche mese senza eventi di rilievo nelle milizie di stato dell’Illinois). Anche così, riuscì a guidare la Nazione attraverso la sua peggiore crisi… lo sviluppo intellettuale e morale di Lincoln gli diedero gli strumenti necessari per la grandezza”. Erano queste capacità che gli diedero la saggezza e il coraggio di lottare per salvaguardare la libertà collettiva e individuale della Costituzione Americana e della Dichiarazione di Indipendenza.
Quando Abraham Lincoln si unì al Partito Repubblicano appena formatosi, abbracciò i suoi principi di riforma. Mettevano l’accento sulla crescita personale dell’individuo affinché godesse di libertà e di opportunità economiche indipendentemente da classe o posizione sociale. Si credeva che ognuno potesse realizzare il sogno americano e che il Governo dovesse lavorare per sostenerlo.
“Siamo allo stesso tempo la meraviglia e l’ammirazione del mondo intero”, disse nel 1865. Vedeva la missione repubblicana così: “Questa causa consiste nel fatto che ogni uomo possa farsi da solo”. Abraham Lincoln vedeva la libertà come la libertà economica e sociale di dar sfogo al talento della Repubblica al fine di permettere a tutti di reinventarsi secondo il proprio desiderio. Era l’incarnazione di questo movimento di riforma; “Non esiste una classe di operai permanenti tra noi”, ripeté Lincoln nel 1859:
“Venticinque anni fa, ero un operaio. L’operaio di ieri, oggi lavora in proprio; e assumerà altri operai alle sue dipendenze domani. Progresso, miglioramento delle condizioni, è l’ordine delle cose in una società di pari”.
Questa opportunità doveva essere data a tutti gli abitanti del continente americano, inclusi gli schiavi.
Scrittura del Proclama di Emancipazione, Incisione, Baltimora, ottobre 1862, Adalbert John Volck, artista. Gentile concessione di The Gilder Lehrman Collection, New York
Il più grande atto di riforma politica, sociale ed economica del XIX secolo fu l’abolizione della schiavitù in America. Il Proclama di Emancipazione portava il nome di Abraham Lincoln.
Lincoln non era un abolizionista, eppure credeva nell’abolizione della schiavitù.
Fu lui a lavorare vigorosamente, intensamente e brutalmente con un Congresso riluttante nell’approvare il XIII Emendamento alla Costituzione che avrebbe posto fine alla schiavitù. Era la questione principale che divise la Nazione e che portò alla Guerra Civile.
L’ultima foto di Abraham Lincoln, 5 febbraio 1965, 76 giorni prima del suo assassinio, Gentile concessione della Biblioteca del Congresso
Nel corso del suo mandato di presidente, Lincoln ha ricevuto oltre 10.000 minacce di morte. Alcune le teneva in una busta con l’etichetta “Assassination” sulla scrivania della Casa Bianca. Il suo coraggio, la sua tenacia e il suo sacrificio portarono alla fine della schiavitù in America.
I massimi leader devono essere riformatori coraggiosi che affrontano le grandi questioni del nostro tempo, le quali devono cambiare in ogni democrazia.
Il raggio d’azione è vasto.
Va dal finanziamento delle campagne elettorali all’immigrazione, dalla politica fiscale a una moltitudine di questioni sociali che continuano a essere in prima linea nell’interesse pubblico e politico.
Abbiamo bisogno di Presidenti e Primi Ministri che ci uniscano per cambiare quello che deve essere cambiato per rendere le nostre nazioni più forti, giuste e libere.
Sta piuttosto a noi il votarci qui al grande compito che ci è dinnanzi: che da questi morti onorati ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero, della devozione, l’ultima piena misura; che noi qui solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano; che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra. Abraham Lincoln, Discorso di Gettysburg
Con malizia verso nessuno, con carità per tutti, con fermezza nel diritto come Dio ci dà di vedere il giusto, sforziamoci di portare a termine il lavoro in cui siamo, di fasciare le ferite della nazione, di prenderci cura di colui che avrà sopportò la battaglia e per la sua vedova e il suo orfano, per fare tutto ciò che può ottenere e coltivare una pace giusta e duratura tra di noi e con tutte le nazioni. Abraham Lincoln Secondo Discorso Inaugurale
Tenete sempre a mente che la vostra risoluzione nell’avere successo è più importante di ogni altra cosa. Abraham Lincoln
Il mio pensiero preferito su Abraham Lincoln è che credeva in due cose: amarsi l’un l’altro e lavorare insieme per rendere questo mondo migliore. – Mario Cuomo
Courtesy US National Park Service