di Tonino Impagliazzo
per la prima parte (leggi qui)
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Questo scritto rimodula alcuni obiettivi che un tempo furono alla base della crescita delle due isole, evidenzia la forte scollatura esistente tra i valori socio-culturali di un tempo e quelli di oggi e cerca di mettere in risalto le rilevanti potenzialità economiche, naturalistiche e sociali che questi luoghi possiedono.
Laddove un tempo le economie di entrambe le isole si poggiavano sulle produzioni agricole con caratteristiche organolettiche locali e sulla vendita dei prodotti del mare, oggi le isole si aprono ad un terzo elemento, più incisivo e determinato, il turismo.
Ma, il turismo odierno, “punto di forza” e “perno per la crescita” nelle sottostanti economie di scala di ciascuna isola, seppur utile nella determinazione della crescita, non può sostituirsi alle risorse collettive, un tempo appartenenti alla sfera dell’interesse pubblico, e non può compromettere i valori della cultura, della storia e dei servizi sociali minimi di una collettività.
Il “bene collettivo” di ciascuna isola non deve essere sacrificato a totale vantaggio di pochi, perché sarebbe un grave errore di privilegio, ma deve rimanere a beneficio di tutti, allo scopo di garantire un sereno equilibrio economico–sociale nella popolazione e allontanare il rischio dello spopolamento.
Il tema dei servizi a favore degli abitanti che vivono stabilmente nelle isole riguarda soltanto una parte delle attività, perché laddove dovesse emergere la perdita della propria identità, sarebbe opportuno una risposta diversa e urgente nella quotidianità del territorio che, se trascurata, potrebbe aprire la strada a nuove dinamiche dispersive.
I valori della cultura, del sociale e della storia delle isole non possono essere sacrificati sulla “pira del fiume Gange” nel periodo invernale a causa della noncuranza e della sopraffazione di pochi, ma deve rimanere patrimonio vivo della collettività e allontanare la perdita di identità.
Governare il cambiamento possibile, riscatto per un futuro utile, deve significare, per i cittadini delle isole e per gli amministratori di oggi, elaborare una proposta di pianificazione territoriale ampia, condivisa e matura a favore della collettività tutta, che abbia come principale obiettivo quello di aumentare le opportunità del lavoro annuale per tutti coloro che vi risiedono stabilmente.
Una pluralità di servizi a gestione partecipata (partenariato pubblico/privato) potrà garantire, a nostro avviso, una qualità dell’offerta più incisiva, soprattutto se può contare su risorse economiche aggiuntive (da parte del soggetto pubblico) per maggiori servizi socio-culturali e turistici, integrativi al territorio.
Le dinamiche sociali tra servizi pubblici ed interessi privati che in questi anni si sono incrementati a favore del privato, interagendo tra loro, hanno lasciato emergere nuovi fenomeni che non possono essere ulteriormente ignorati da chicchessia.
Le famiglie che per un periodo dell’anno si dedicano all’indotto derivante dalle attività estive, dopo aver patito i disagi per il sopraffollamento e il superlavoro, si ritrovano costrette, nel periodo invernale, a causa delle scarse occasioni occupazionali, a migrare in terraferma, e questo procura loro solo disagi e scoramento.
Chi rimane deve sopportare una sorta di umiliazione. Essere additati a “soggetti inutili e dispersivi” da quanti “avendo fatto la stagione”, il 10 settembre di ogni anno, tolgono gli ormeggi e si trasferiscono sulla terraferma, non è un fraseggiare dignitoso verso la natura umana e verso quegli isolani che chiedono alla collettività solo uno spazio più vivibile e servizi meglio attrezzati.
La testimonianza di coloro che tuttora intendono restare sull’isola è quella di una etnia che non vuole disperdere la propria storia, la propria cultura, i propri valori e la propria identità ma rimanere figli del mare e della terra di origine, fedeli al tempo in cui donò loro il “pane della sopravvivenza”.
Non può continuare così, è necessario ricomporre questa frattura e far si che i due mondi, gli isolani che restano e quelli che migrano, mettano insieme valori ed energie per ricostruire una convivenza che parta dal recupero dell’identità territoriale. E il ruolo di collante spetta al potere pubblico che deve saper intercettare istanze ed esigenze.
Suggerimenti per un nuovo servizio postale
Il trasporto marittimo del “Postale”, in linea con le esigenze di oggi, dovrebbe garantire ai cittadini e agli ospiti una molteplicità di servizi per un collegamento sicuro e di qualità, così strutturato:
a)- un “servizio sociale” integrativo e complementare, orientato ad assicurare servizi efficienti, ambienti ben areati e climatizzati, ascensori per i “portatori di handicap”, spazi riservati per il trasporto di malati gravi, impianti e servizi TV nei locali destinati ai passeggeri, servizi di accoglienza e Bar;
b)-definire, sin dalla fase preliminare, il tipo di naviglio che si intende destinare per ciascun itinerario, i tempi di percorrenza di ciascuna linea, i porti riservati al servizio estivo (Inizio e fine della linea, il numero delle corse, i porti di collegamento e le caratteristiche del battello), le caratteristiche del naviglio da utilizzare, con riferimento alle tecniche costruttive, alla motorizzazione impiegata, alle garanzie di stabilità, alla sicurezza della navigazione e ai tempi di percorrenza.
c)-riconsiderare la denominazione di “battelli veloci” in luogo delle attuali “linee veloci”, che non sempre hanno rispettato alcuni parametri destinati a garantire il servizio per le isole, le quali isole sovente non sono catalogate come distanti dalla terraferma e/o come a mare aperto.
Per l’isola di Ponza si potrebbe ipotizzare per la tratta Ponza–Formia e viceversa la rinuncia al secondo battello, qualora la M/n Don Francesco rispettasse i tempi di percorrenza di un’ ora e 35 minuti per la tratta indicata, visto che il tempo orario del Don Francesco non si discosterebbe di molto dal tempo orario del mezzo veloce. La proposta lascerebbe spazio ad una nuova rimodulazione del “piano corse“ e del “piano orari“ da concordare con i soggetti “delegati” (ossia il Postale)
NdR: la foto della M/n Isola di Ponza è stata fornita gentilmente da Silverio Mazzella; le foto di Ventotene sono prese da Wikipedia; la foto di Ponza è di Silveria Aroma
vincenzo
25 Novembre 2020 at 10:29
Caro Tonino stai invocando dei socialisti al potere nei comuni delle nostre isole?
Tonino Impagliazzo
26 Novembre 2020 at 23:29
Caro Vincenzo,
grazie per il commento, ma vorrei ricordarti che non è mio l’intento di invocare una supremazia ideologica per le nostre isole. Colgo l’occasione per ricordarti che una pagina inedita della storia politica del Novecento si consumò nel conflitto, tra “radicalità” e “riformismo” ed ebbe a sfociare nel Congresso di Livorno del 1921, con l’espulsione dell’ala “riformista” dal Partito Socialista Italiano (fu Lenin a chiedere l’espulsione della corrente riformista. E da questo nacque la scissione)
Ben altra cosa nelle mie riflessioni, tra gli isolani che restano e quelli che migrano.
vincenzo
27 Novembre 2020 at 08:26
Caro Tonino, la mia era una provocazione ma utile per capire che per fare quello che tu auspichi per le nostre isole ci vogliono uomini e donne motivati, convinti, uniti che condividano un progetto di rifondazione di ecosistemi isolani. Ecosistemi da proteggere e far progredire.
Condivido parola per parola il tuo scritto, ma come mettere insieme i cocci, quando tutto tende allo scollamento?
Basta un programma elettorale e una compagine rappresentativa delle individualità economiche e culturali isolane utile a vincere le elezioni, per attuare un processo di rinascita?
Non credo.