Ambiente e Natura

Epicrisi 320. Con la nebbia si naviga a vista

di Enzo Di Giovanni

 

E’ passato un anno da quando il Coronavirus ha fatto capolino nelle nostre vite saccheggiandole, modificandone valori, tempi, prospettive. In quest’anno sono cambiate tante cose; soprattutto abbiamo imparato a conviverci, col virus, giocoforza e con alterne fortune.
Nella Ponza Covid-free eravamo tutti sulle barricate, in attesa che la tempesta passasse per capacità umane o intervento divino.
A Ponza in quei giorni si viveva sospesi, abbrutiti da una triste caccia alle streghe allo sbarco del traghetto per cogliere eventuali untori.

Nella Ponza in cui i contagi sono all’ordine del giorno – ieri abbiamo avuto il triste primato di Comune con più positivi della provincia! – si vive invece in una sorta di schizofrenia, passando dall’ansia collettiva e le conseguenti invettive contro governo/Comune/categorie sociali o economiche (“ma i bar non potrebbero chiudere?!” “E le scuole, perché non le tenevano chiuse da prima?”), al tentativo di esorcizzare il nemico: in certe ore la piazza, quella vera, non quella virtuale, sembra fuori dal tempo, con decine e decine di persone senza mascherina, distanziamenti ed accorgimenti vari.

E a te, ti hanno già tamponato?” “No, forse domani!
Da Covid-free a tampone: cambiano le parole chiave e cambia forse anche la percezione del problema.

Ne diamo contezza con diversi contributi: Vaccinazione anti Covid-19 a Ponza in cui il dott. Di Fazio comunica la procedura del primo ciclo di vaccinazioni che si terranno sull’isola.

Un intervento su You Tube del sindaco Francesco Ferraiuolo

Il covid a Ponza. L’isola nella nebbia, in cui si dà la stura ad alcune degli interrogativi che circolano

e Le vaccinazioni a Ponza e a Ventotene in cui i responsabili provinciali della Asl ne specificano prospettive e valutazioni.

Per chiudere con il Coronavirus, vi proponiamo una bella storia, di quelle che, Covid o non-Covid, solo sulle isole possono trovare corpo: Cronache al tempo del Covid (30). Scelte di vita: la storia di una coppia che, complice il Covid, decide di cambiare vita ed orizzonti.

A proposito di belle storie: è nata Azzurra, e facciamo tanti auguri ai novelli genitori Vincenzo e Annarita.

E tanti auguri a Lisa e Riccardo perchè è nata Viola Silveria: nata sì in Sicilia, ma quel nome lascia trasparire l’amore per il nostro “scoglio”, e di questo non possiamo che essere orgogliosi!

Il mare unisce, annulla le distanze e rende complici naturalmente, senza bisogno di tante parole: ce lo racconta con la solita intensità la nostra Silveria Aroma con Profumo di zagara. E il profumo lo si sente davvero nell’aria, nel tempo che passa, nella scia dei ricordi.

Siamo isolani, siamo ponzesi. Gente strana, che fai fatica a comprendere anche se ci vivi in mezzo, se appartieni ad un’altra razza.

Per Norman Douglas, nel nuovo ritratto che Giuseppe Mazzella ci offre con la sua apprezzata rubrica I ponzesi visti da…Questi ponzesi non fanno parte di una razza pura e a vedersi sembrano un po’ bruttini, sono napoletani nelle cui vene scorre sangue saraceno, che tuttavia colpiscono per la loro grande onestà, e possiedono un carattere che riuscì ad esaltare la nostra ammirazione.” Vabbè, il testo è del 1931, possiamo perdonare certe affermazioni come dire, colorite. Come sempre, nelle descrizioni dei foresti che incrociano i nostri lidi, traspare la genuina attrazione verso un mondo che spesso si percepisce come altro.

Parliamo d’altro. Di sostenibilità, ad esempio. Franco De Luca si interroga sugli effetti a lungo termine delle politiche liberiste che le crisi innescate dalla pandemia potrebbero, se possibile, esasperare, amplificando il divario sociale ed economico tra classi, paesi, etnie. E  aumentando gli squilibri ambientali in atto. Gli abitanti delle piccole realtà insulari, dovrebbero interrogarsi più spesso, perché più esposti di altri, su queste dinamiche.

Come fa Giuseppe Mazzella di Rurillo con Ischia è l’Italia: rilancio o fallimento. Come può un’isola, con poche risorse organizzative, affrontare non solo la pandemia, ma anche gli scenari economici successivi? “…sappiamo come sta combinata la macchina amministrativa… ci vorrebbe un Ufficio unitario di Pianificazione e Programmazione… può essere costituito un Comitato Tecnico-Scientifico con i rappresentanti della Cultura locale perché non abbiamo bisogno di essere “colonizzati” . Si parla di Ischia, ma potrebbe tranquillamente essere Ponza.

Emilio Iodice ci regala una personale prospettiva di Garibaldi, con Il coraggio dell’Eroe dei due mondi.

Personalmente, invece, ignoravo la storia di Romolo Gessi, il Garibaldi d’Africa (1) e (2) proposta da Fabio Lambertucci. E’ una storia interessante anche perché attuale, essendo il commercio degli schiavi pratica purtroppo ancora ben fiorente.

Confesso che ignoravo pure che Lawrence Ferlinghetti fosse ancora in vita. Il padre della beat generation ci ha lasciati alla veneranda età di 101 anni. C’era un tempo in cui arte, poesia, politica, sperimentazione, convivevano in una sorta di anarchica armonia. Una stagione trascorsa ma indimenticabile. E, almeno per quanto riguarda la mia percezione, ancora necessaria.

E parlando di poesia, segnaliamo La poesia in regalo, un’iniziativa di La Repubblica che a cominciare da questo week end pubblica una collana dedicata ai grandi poeti: perché “I versi ci insegnano che il mondo è più bello di come appare”.

Vincenzo Ambrosino ci offre con L’idea dell’Europa unita nasce a Ventotene (1) e (2), una sua lettura de La macchina del tempo di Wu Ming 1 in chiave antieuropeista, evidenziando le critiche che l’autore del romanzo fa al federalismo così come concepito a Ventotene dagli autori del Manifesto. Dello stesso testo, Rosanna Conte aveva scritto una recensione alla pubblicazione nel 2019, mettendo a fuoco elementi del tutto diversi dell’opera. Segno che è del tutto arbitrario, comunque la si pensi, decontestualizzare un romanzo, seppure – anzi a maggior ragione – esso abbia la pretesa di essere storico. Aspetti ben evidenziati nel successivo Commento di Enzo Di Fazio.

Se c’è una cosa che può indisporre le masse verso l’idea di Europa  – rischiando di incoraggiare rigurgiti nazionalisti – e proprio il farla calare dall’alto” dice il protagonista del romanzo.

Il lento processo, grazie al quale enormi masse di uomini si lasciavano modellare passivamente dal nuovo regime, vi si adeguavano e contribuivano così a consolidarlo, è arrestato; si è invece iniziato il processo contrario. In questa immensa ondata che lentamente si solleva, si ritrovano tutte le forze progressive, le parti più illuminate delle classi lavoratrici che non si sono lasciate distogliere dal terrore e dalle lusinghe nella loro aspirazione ad una superiore forma di vita… A tutte queste forze è oggi affidata la salvezza della nostra civiltà” dice un passo del Manifesto di Ventotene.

E mi sembrano considerazioni ben differenti.

Buona domenica.

1 Comment

1 Comments

  1. vincenzo

    28 Febbraio 2021 at 19:30

    Molte delle forze illuminate dalla dea della ragione stavano a Ventotene ed è quello che io nel romanzo storico ho colto e voluto sottolineare. Del libro mi è più interessata la vita diurna che quella notturna fatta di sogni e di miti.

    Di giorno c’erano uomini, personaggi che gareggiavano per sopravvivere oltre al momento di prigionia comune. C’era da costruire il domani. E tutti i confinati di Ventotene hanno lavorato nella Resistenza e poi nell’Italia post fascista.
    A distanza di 80 anni mi trovo una Costituzione indebolita e uno Stato senza sovranità, una democrazia depredata. Mi trovo una Europa competitiva. Non solidale, assolutamente non socialista, che prende ordini da gruppi di pressione esterni. Il sogno di quegli uomini di Ventotene è fallito miseramente. La colpa non è di tutti loro ma alcuni di essi hanno grosse responsabilità. La lotta di classe l’hanno vinta i capitalisti e ora stiamo assistendo ad una lotta interna al capitalismo tra i globalisti e i sovranisti. È un po’ quello che è successo negli Usa fra Trump che rappresentava il capitalismo legato all’economia reale e il capitalismo legato alla finanza internazionale. Quest’ultimo impone le regole all’Europa e agli Stati, e questi sono guerrafondai e già cominciano a bombardare.

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