segnalato da Vincenzo Ambrosino
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L’Italia ha perso il rispetto della sua Costituzione perché ha perso il rispetto della classe operaia. Ponza vive in questa Italia. “Punto Rosso” era un giornalino che veniva stampato a mano a Ponza negli anni ’70. Chi lo produceva erano degli studenti di Ponza che adesso hanno l’età della pensione. Quegli studenti denunciavano nei loro scritti lo stato di degrado dell’isola tenuta sotto scacco da un Sindaco dittatore, da una miniera che stava distruggendo metà dell’isola, dell’inesistenza di servizi minimi al cittadino. Quei giovani erano considerati estremisti di sinistra, ma nella loro isola portavano ideali di giustizia, eguaglianza e libertà.
Mi chiedo che fine hanno fatto quegli ideali. Ponza è diventata la terra della giustizia e della libertà? L’Italia è lo Stato che difende i diritti sanciti nella Costituzione?
“Punto Rosso 2020” vuole parlare di tutto questo partendo dalla realtà che vivono pochi operai e degli impiegati stagionali o a tempo in attesa della condanna alla precarietà perenne.
V. A.
Whirlpool: storia di una dismissione annunciata. Intervista a Gianni Bassani, delegato Rsu dei Cobas (*)
Ripreso da: delegati-lavoratori-indipendenti.blogspot.com del 17 ottobre 2019
D. – Storia di un disastro annunciato? Siamo agli atti finali della desertificazione industriale?
R. – Si deve capire i processi che hanno determinato la vendita e/o chiusura dello storico stabilimento di Napoli.
Whirlpool Corporation è un colosso mondiale nel campo degli elettrodomestici con sede negli Stati Uniti, la proprietà si basa su un azionariato diffuso nel quale da padrone la fanno alcuni fondi previdenziali Usa.
Nel 2017 Whirlpool Corporation aveva un fatturato di 21.25 miliardi di dollari con un’ utile netto di 350 milioni di dollari e 92.000 dipendenti, una azienda in salute organizzata attraverso macro-regioni continentali (Europa, Asia e Africa)
Whirlpool Emea risulta in perdita da oltre 10 anni, fattura nel 2017 5 miliardi di dollari 24.000 dipendenti e 15 stabilimenti in 8 paesi diversi.
In Italia EMEA, nel 2017, ha prodotto oltre 6 milioni di pezzi in sei stabilimenti che impiegano una forza lavoro di circa 6000 unità
Whirlpool Emea è in perdita da anni, ha acquistato INDESIT 4 anni or sono al costo di 10 miliardi di dollari, nonostante ciò il passivo è accresciuto e venuto meno l’obiettivo di diventare il più primo produttore di elettrodomestici nel mondo
Quindi parli di una azienda la cui reddittività è in forte calo?
Per esempio, sempre per recuperare profitti, hanno chiuso nel 2013 lo stabilimento di Trento con 500 addetti e 300 nell’indotto, 2 stabilimenti in Germania, uno in Svezia ed uno in Francia.
Nel 2015 anno dell’acquisizione INDESIT Whirlpool EMEA presenta un piano che prevedeva la dismissione degli impianti ex INDESIT di Carinano e di Teverola in provincia di Caserta e del centro logistico di None in Piemonte.
Dopo durissime lotte dei lavoratori e con la forte mediazione del Ministero si arriva alla firma di un accordo che prevedeva l’assunzione dei lavoratori di None da parte di un imprenditore della logistica presente in zona, la riconversione e la vendita a terzi del sito di Teverola, la riconversione per Carinano da sito produttivo a centro per la logistica dei pezzi di ricambio per tutto il gruppo.
Whirlpool parlò di rilanciare l’intero Gruppo trasferendo volumi produttivi dall’estero in Italia, marketing e la promessa di nuovi prodotti da lanciare sul mercato.
Per gli esuberi, circa 1350 (poi in realtà 2060) il piano prevedeva prepensionamenti, incentivi all’esodo e l’assorbimento di quote di lavoratori in particolare nello stabilimento di Napoli e Cassinetta (VA)
Il ministero e le regioni interessate si impegnavano ad erogare ammortizzatori sociali e sovvenzioni di vario tipo e Whirlpool EMEA metteva sul piatto 500 milioni di Euro.Ma
Ma poi questo piano non è mai decollato?
Errori strategici di Whirlpool EMEA, stabilimenti italiani in piedi solo grazie agli ammortizzatori sociali e agli aiuti statali alle imprese collegate e così si arriva alla fine del 2018 e alla scadenza del piano del 2015 , nasce così un nuovo accordo che ricalcava in gran parte il piano del 2015 , riconfermati gli ammortizzatori sociali e sovvenzioni da parte delle istituzioni e Whirlpool EMEA a promettere ancora l’immediato trasferimento di volumi dall’estero in Italia con l”investimento di 250 milioni di Euro.
Secondo loro signori, gli incentivi all’ esodo, fino a 65.000 Euro nella prima fase, avrebbero contribuito grandemente ad azzerare tutti gli esuberi degli stabilimenti Italiani; esuberi zero nel 2021 annunciò l’allora ministro Di Maio e troppi gli credettero.
E oggi?
Dopo circa 7 mesi dalla firma al MISE Whirlpool annuncia in maniera brutale la dismissione e la vendita dello stabilimento di Napoli a terzi.
La proprietà americana, la Corporation, pare abbia chiesto ai dirigenti EMEA un ulteriore sforzo, un “piano di rientro” che prevederebbe, nelle prospettive della multinazionale, un azzeramento delle consuete perdite nel giro di pochi anni.
Per l’Azienda, lo stabilimento di Napoli, che produce lavatrici di alta gamma, subirebbe da anni una contrazione del mercato dovuta alla concorrenza interna di altri siti produttivi del gruppo (soprattutto esteri), Ma non si spiega come uno stabilimento di eccellenza sia arrivato a perdere 20 milioni di Euro all’ anno nonostante investimenti per il sito pari a 70 milioni.
Anche la strategia sindacale non è stata adeguata a fronteggiare questa situazione, siamo stati tenuti in scacco, come il Governo, dalle promesse aziendali nonostante la debolezza del piano di risanamento proposto
I lavoratori chiedono alla Whirlpool di rispettare gli accordi siglati al Ministero, il Governo non può che essere dello stesso avviso visti i soldi spesi per gli ammortizzatori sociali ma purtroppo le leggi Comunitarie salvaguardano pù l’impresa dei lavoratori. I lavoratori sono allo stremo dopo mesi di tira e molla, sarebbe indispensabile approvare un sistema di leggi nazionali miranti al controllo delle multinazionali per non trovarsi in balia delle loro decisioni e in caso di necessità, e senza indugio, procedere verso la nazionalizzazione e al rilancio dei siti produttivi impegnando quelle stesse risorse che fino ad ora vengono elargite alle imprese. Sono oltre 150 le vertenze al MISE, andrebbero trasformate in un unico piano nazionale di salvaguardia e promozione del lavoro con la compartecipazione o la diretta proprietà dello stato dei siti produttivi.
C’è chi ha detto che la vertenza Whirlpool è diventata un simbolo nella partita delle relazioni industriali nel nostro paese, non si può che essere dello stesso avviso , ma se vogliamo essere veramente incisivi bisogna aprire nel nostro paese un dibattito serio ed onesto tra tutte le realtà sindacali e sociali per cambiare questo stato di cose che genera solo miseria e violenza.
Note
(*) (Rsu: Rappresentanze sindacali unitarie – Cobas: Confederazione dei Comitati di Base)
Immagine di copertina: Il quarto stato è un dipinto a olio su tela (293×545 cm) del pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo, realizzato dal 1898 al 1901 e conservato al Museo del Novecento di Milano
vincenzo
8 Ottobre 2020 at 14:23
Punto Rosso 2020. Hanno prima distrutto l’offerta industriale di Stato ora lo fanno anche con la piccola e media impresa privata.
https://www.radioradio.it/2020/10/non-hanno-il-coraggio-di-dirvelo-ecco-cosa-succedera-se-falliscono-le-imprese/