Ambiente e Natura

Epicrisi 314. Perché, nonostante tutto, ci speriamo ancora

di Luisa Guarino

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Se fosse necessario trovare un filo conduttore alla settimana appena trascorsa, esso per me sarebbe la fotografia, musa ispiratrice di tanti scritti e di tanti interventi, e non solo alla luce della rubrica da poco introdotta sul sito, “Una foto racconta”.
Prima di addentrarmi però nei particolari degli ultimi sette giorni, lasciatemi dare uno sguardo a due notizie di domenica scorsa.
La prima è la scomparsa di zio Attilio Mazzella, quasi centenario: una figura che ha rappresentato tanto per Santa Maria, l’intera comunità ponzese e la devozione per il patrono San Silverio. Le foto lo mostrano “alle prese” con la statua di San Giuseppe: Franco De Luca qualche giorno dopo ci restituirà la sua immagine più schietta e verace.

Mentre l’altro ieri Enzo Di Giovanni con il suo Cosa ci racconti? lo fa vedere in ottima compagnia grazie ad alcuni video di Giovanni Pacifico.

La seconda è la “Canzone per la domenica” che Luciana Figini ha dedicato a Joan Baez che il giorno prima ha compiuto 80 anni, e a uno dei suoi brani più significativi, We shall overcome (Riusciremo a superarlo), che perfettamente si attaglia sia allo spaventoso assalto al Campidoglio Usa che alla pandemia che da un anno ci tiene in ostaggio.


Ed eccoci alla fotografia grande protagonista, a cominciare dalla segnalazione di Sandro Russo per Fotografie tra due mondi. Siamo i nostri ricordi che ci fa conoscere l’artista canadese Catherine Panebianco, attraverso un articolo della giornalista Irene Alison.

Belle, essenziali e poetiche  le tre foto che Patrizia Maccotta dedica al suo casale di Palombara Sabina in atmosfera invernale. E in fondo si affida più alle immagini che alle parole anche Certe mattine di Sandro Russo; mentre la foto diventa protagonista assoluta della Memoria del cuore a cura della Redazione su proposta di Silveria Aroma.


Dopodiché mi sembra doveroso dare spazio agli scritti di ispirazione ponzese. A cominciare da La Fantasia di Pasquale Scarpati, colorita e sempre un po’ “abbondante” com’è nello stile dell’autore, che racconta una seduta del consiglio comunale in un’isola il cui nome comincia con la P… di Ponza. Si riferisce invece apertamente a Ponza Franco De Luca con Anno che viene, anno che va (2) auspicando che nel corpo sociale dell’isola si possano trovare “esponenti degni” di rappresentarla, e annunciando un terzo ‘capitolo’ in cui tratterà della residenza invernale, un tema sempre molto caldo e attuale.
E si muove nei colori e nel respiro di Ponza Il mare dentro, con cui Sandro Vitiello ci fa condividere l’amore di suo padre per quella straordinaria presenza, talmente imprescindibile da fargli pronunciare la frase che sottoscriviamo: “Guardo il mare e mi basta”.

Con il mese di gennaio abbiamo deciso di raccogliere notizie riguardanti Ponza e il Sud Pontino di particolare interesse riportate sui media. Tra esse mi ha colpito quella dei “buoni spesa” per l’emergenza Covid destinati alle famiglie ponzesi: le richieste vanno presentate entro il prossimo 20 gennaio ai Servizi Sociali del Comune. La cosa mi ha fatto riflettere: come funziona questo servizio, che è perfino difficile ipotizzare in una realtà che si immagina opulenta e ricca, specie alla luce dei guadagni legati al turismo estivo? Personalmente mi è capitato di sentir parlare di persone indigenti, e delle quali in qualche modo si occupa la parrocchia, solo da don Ramòn, parroco della S.S. Trinità.

E’ ambientato a Ponza anche il racconto in due parti Vento d’estate (1) e (2) di Silveria Aroma, che mi ha fatto tanta tenerezza… e un po’ di rabbia. Tenerezza perché storie come quella in un momento dell’estate sull’isola le abbiamo vissute tutti, e poi il fratellino rompiballe è da manuale; rabbia perché l’ho trovato un po’ maschilista: Chiara che lascia l’isola in lacrime, mentre per Silverio “la giostra ripartì”. A distanza di diversi anni da quando l’ha scritto, credo (e spero) che Silveria ribalterebbe il finale: vabbè magari Silverio non facciamolo piangere, ma che la giostra possa ripartire per entrambi. Restiamo in tema romantico e sentimentale ricordando la poesia tratta da Chamber Music” di James Joyce, proposta e tradotta con garbo e attenzione da Silverio Lamonica, a 80 anni dalla morte dello scrittore.

Dalla letteratura alla storia: il salto di sei secoli è breve grazie a Fabio Lambertucci che in due puntate propone La Roma del Trecento. Ascesa, trionfo e caduta del tribuno Cola di Rienzo” (1) e (2). Premetto che non amo gli argomenti storici, è un mio limite insuperabile, riesce perciò facile comprendere quali siano le cose che mi hanno colpito di questa narrazione: un probabile soggiorno di Cola a Ponza, la poesia in romanesco scritta da Alfredo Gatti segnalata da Lamonica, la coincidenza che “il tribuno” si sia immerso presso il Battistero di San Giovanni in Laterano in Roma per essere nominato cavaliere: quello stesso Battistero in cui Fabio Lambertucci neonato è stato battezzato nel 1968.

Di scottante attualità è lo scritto “Scuola (4). Per chi suona la campanella” di Bruno Santoro, alla vigilia della riapertura della maggior parte degli istituti superiori d’Italia, domani: alunni, sindacati e ministra Azzolina sembrano schierati su un fronte unico, ma “didattica in presenza e in sicurezza” appaiono tuttora termini incompatibili.

Per ultimo, ma non ultimo, imperiosamente ispirato dall’attualità politica più drammatica, lo scritto di Emilio Iodice La ‘fenice’ della democrazia americana…“. I fatti del 6 gennaio hanno stravolto l’America e il mondo, e sono stati certamente per il nostro sito il tema caldo anche degli ultimi giorni oltre che della scorsa settimana: lo dimostra la mèsse di commenti registrati, in cui ognuno più o meno a proposito ha voluto dire la sua. I temi internazionali, si sa, sono una palestra in cui in tanti amano fare esercizi. Intanto la data del 20 gennaio in cui Joe Biden sarà eletto ufficialmente presidente si avvicina. Nonostante tutto mi piace pensarlo come un momento di speranza e di ripartenza. Nel frattempo, buona domenica.

 

4 Comments

4 Comments

  1. vincenzo

    17 Gennaio 2021 at 08:13

    Dice Luisa:…. In una realtà che si immagina opulenta.. personalmente mi è capitato di sentire parlare di persone indigenti di cui si occupa da solo Don Ramon…

    Ma come anche a Ponza ci sono i poveri?
    Possibile che nel paradiso terrestre concessoci dai Borbone ci sono poveri?
    Ma forse ci sono anche quelli che stanno scivolando verso la povertà?

    Domande interessanti per la prossima settimana?

  2. Sandro Russo

    17 Gennaio 2021 at 09:25

    Penso che Vincenzo, invece di applicarsi ad uno sterile sarcasmo sulle storture del mondo – che sono peraltro sotto gli occhi di tutti – potrebbe piuttosto applicare le sue notevoli doti dialettiche a proporre qualcosa di costruttivo, anche nel suo piccolo, senza dover per forza demolire tutto, per cominciare da capo: su quella strada non lo seguiremo.

  3. vincenzo

    17 Gennaio 2021 at 15:35

    Io non faccio sarcasmo, il problema dei poveri esiste a Ponza come in Italia e il fenomeno si aggrava con il passare del tempo.

    CHE fare? Innanzitutto riconosciamo il problema, questo sistema economico non funziona più.

  4. Luisa Guarino

    17 Gennaio 2021 at 18:32

    Caro Vincenzo, avrei voluto una volta tanto che scendessi con i piedi per terra e cercassi di affrontare insieme a noi problemi gravi e importanti per Ponza e i suoi abitanti, specie quelli meno fortunati (per usare un eufemismo). Invece di parlare di come e se i Servizi Sociali dell’isola funzionano, entrando nel tessuto vivo della nostra comunità, tu argomenti genericamente di “sistema economico che non funziona più” nonché di “paradiso terrestre concessoci dai Borbone”. Dicci al contrario, tu che sei un residente invernale e conosci dal di dentro le realtà del posto, come si agisce e come si può vivere, anziché sopravvivere, giorno dopo giorno. Su una strada di pura denigrazione fine a sé stessa nonché di sterile sarcasmo, come dice l’amico Sandro, non ti seguiremo davvero. Naturalmente mi aspetto un tuo ulteriore commento, al quale prometto di non rispondere.

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